Tecnici made in Lazio: dopo il Mancio e Sinisa, ecco Simeone

Calcio
El Cholo torna in Italia per allenare il Catania
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Tutti allievi di Mister Eriksson. Dopo l'italiano ora sulla panchina del Manchester City e Mihajlovic che allena la Fiorentina, arriva 'El Cholo'. Tutti e tre facevano parte di quella Lazio Campione d'Italia 2000 guidata dal tecnico svedese. FOTO E VIDEO

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Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Sergio Conceicao, Diego Simeone, Veron, Nedved, Simone Inzaghi e Roberto Mancini. Era la Lazio del 2000, due settimane prima dello scudetto. Di quella formazione due giocano ancora, uno fa il commentatore a Sky e cinque fanno gli allenatori. Otto, se si conta la panchina. Tutti allievi di quel maestro che è stato Eriksson.
Mancini, Mihajlovic e Simeone sono già laureati. Marcolin (che di Sinisa è il secondo a Firenze), Lombardo (osservatore per il Mancio dopo le panchine al Crystal Palace e in Lega Pro) e Sensini, sulla panchina del Newell's Old Boys, sono gli studenti diligenti. Paolo Negro, attuale allenatore del Cerveteri, e Inzaghino, nelle giovanili della Lazio, le matricole. Bravi e vincenti, gli studenti di Eriksson.

Come nel caso di Mancini. Dopo quella dell'Inter, adesso guida la grande resurrezione del City, con la voglia superare il maestro, come ha già fatto sul campo in FA Cup.

Per Mihajlovic vincere, finora, è stato un po' più complicato, perché Bologna Catania gli chiesero solo di salvarsi e con la Fiorentina non può ancora coltivare ambizioni di vertice, ma ha già cominciato a dimostrare di saper insegnare quello che, da calciatore, faceva vedere in campo.

E poi c'è Diego Pablo Simeone. Lui ha vinto fin da subito: fin dalla prima esperienza di rilievo. Perché dopo il debutto con il Racing Avellaneda, quando ha preso in mano l'Estudiantes l'ha riportato al trionfo (a ventitre anni dall'ultimo successo): nel torneo di Apertura del 2006, con la vittoria allo spareggio contro il Boca. Stesso risultato anche con il River Plate nel Torneo di Clausura del 2007. Non si è ripetuto col San Lorenzo, ma questo non ha appannato la sua immagine di trascinatore. Adesso il Catania non gli chiede l'Europa, ma di salvare la squadra più argentina d'Italia, quello sì. E con quella faccia, di solito, gli obiettivi li centri la primo colpo.