Il suo passaggio dal Toro al Milan nel 1992 fece scalpore. Subito Scudetto, Nazionale e una finale di Coppa Campioni persa con il Marsiglia. Poi l'incidente, il coma, il buio e una carriera in calando. Ora Gigi si diverte sui tappeti verdi. VIDEO E FOTO
Che fine hanno fatto? Aiutaci a ritrovare le stelle sparite
di LUIGI VACCARIELLO
Dai campi di calcio ai tavoli da biliardo. Gigi Lentini è tornato alle origini, a Carmagnola da dove partì la sua storia, ma soprattutto alla sua vecchia passione, il biliardo: “L’ho sempre avuta, sin da bambino, così quando c’è stata la possibilità insieme ad altri amici di aprire una sala da biliardo non mi sono tirato indietro, siamo un bel gruppo, andiamo a giocare in giro e ci divertiamo. E’ una passione che mi ha trasmesso mio padre, quando veniva a prendermi, dopo gli allenamenti, si fermava sempre al bar per una partita. A Milanello giocavamo sempre con Boban, Maldini, Sebastiano Rossi e Albertini, lì comunque ero uno dei più bravi”.
La storia di Lentini ha i tratti del melodramma, esordio nel Toro giovanissimo e subito l’approdo al Milan, per quasi 19 miliardi delle vecchie lire: “Berlusconi mi mandò a prendere due volte in elicottero per convincermi”. Una stagione quasi perfetta, 1992-93, conclusasi con l'esordio in Nazionale (13 presenze in tutto, ndr), lo Scudetto e la sfortunata notte di Monaco di Baviera con il Marsiglia in finale di Coppa dei Campioni. Poi il buio, un pauroso incidente in macchina sull’autostrada Torino-Piacenza nell’agosto del 2003, la vita appesa ad un filo, il coma: “Doveva essere la mia miglior stagione, poi è successa quella cosa là. Tornavo a Torino dopo un triangolare a Genova, avevamo un giorno libero, bucai la gomma, misi il rotino, non avevo letto che non potevo superare i 70 km/h. La ruota è scoppiata, la macchina si è ribaltata e ha preso fuoco. Io poi mi sono risvegliato dopo un mesetto in ospedale”.
Da quell’incidente, la vita e la carriera di Lentini non furono più le stesse: “Non ho subito danni fisici, il mio è stato un danno alla testa, per fortuna già non ero normale prima (scherza, ndr)…però a livello di riflessi e di attenzione ha influito molto, ho perso tanto tempo e di conseguenza sono calate anche le motivazioni”. Nel 1996 Lentini lascia il Milan. Atalanta, poi tanto Torino e Cosenza, Canelli, Saviglianese e Nicese: “Mi sono accontentato di un calcio minore. A volte penso a come sarebbe potuta andare, ma poi mi rispondo, alla fine sto bene e devo essere contento così”.
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di LUIGI VACCARIELLO
Dai campi di calcio ai tavoli da biliardo. Gigi Lentini è tornato alle origini, a Carmagnola da dove partì la sua storia, ma soprattutto alla sua vecchia passione, il biliardo: “L’ho sempre avuta, sin da bambino, così quando c’è stata la possibilità insieme ad altri amici di aprire una sala da biliardo non mi sono tirato indietro, siamo un bel gruppo, andiamo a giocare in giro e ci divertiamo. E’ una passione che mi ha trasmesso mio padre, quando veniva a prendermi, dopo gli allenamenti, si fermava sempre al bar per una partita. A Milanello giocavamo sempre con Boban, Maldini, Sebastiano Rossi e Albertini, lì comunque ero uno dei più bravi”.
La storia di Lentini ha i tratti del melodramma, esordio nel Toro giovanissimo e subito l’approdo al Milan, per quasi 19 miliardi delle vecchie lire: “Berlusconi mi mandò a prendere due volte in elicottero per convincermi”. Una stagione quasi perfetta, 1992-93, conclusasi con l'esordio in Nazionale (13 presenze in tutto, ndr), lo Scudetto e la sfortunata notte di Monaco di Baviera con il Marsiglia in finale di Coppa dei Campioni. Poi il buio, un pauroso incidente in macchina sull’autostrada Torino-Piacenza nell’agosto del 2003, la vita appesa ad un filo, il coma: “Doveva essere la mia miglior stagione, poi è successa quella cosa là. Tornavo a Torino dopo un triangolare a Genova, avevamo un giorno libero, bucai la gomma, misi il rotino, non avevo letto che non potevo superare i 70 km/h. La ruota è scoppiata, la macchina si è ribaltata e ha preso fuoco. Io poi mi sono risvegliato dopo un mesetto in ospedale”.
Da quell’incidente, la vita e la carriera di Lentini non furono più le stesse: “Non ho subito danni fisici, il mio è stato un danno alla testa, per fortuna già non ero normale prima (scherza, ndr)…però a livello di riflessi e di attenzione ha influito molto, ho perso tanto tempo e di conseguenza sono calate anche le motivazioni”. Nel 1996 Lentini lascia il Milan. Atalanta, poi tanto Torino e Cosenza, Canelli, Saviglianese e Nicese: “Mi sono accontentato di un calcio minore. A volte penso a come sarebbe potuta andare, ma poi mi rispondo, alla fine sto bene e devo essere contento così”.
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