Che fine hanno fatto? Cois compra, ristruttura e vende case
CalcioSoprannominato "Osso" per la consueta grinta messa in campo, l'ex centrocampista di Toro, Fiorentina e Samp, che ogni tanto gioca qualche partita con la Nazionale piloti, è rimasto in Toscana, dove lavora con la moglie nell'ambito immobiliare. IL VIDEO
Che fine hanno fatto? Aiutaci a ritrovare le stelle sparite
di LUIGI VACCARIELLO
da Montecatini (Pistoia)
Dal campo al cantiere passando per le piste e qualche partita con la Nazionale piloti. E’ questa la storia di Sandro Cois detto “Osso”. Soprannome, questo, che gli affibbiò Angelo Carbone alla Fiorentina: “Mi diceva che marcavo sempre e quindi ero un osso”. Piemontese di nascita ma toscano a tutti gli effetti, Cois, cresciuto nel vivaio del Torino, è diventato poi una bandiera di quella Fiorentina di Toldo, Rui Costa e Batistuta che con Trapattoni in panchina sfiorò il titolo nella stagione 1998-99. “Peccato davvero che quell’anno, con Bati infortunato, Edmundo preferì il carnevale di Rio alla Fiorentina”. Anche se l’allenatore con cui Cois ha giocato di più è Alberto Malesani: “Sono legatissimo al Trap, Mondonico e Cesare Maldini, ma quell’anno (1997-98, ndr) non saltai neppure una partita se non quelle per la squalifica (cinque giornate, ndr) per quell’entrata a Carlo Nervo (altro ritrovato da “Ma che fine hanno fatto”, ndr) al quale dopo 12 anni devo chiedere scusa: Carlo non volevo farti male”.
Una finale di Coppa Uefa persa con il Toro contro l’Ajax, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e un Europeo Under 21, rappresentano un palmares di tutto rispetto per un mediano vecchia maniera che è stato anche vicino a due grandissime del nostro calcio: “Ero uno che dovevo fare la legna, so che mi cercarono Juve e Inter, ma Cecchi Gori non mi volle lasciar andare via. Comunque io, a Firenze, ci sono stato sempre benissimo”. Cois all’epoca era considerato uno dei centrocampisti italiani più forti in circolazione con Dino Baggio, Di Biagio, Di Matteo e Albertini, tanto da convincere Cesare Maldini ad inserirlo nella lista dei 23 per Francia ’98. Un Mondiale senza presenze. Quello del famoso rigore sulla traversa di Di Biagio contro la Francia, ma il cui ricordo è vivissimo nella memoria di Cois: “Non giocai mai, ma fu un’esperienza stupenda a parte il fatto di dover dividere la camera con Gigi Buffon. S’impossessò del telecomando e fu la fine”, ricorda sorridendo.
Dopo una breve parentesi alla Sampdoria, a seguito del fallimento della Fiorentina, Sandro Cois ha chiuso la carriera con la maglia del Piacenza a soli 31 anni. “Forse dovevo chiuderla anche prima. Tutto ebbe inizio a Wembley in quel famoso match di Champions con l’Arsenal (27/10/1999, 0-1, Batitsuta), mi feci male in uno scontro aereo. Mi portarono in ospedale e mi diagnosticarono un torcicollo. Io, però, continuavo sempre ad avere dolori e non solo al collo. Tempo dopo, mi riscontrarono un’ernia cervicale. Gli ultimi anni alla Samp e al Piacenza non ero più io, facevo fatica a stare in piedi. Da qui, la decisione di smettere”. Chiuso con il calcio (seppur non a tempo indeterminato: “Magari un giorno potrei fare il commentatore televisivo o l’allenatore”) Cois si è trasferito a Montecatini dove, dopo aver trovato l’amore, ha iniziato “una vita nuova, diversa da quella del calciatore, dove ti viene concesso tutto o quasi”. Dopo il ritiro, di lui si erano completamente perse le tracce e contemporaneamente alle segnalazioni del forum “Ma che fine hanno fatto?”, sul social network facebook, al quale l’ex centrocampista viola non è iscritto, è comparso il gruppo “tutti quelli che si chiedono che fine abbia fatto SANDRO COIS!!”.
La domanda, allora, sorge spontanea: cosa fa ora Sandro Cois? “Compro, ristrutturo e vendo case. Collaboro con mia moglie che ha un’agenzia immobiliare. E’ lei che comanda, quella che porta i pantaloni, sia ben chiaro. Lei trova il lavoro, poi intervengo io. Mi piace molto quello che faccio, curare i particolari, andare in cantiere. Certo, con la crisi non si può dire che ce la siamo passati benissimo, ma non mi posso lamentare, anzi”.
Oltre alle passione per le case, ce n’è un’altra che da sempre travolge l’ex centrocampista e che di traverso lo tiene legato al calcio: quella per le auto. Cois, che ogni tanto va in pista con la sua Porsche al Mugello, è infatti uno dei pilastri della Nazionale piloti. “Ero a Montecarlo quando Schumacher, del quale ero e sono un grande tifoso, mi chiese se mi andava di giocare con loro. Non ci potevo credere”. Ma nella squadra di cui fanno parte anche Alonso e il neocampione del mondo Vettel, l’ex centrocampista ha dovuto reinventarsi difensore: “I piloti saranno ben messi fisicamente e tecnicamente, ma tatticamente sono un disastro, vogliono giocare tutti in attacco e nessuno torna. Quindi mi tocca star dietro con Ivan Capelli mentre loro scorribandano là davanti”, dice sorridendo. D’altra parte è uno che è stato soprannominato “Osso”: correre dietro al pallone, quindi, non deve piacergli molto.
