Sciopero serie A, Lega compatta: è l'Aic che non tratta
CalcioPer il presidente della Lega, Maurizio Beretta, lo sciopero sarà un boomerang: "Non ci spaventa, danneggerà unicamente gli appassionati". Cellino difende le decisioni dei giocatori, Corioni non fa il diplomatico: "Una pagliacciata"
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Sciopero confermato l'11 e 12 dicembre: "Colpa della Lega"
Una clava. O meglio, un boomerang. Il presidente della Lega, Maurizio Beretta, è sicuro che lo sciopero minacciato dai calciatori si ripercuoterà unicamente su chi ama il calcio. "Lo sciopero non ci spaventa - ha dichiarato - è una clava che l'Aic agita come una minaccia da mesi e se lo farà sarà un boomerang, danneggiando unicamente gli appassionati".
Così, mentre Beretta ha ribadito "all'unanimita"' la fiducia ai consiglieri impegnati nella delegazione, Lotito e Briamonte, e "la validità della piattaforma", la sensazione è che le società non arretrino di un millimetro. "Ci sono ancora i tempi per evitare un errore grave e un danno agli appassionati - ha auspicato Beretta - noi la nostra disponibilità l'abbiamo già dimostrata e ci sono gli spazi per arrivare una trattativa e a un accordo". "Però - ha concluso - adesso basta coi giochi, negoziamo sul merito perché ogni giorno è utile e tutto è suscettibile di soluzione e di accordo. E' solo un problema di volontà".
In serata, l'Alta Corte (con un parere molto articolato contenuto in sei pagine di testo) ha fatto sapere che, in caso di mancato accordo tra le parti, per proseguire la trattativa la Figc dovrebbe nominare un commissario ad acta che in una prima fase avrebbe poteri solo
di ricerca di un'intesa. Una volta realizzato l'accordo, la Lega sarebbe chiamata a firmarlo. Se la Lega dovesse ulteriormente rifiutarsi o dilatare i tempi (che sono stretti) la Figc dovrebbe inviare alla Lega di serie A una seconda diffida, scaduta la quale, il commissario ad acta "non agisce piu' nella qualità di organo del soggetto preponente, bensì di organo del soggetto sostituito, del quale manifesta all'esterno la volontà". Quindi con potere di firma in rappresentanza della Lega.
I pareri dei presidenti - "La trattativa è sempre aperta, è l'Aic (Associazione italiana calciatori, ndr) che si sottrae al confronto". Claudio Lotito esce dall'assemblea che gli ha confermato il mandato per continuare a condurre la trattativa coi calciatori per il rinnovo dell'accordo collettivo e denuncia "mistificazioni e strumentalizzazioni". "Noi - dice il presidente della Lazio - non abbiamo mai parlato di calciatori fuori rosa, ma semplicemente di dare la possibilità agli allenatori di allenare in gruppi la rosa, particolarmente numerosa nelle squadre impegnate anche nelle coppe. Del resto è sempre avvenuto che si facciano allenamenti specifici per i difensori, i centrocampisti, gli attaccanti eccetera". "E poi - ha aggiunto Lotito - bisogna capire che si parla di giocatori di serie A, tutti professionisti lautamente retribuiti, non di atleti che guadagnano poche migliaia di euro". Secondo Lotito, in questa vicenda ci sono anche "contraddizioni interne alle componenti, perché ci sono persone della Federazione che difendono l'Aic, come Albertini, uno che butta benzina sul fuoco. Non è possibile che l'Aic voglia stabilire le scelte politiche del calcio, che spettano solo alle società. Scriviamo insieme queste regole dell'accordo collettivo - ha concluso Lotito - altrimenti il sistema calcio salta".
In mattinata aveva aperto la rassegna dei commenti presidenziali il patron del Cagliari. Che, un po' a sorpresa, sdoganava le ragioni dello sciopero dei calciatori. "Credo proprio che questa volta lo sciopero che hanno dichiarato, i giocatori lo faranno". Il presidente del Cagliari era arrivato in Lega per esaminare coi suoi colleghi presidenti di serie A se esistano ancora margini per evitare che il campionato si fermi l'11 e 12 dicembre. "D'altra parte - aggiungeva amaro - tutto il torto non riesco a darglielo. Nel merito, io credo che si siano margini di trattativa, ma ormai sembra una questione di principio...".
Secondo Cellino, il termine 'mobbing' per motivare il rifiuto agli allenamenti separati è usato impropriamente, però "quello che dicono sull'articolo sette è giusto". "Io - ha ricordato Cellino - ero qui quando venne fatto il primo sciopero nella storia del calcio. Quella volta non c'era una ragione di scioperare perché loro si svincolavano per il parametro e chi ne traeva beneficio erano le grosse società a dispetto delle piccole con un danno per il calcio senza precedenti e uno pseudo vantaggio per i calciatori. Oggi penso che per ragioni di principio l'Aic abbia ragione". È una rottura del fronte fin qui 'granitico' delle società? "Questa - spiega Cellino - è la mia posizione personale, non so se qualcun altro la pensa come me”.
