Sciopero, Lucarelli: quanta demagogia. Codacons: vergogna

Calcio
Cristiano Lucarelli difende con convinzione la decisione dei colleghi calciatori
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L'attaccante del Napoli, figlio di operai livornesi, difende la scelta dei calciatori: la giornata si recupera e non c'è danno economico per le tv. Noi lottiamo per i nostri diritti, non per i soldi". Galliani: "In campo la Primavera? Sarebbe una follia"

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"In Italia non difettano certo demagogia e moralismo: visto quel che si è detto dello sciopero dei calciatori, mi viene da pensare che a questo Paese manchino i professori universitari, ma non quelli di demagogia". Così Cristiano Lucarelli, attaccante del Napoli e membro del direttivo Aic, replica a quanti accusano i calciatori italiani per aver deciso di fermare la serie A l'11 e 12 dicembre.

"Non è uno sciopero, perché la giornata si recupera e non c'è danno economico per le tv - ricorda Lucarelli all'Ansa -. Noi lottiamo per i nostri diritti, non per i soldi: chi è intellettualmente onesto lo sa già, diciamo no ai trasferimenti coatti e ai fuori rosa. I punti dell'accordo che riguardano le retribuzioni erano già stati accettati dal sindacato. Il quale, ricordo a tutti, rappresenta 2.800 giocatori, non solo i cento campioni plurimilionari".

"Sono figlio di operai portuali di Livorno - conclude Lucarelli - e ho fatto tutte le serie calcistiche, dall'Eccellenza alla serie A. Conosco le difficoltà degli operai e quelle dei calciatori delle serie minori che prendono 1.100 euro al mese e spesso rimangono a lungo senza stipendi. Cosa direi a un metalmeccanico o a un tifoso? Noi calciatori siamo fortunati, ma comunque lavoratori con diritti e libertà: e quelli sono uguali per tutti, dal plurimilionario al salariato".

Ma il Codacons si indigna - Uno sciopero "vergognoso, indetto dalla categoria di lavoratori più privilegiata d'Italia". Per bocca del suo presidente Carlo Rienzi, il Codacons prende nettamente posizione contro la decisione dell'Assocalciatori di fermare la serie A l'11 e 12 dicembre (16ma giornata). "Questi signori godono di stipendi milionari, cui si aggiungono introiti da capogiro derivanti da sponsorizzazioni e contratti accessori di vario tipo - prosegue Rienzi in una nota - e si permettono anche il lusso di scioperare se qualcuno osa mettere loro dei paletti. Proprio in virtù dei privilegi di cui godono, i calciatori dovrebbero al contrario accettare una limitazione sul fronte dei diritti o, se vogliono essere paragonati a tutti gli altri lavoratori italiani, ridimensionate i loro ingaggi stellari. Questo sciopero - conclude Rienzi - è una vergogna che danneggerà unicamente tifosi e scommettitori, e avrà ripercussioni negative sul mondo dello sport italiano".

Chiellini contrario - Anche Giorgio Chiellini è contrario allo sciopero e lo fa sapere attraverso il suo sito, rivolgendosi alla stessa Aic: "Come appassionato di sport e di calcio e come calciatore, mi auguro che si trovino altri strumenti, con il buon senso da entrambe le parti, per proseguire il confronto sul rinnovo del contratto collettivo". "La passione dei tifosi è la base di questo sport - spiega ancora Chiellini - e mi auguro che le parti si accordino evitando di bloccare il campionato. Ho sempre sostenuto l'Aic, che da decenni tutela con grande attenzione i calciatori e i professionisti delle serie minori".

Contromossa "Primavera" - Adriano Galliani si è detto invece rammaricato per la decisione dei calciatori, ma non ritiene che le società debbano rispondere con una mossa altrettanto forte come quella, ipotizzata da qualcuno, di mandare in campo l'11 dicembre le formazioni Primavera. "Sarebbe una follia e nessuno di noi ci ha mai pensato, anche perché in quel modo si altererebbero il campionato, la lotta per lo scudetto e per i piazzamenti per le coppe e la salvezza".
"Sono stato in passato presidente della Lega, e quindi cerco di non dare risposte sui problemi che interessano la stessa Lega" - ha continuato, affermando comunque di ritenere "incomprensibile il comportamento della delegazione della Aic, di non ascoltare il presidente federale".
Per Galliani ci sono un gran numero di cose nella politica del calcio da sistemare: "In consiglio federale, per esempio, i calciatori pesano per il 30% e le società per il 12%. Ci sono storture sulle quale è arrivato il momento di fare chiarezza a 360 gradi. Sono troppe le cose vecchie che debbono assolutamente essere sistemate".