Fai le tue segnalazioni nel forum "Ma che fine hanno fatto?"
di LUIGI VACCARIELLO
da Montecatini (Pistoia)
Dal campo al cantiere passando per le piste e qualche partita con la Nazionale piloti. E’ questa la storia di Sandro Cois detto “Osso”. Soprannome, questo, che gli affibbiò Angelo Carbone alla Fiorentina: “Mi diceva che marcavo sempre e quindi ero un osso”. Piemontese di nascita ma toscano a tutti gli effetti, Cois, cresciuto nel vivaio del Torino, è diventato poi una bandiera di quella Fiorentina di Toldo, Rui Costa e Batistuta che con Trapattoni in panchina sfiorò il titolo nella stagione 1998-99. “Peccato davvero che quell’anno, con Bati infortunato, Edmundo preferì il carnevale di Rio alla Fiorentina”. Anche se l’allenatore con cui Cois ha giocato di più è Alberto Malesani: “Sono legatissimo al Trap, Mondonico e Cesare Maldini, ma quell’anno (1997-98, ndr) non saltai neppure una partita se non quelle per la squalifica (cinque giornate, ndr) per quell’entrata a Carlo Nervo (altro ritrovato da “Ma che fine hanno fatto”, ndr) al quale dopo 12 anni devo chiedere scusa: Carlo non volevo farti male”.
Una finale di Coppa Uefa persa con il Toro contro l’Ajax, tre Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e un Europeo Under 21, rappresentano un palmares di tutto rispetto per un mediano vecchia maniera che è stato anche vicino a due grandissime del nostro calcio: “Ero uno che dovevo fare la legna, so che mi cercarono Juve e Inter, ma Cecchi Gori non mi volle lasciar andare via. Comunque io, a Firenze, ci sono stato sempre benissimo”. Cois all’epoca era considerato uno dei centrocampisti italiani più forti in circolazione con Dino Baggio, Di Biagio, Di Matteo e Albertini, tanto da convincere Cesare Maldini ad inserirlo nella lista dei 23 per Francia ’98. Un Mondiale senza presenze. Quello del famoso rigore sulla traversa di Di Biagio contro la Francia, ma il cui ricordo è vivissimo nella memoria di Cois: “Non giocai mai, ma fu un’esperienza stupenda a parte il fatto di dover dividere la camera con Gigi Buffon. S’impossessò del telecomando e fu la fine”, ricorda sorridendo.
Dopo una breve parentesi alla Sampdoria, a seguito del fallimento della Fiorentina, Sandro Cois ha chiuso la carriera con la maglia del Piacenza a soli 31 anni. “Forse dovevo chiuderla anche prima. Tutto ebbe inizio a Wembley in quel famoso match di Champions con l’Arsenal (27/10/1999, 0-1, Batitsuta), mi feci male in uno scontro aereo. Mi portarono in ospedale e mi diagnosticarono un torcicollo. Io, però, continuavo sempre ad avere dolori e non solo al collo. Tempo dopo, mi riscontrarono un’ernia cervicale. Gli ultimi anni alla Samp e al Piacenza non ero più io, facevo fatica a stare in piedi. Da qui, la decisione di smettere”. Chiuso con il calcio (seppur non a tempo indeterminato: “Magari un giorno potrei fare il commentatore televisivo o l’allenatore”) Cois si è trasferito a Montecatini dove, dopo aver trovato l’amore, ha iniziato “una vita nuova, diversa da quella del calciatore, dove ti viene concesso tutto o quasi”. Dopo il ritiro, di lui si erano completamente perse le tracce e contemporaneamente alle segnalazioni del forum “Ma che fine hanno fatto?”, sul social network facebook, al quale l’ex centrocampista viola non è iscritto, è comparso il gruppo “tutti quelli che si chiedono che fine abbia fatto SANDRO COIS!!”.
La domanda, allora, sorge spontanea: cosa fa ora Sandro Cois? “Compro, ristrutturo e vendo case. Collaboro con mia moglie che ha un’agenzia immobiliare. E’ lei che comanda, quella che porta i pantaloni, sia ben chiaro. Lei trova il lavoro, poi intervengo io. Mi piace molto quello che faccio, curare i particolari, andare in cantiere. Certo, con la crisi non si può dire che ce la siamo passati benissimo, ma non mi posso lamentare, anzi”.
Oltre alle passione per le case, ce n’è un’altra che da sempre travolge l’ex centrocampista e che di traverso lo tiene legato al calcio: quella per le auto. Cois, che ogni tanto va in pista con la sua Porsche al Mugello, è infatti uno dei pilastri della Nazionale piloti. “Ero a Montecarlo quando Schumacher, del quale ero e sono un grande tifoso, mi chiese se mi andava di giocare con loro. Non ci potevo credere”. Ma nella squadra di cui fanno parte anche Alonso e il neocampione del mondo Vettel, l’ex centrocampista ha dovuto reinventarsi difensore: “I piloti saranno ben messi fisicamente e tecnicamente, ma tatticamente sono un disastro, vogliono giocare tutti in attacco e nessuno torna. Quindi mi tocca star dietro con Ivan Capelli mentre loro scorribandano là davanti”, dice sorridendo. D’altra parte è uno che è stato soprannominato “Osso”: correre dietro al pallone, quindi, non deve piacergli molto.
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