ADRIANO GALLIANI. Sullo sciopero dei calciatori "la lega di serie A deve avere un'opinione comune, quindi non esprimo un parere. Sarà più tardi il presidente Beretta a parlare per tutti". Lo ha detto l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, entrando questa mattina nella sede della lega dove è in corso un'assemblea informale.
LEANDRO CANTAMESSA. "Io mi aspetto un beau geste, da una parte e dall'altra. Sarebbero passi avanti non passi indietro sul piano della logica". Ad affermarlo, all'ingresso in Lega Calcio a Milano per un'assemblea informale, è il rappresentante legale del Milan, Leandro Cantamessa, riferendosi allo sciopero dei calciatori indetto dall'Aic per l'11 e 12 dicembre. "Lo sciopero - ha aggiunto Cantamessa - è un problema perchè crea un problema di calendario, è un danno agli stessi soggetti che lo decidono". L'avvocato ha infine definito "anacronistica" la "battaglia dell'Aic per l'articolo 7" del contratto collettivo dei calciatori, che riguarda la possibilità per un allenatore di organizzare gruppi di allenamento differenziato per i calciatori in rosa e per quelli fuori rosa.
CLAUDIO LOTITO. Mentre il presidente del Cagliari Massimo Cellino si è espresso a favore dell'Aic sulla questione dello sciopero, il patron della Lazio Claudio Lotito, entrando nella sede della lega di serie A, ha preferito sottolineare che "sarà l'assemblea a decidere sull'argomento. Cellino? Ognuno ha le proprie idee".
GINO CORIONI. "Una pagliacciata". È così che il presidente del Brescia, Gino Corioni, ha definito lo sciopero dei calciatori indetto dall'Assocalciatori per l'11 e il 12 dicembre. "La mobilità", ha aggiunto a margine di un'assemblea informale dei presidenti delle società di Serie A, a Milano, "si fa per chi guadagna 1.200 euro al mese, non si puo' fare per chi guadagna un milione di euro al mese. Mi sembra eccessivo".
CLAUDIO RANIERI. Anche l'allenatore della Roma ha detto la sua, commentando che "Alzarsi dal tavolo è stato un gesto troppo forte, certe cose si risolvono parlandone".
"Lo sciopero si è sempre proclamato - ha osservato - ma non si è mai fatto". Il tecnico ha poi provato a vedere un altro aspetto della vicenda. "Ci rimettono soprattutto i tifosi e ci rimettiamo anche noi. Penso che l'Aic non lo faccia solo per i calciatori di Serie A, ma per chi ha meno visibilità. Prima di fermare un campionato però...".
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Sciopero confermato l'11 e 12 dicembre: "Colpa della Lega"
Una clava. O meglio, un boomerang. Il presidente della Lega, Maurizio Beretta, è sicuro che lo sciopero minacciato dai calciatori si ripercuoterà unicamente su chi ama il calcio. "Lo sciopero non ci spaventa - ha dichiarato - è una clava che l'Aic agita come una minaccia da mesi e se lo farà sarà un boomerang, danneggiando unicamente gli appassionati".
Così, mentre Beretta ha ribadito "all'unanimita"' la fiducia ai consiglieri impegnati nella delegazione, Lotito e Briamonte, e "la validità della piattaforma", la sensazione è che le società non arretrino di un millimetro. "Ci sono ancora i tempi per evitare un errore grave e un danno agli appassionati - ha auspicato Beretta - noi la nostra disponibilità l'abbiamo già dimostrata e ci sono gli spazi per arrivare una trattativa e a un accordo". "Però - ha concluso - adesso basta coi giochi, negoziamo sul merito perché ogni giorno è utile e tutto è suscettibile di soluzione e di accordo. E' solo un problema di volontà".
In serata, l'Alta Corte (con un parere molto articolato contenuto in sei pagine di testo) ha fatto sapere che, in caso di mancato accordo tra le parti, per proseguire la trattativa la Figc dovrebbe nominare un commissario ad acta che in una prima fase avrebbe poteri solo
di ricerca di un'intesa. Una volta realizzato l'accordo, la Lega sarebbe chiamata a firmarlo. Se la Lega dovesse ulteriormente rifiutarsi o dilatare i tempi (che sono stretti) la Figc dovrebbe inviare alla Lega di serie A una seconda diffida, scaduta la quale, il commissario ad acta "non agisce piu' nella qualità di organo del soggetto preponente, bensì di organo del soggetto sostituito, del quale manifesta all'esterno la volontà". Quindi con potere di firma in rappresentanza della Lega.
