Ibra: io importante per Materazzi e Moratti, loro no per me

Calcio
Ibrahimovic abbracciato da Boateng, Ambrosini e Robinho
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"Materazzi parla un po' troppo di me, come Moratti". Lo svedese replica al provocatorio ringraziamento rivoltogli da Matrix, che lo ringrazia per aver favorito la vittoria dell'Inter in Champions con il Barça. "Al Milan resto a vita, qua vincerò tutto"

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"Materazzi parla un po' troppo di  me, così come Moratti. Si vede che io sono ancora molto importante per loro. Io invece non parlo mai di loro, si vede che loro non sono importanti per me". Così Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan, torna sul suo passato nell'Inter in un'intervista a Studio Sport XXL , in onda sabato su Italia 1.

Inter campione d'Europa anche grazie a Zlatan Ibrahimovic, che con la sua presenza lo scorso anno ha "indebolito" il Barcellona e permesso ai nerazzurri di battere i catalani nella semifinale di Champions League di arrivare così alla vittoriosa finale di Madrid contro il Bayern Monaco. E' stato questo il provocatorio ringraziamento rivolto da Marco Materazzi all'ex compagno di squadra.

Ma lo svedese, nell'intervista, commenta anche l'esclusione di Wesley Sneijder dal  podio per il 'Pallone d'Oro': "E' triste che Snejider non vinca il Pallone d'Oro, dopo quello che ha fatto nella scorsa stagione, Mondiale compreso, ma ormai quel trofeo è diventato una questione solo politica ed è per questo che a me non interessa più vincerlo: preferisco vincere con la squadra", dice. Poi, sulla lotta per lo  scudetto: "Non temo né Inter, né Juventus, né Roma né nessuno. Stiamo già dimostrando di essere i più forti, dobbiamo solo  continuare così e il Milan vincerà tutto". Ai rossoneri, Ibra giura quindi fedeltà a vita: "Ho capito dal primo giorno che sono arrivato qui, dall'atmosfera che c'è intorno a me, che il Milan è la mia squadra dove finire la carriera e dove poter vincere tanto. Non è vero che la squadra è Ibra-dipendente, ognuno  di noi dipende dagli altri compagni".

Sarà. Fatto sta che da uno così ti aspetti i gol: e lui fin qui ne ha fatti 8 in campionato e 4 in Champions. Ma poi ti aspetti anche che faccia segnare gli altri: e allora ecco i 7 assist decisivi per i compagni. I numeri di Ibra sono insomma chiari: lui è devastante per gli avversari e fondamentale per i gol del Milan. Ma non è tutto. La forza di Ibra non finisce qui. Allegri sa che con lui in campo c'è un uomo decisivo, non solo in attacco: perché uno come lui fa reparto da solo ed è capace di cambiare la partita con le sue magie, ma permette anche ad Allegri di far funzionare la fase difensiva: è proprio Ibra il primo ad andare a pressare, senza risparmiarsi, rallentando l'inizio dell'azione avversaria. E senza di lui dietro si soffre di più.

Lo ha dimostrato la partita contro l'Ajax. Se Ibra non gioca, Allegri difficilmente può permettersi, ad esempio, Pirlo e Seedorf insieme. E' un effetto domino: l'attacco pressa di meno, il centrocampo con pochi mediani soffre, e la difesa si ritrova attaccata troppo facilmente. Fondamentale ad esempio, avere in questo caso Ambrosini davanti alla difesa, a costo di decentrare Pirlo. Ecco perchè si può parlare di un Milan "Ibra dipendente" al 100%. Per i gol, gli assist, ma anche per questa caratteristica che Robinho si sforza di trovare, e che Ronaldinho non ha e non si sbatte troppo per avere. Senza contare l'effetto che Ibra ha su tutta la squadra con la sua sola presenza, come ammesso da Ambrosini: "è uno che ti carica anche solo a vederlo in campo" ha detto. Parola di capitano.