Che fine hanno fatto? Pagotto sogna un ritorno nel calcio
CalcioHa difeso i pali di Samp e Milan, ha vinto un Europeo con la nazionale Under 21 nel 1996, squalificato per 8 anni per la doppia positività alla cocaina l'ex calciatore si dedica ai figli ma vorrebbe tornare nel calcio: "Magari ad allenare". VIDEO E FOTO
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Non è sempre un mondo che regala storie dal finale a lieto fine, il calcio crea sogni e anche incubi: dalla gloria all'oblio è un passaggio che dura un attimo anche se come Angelo Pagotto si è stati campioni d'Europa con la nazionale Under 21 nel 1996, da protagonisti per giunta, con due rigori parati a gente del calibro di Raul e De la Pena. La fama, il successo, la voglia di fare il passo più lungo della gamba a volte porta a scelte sbagliate. Come quella che ha avuto come protagonista proprio l'ex portiere della Samp, passato e "bruciatosi" al Milan in una sola stagione, 1996-97: "Forse quello di aver lasciato la Samp dove potevo commetere tutti i miei errori e dove ero titolare in serie A è stato un grande errore - spiega - Ero acerbo per giocare in una squadra come il Milan, a Baresi davo del lei".
Dall'apice al precipizio nel giro di pochi anni: "Andai a Perugia e lì mi dissero che ero stato trovato positivo all'antidoping - spiega - Sapevo di essere innocente non avrei avuto problemi ad ammettere lo sbaglio come ho fatto, poi, la seconda volta". La squalifica di due anni non frenò all'epoca la voglia di ricominciare: "Ho giocatoin C2 e su ogni campo me ne dicevano di tutti i colori - racconta - Ho superato un divorzio, sono stato anche in cura da uno psicologo perché ero a pezzi, e poi con le mie mani ne sono uscito".
Fino al 28 aprile 2007 quando dopo la partita Crotone-Spezia in cui Pagotto difendeva la porta dei calabresi la nuova positività alla cocaina: "Lì sono stato io a fare una c... - dice - Ero recidivo e mi hanno dato 8 anni di squalifica che equivaleva alla fine della mia carriera". Una fine ingloriosa non solo come giocatore ma anche l'impossibilità di ricoprire altri ruoli interni al mondo del calcio: "Mi hanno tolto tutto ciò che era possibile - spiega - da lì è cominciata una salita infinita che tutt'ora dura".
Pagotto si è reinventato cuoco, cameriere, ultimamente ha anche fatto la domanda per diventare vigile urbano. Ma lui vorrebbe quantomeno tornare nel calcio ad allenare: "Ho parlato anche con Abete gli ho chiesto di poter lavorare in qualsiasi altro ruolo nel calcio". Per il momento la sua vita Pagotto la dedica ai figli: "Anche se per un uomo è umiliante non poter dare un contributo alla famiglia, per il momento lavora mia moglie". Nella speranza che al più presto Angelo Pagotto possa venir fuori da questa situazione proprio con le sue mani, come quella volta che quelle mani lo fecero diventare un campione.
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Non è sempre un mondo che regala storie dal finale a lieto fine, il calcio crea sogni e anche incubi: dalla gloria all'oblio è un passaggio che dura un attimo anche se come Angelo Pagotto si è stati campioni d'Europa con la nazionale Under 21 nel 1996, da protagonisti per giunta, con due rigori parati a gente del calibro di Raul e De la Pena. La fama, il successo, la voglia di fare il passo più lungo della gamba a volte porta a scelte sbagliate. Come quella che ha avuto come protagonista proprio l'ex portiere della Samp, passato e "bruciatosi" al Milan in una sola stagione, 1996-97: "Forse quello di aver lasciato la Samp dove potevo commetere tutti i miei errori e dove ero titolare in serie A è stato un grande errore - spiega - Ero acerbo per giocare in una squadra come il Milan, a Baresi davo del lei".
Dall'apice al precipizio nel giro di pochi anni: "Andai a Perugia e lì mi dissero che ero stato trovato positivo all'antidoping - spiega - Sapevo di essere innocente non avrei avuto problemi ad ammettere lo sbaglio come ho fatto, poi, la seconda volta". La squalifica di due anni non frenò all'epoca la voglia di ricominciare: "Ho giocatoin C2 e su ogni campo me ne dicevano di tutti i colori - racconta - Ho superato un divorzio, sono stato anche in cura da uno psicologo perché ero a pezzi, e poi con le mie mani ne sono uscito".
Fino al 28 aprile 2007 quando dopo la partita Crotone-Spezia in cui Pagotto difendeva la porta dei calabresi la nuova positività alla cocaina: "Lì sono stato io a fare una c... - dice - Ero recidivo e mi hanno dato 8 anni di squalifica che equivaleva alla fine della mia carriera". Una fine ingloriosa non solo come giocatore ma anche l'impossibilità di ricoprire altri ruoli interni al mondo del calcio: "Mi hanno tolto tutto ciò che era possibile - spiega - da lì è cominciata una salita infinita che tutt'ora dura".
Pagotto si è reinventato cuoco, cameriere, ultimamente ha anche fatto la domanda per diventare vigile urbano. Ma lui vorrebbe quantomeno tornare nel calcio ad allenare: "Ho parlato anche con Abete gli ho chiesto di poter lavorare in qualsiasi altro ruolo nel calcio". Per il momento la sua vita Pagotto la dedica ai figli: "Anche se per un uomo è umiliante non poter dare un contributo alla famiglia, per il momento lavora mia moglie". Nella speranza che al più presto Angelo Pagotto possa venir fuori da questa situazione proprio con le sue mani, come quella volta che quelle mani lo fecero diventare un campione.