I pareri dei presidenti - "La trattativa è sempre aperta, è l'Aic (Associazione italiana calciatori, ndr) che si sottrae al confronto". Claudio Lotito esce dall'assemblea che gli ha confermato il mandato per continuare a condurre la trattativa coi calciatori per il rinnovo dell'accordo collettivo e denuncia "mistificazioni e strumentalizzazioni". "Noi - dice il presidente della Lazio - non abbiamo mai parlato di calciatori fuori rosa, ma semplicemente di dare la possibilità agli allenatori di allenare in gruppi la rosa, particolarmente numerosa nelle squadre impegnate anche nelle coppe. Del resto è sempre avvenuto che si facciano allenamenti specifici per i difensori, i centrocampisti, gli attaccanti eccetera". "E poi - ha aggiunto Lotito - bisogna capire che si parla di giocatori di serie A, tutti professionisti lautamente retribuiti, non di atleti che guadagnano poche migliaia di euro". Secondo Lotito, in questa vicenda ci sono anche "contraddizioni interne alle componenti, perché ci sono persone della Federazione che difendono l'Aic, come Albertini, uno che butta benzina sul fuoco. Non è possibile che l'Aic voglia stabilire le scelte politiche del calcio, che spettano solo alle società. Scriviamo insieme queste regole dell'accordo collettivo - ha concluso Lotito - altrimenti il sistema calcio salta".
In mattinata aveva aperto la rassegna dei commenti presidenziali il patron del Cagliari. Che, un po' a sorpresa, sdoganava le ragioni dello sciopero dei calciatori. "Credo proprio che questa volta lo sciopero che hanno dichiarato, i giocatori lo faranno". Il presidente del Cagliari era arrivato in Lega per esaminare coi suoi colleghi presidenti di serie A se esistano ancora margini per evitare che il campionato si fermi l'11 e 12 dicembre. "D'altra parte - aggiungeva amaro - tutto il torto non riesco a darglielo. Nel merito, io credo che si siano margini di trattativa, ma ormai sembra una questione di principio...".
Secondo Cellino, il termine 'mobbing' per motivare il rifiuto agli allenamenti separati è usato impropriamente, però "quello che dicono sull'articolo sette è giusto". "Io - ha ricordato Cellino - ero qui quando venne fatto il primo sciopero nella storia del calcio. Quella volta non c'era una ragione di scioperare perché loro si svincolavano per il parametro e chi ne traeva beneficio erano le grosse società a dispetto delle piccole con un danno per il calcio senza precedenti e uno pseudo vantaggio per i calciatori. Oggi penso che per ragioni di principio l'Aic abbia ragione". È una rottura del fronte fin qui 'granitico' delle società? "Questa - spiega Cellino - è la mia posizione personale, non so se qualcun altro la pensa come me”.
ADRIANO GALLIANI. Sullo sciopero dei calciatori "la lega di serie A deve avere un'opinione comune, quindi non esprimo un parere. Sarà più tardi il presidente Beretta a parlare per tutti". Lo ha detto l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, entrando questa mattina nella sede della lega dove è in corso un'assemblea informale.
LEANDRO CANTAMESSA. "Io mi aspetto un beau geste, da una parte e dall'altra. Sarebbero passi avanti non passi indietro sul piano della logica". Ad affermarlo, all'ingresso in Lega Calcio a Milano per un'assemblea informale, è il rappresentante legale del Milan, Leandro Cantamessa, riferendosi allo sciopero dei calciatori indetto dall'Aic per l'11 e 12 dicembre. "Lo sciopero - ha aggiunto Cantamessa - è un problema perchè crea un problema di calendario, è un danno agli stessi soggetti che lo decidono". L'avvocato ha infine definito "anacronistica" la "battaglia dell'Aic per l'articolo 7" del contratto collettivo dei calciatori, che riguarda la possibilità per un allenatore di organizzare gruppi di allenamento differenziato per i calciatori in rosa e per quelli fuori rosa.
CLAUDIO LOTITO. Mentre il presidente del Cagliari Massimo Cellino si è espresso a favore dell'Aic sulla questione dello sciopero, il patron della Lazio Claudio Lotito, entrando nella sede della lega di serie A, ha preferito sottolineare che "sarà l'assemblea a decidere sull'argomento. Cellino? Ognuno ha le proprie idee".
GINO CORIONI. "Una pagliacciata". È così che il presidente del Brescia, Gino Corioni, ha definito lo sciopero dei calciatori indetto dall'Assocalciatori per l'11 e il 12 dicembre. "La mobilità", ha aggiunto a margine di un'assemblea informale dei presidenti delle società di Serie A, a Milano, "si fa per chi guadagna 1.200 euro al mese, non si puo' fare per chi guadagna un milione di euro al mese. Mi sembra eccessivo".
CLAUDIO RANIERI. Anche l'allenatore della Roma ha detto la sua, commentando che "Alzarsi dal tavolo è stato un gesto troppo forte, certe cose si risolvono parlandone".
"Lo sciopero si è sempre proclamato - ha osservato - ma non si è mai fatto". Il tecnico ha poi provato a vedere un altro aspetto della vicenda. "Ci rimettono soprattutto i tifosi e ci rimettiamo anche noi. Penso che l'Aic non lo faccia solo per i calciatori di Serie A, ma per chi ha meno visibilità. Prima di fermare un campionato però...".