Juve, mal di 4-4-2 e non solo: ecco di cosa soffre la Madama

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Toni desolato dopo il gol di Gattuso che ha regalato al Milan il successo contro la Juventus (Foto Getty)
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Delneri il principale imputato di quella che rischia di essere la peggiore annata di sempre: 10 sconfitte e niente Europa nel '90-'91 con Maifredi. Dalla non convincente campagna acquisti alla mancata svolta tattica, tutti i punti deboli dei bianconeri

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di ALFREDO ALBERICO

Non sarà la sconfitta contro il Milan a rivoluzionare una Juve allo sbando. Non attendano novità per questa settimana e si mettano l'anima in pace i tifosi bianconeri che all'Olimpico, nell'anticipo della 28.a giornata, invocavano il ritorno in panchina di Lippi (l'ex ct azzurro è corteggiato dal Bayern Monaco). In molti vorrebbero la testa, si fa per dire, di Delneri. Il tecnico, principale imputato ma non unico responsabile di questa folle stagione, ha ottenuto la fiducia del club. Ancora una volta.

"Dobbiamo cercare di giocare meglio", ha detto a fine partita. Un'intuizione che deve aver convinto Agnelli. Eppure i motivi per un cambiamento di rotta ci sono tutti. A partire dai 41 punti in classifica, 4 in meno rispetto al precedente campionato, che al momento valgono l'esclusione dalla Champions e rischiano di non bastare per l'Europa League.

Limiti tattici e tecnici tengono in scacco una squadra che studia per tornare grande e lontana anni luce dall'esserlo. Dall'ossessione di Delneri per il 4-4-2 ad una discutible campagna acquisti, sono tanti, troppi, i difetti di una Madama sempre meno affascinante.

Il chiodo fisso di Delneri.
Il tecnico non vede oltre quel 4-4-2 cha lo ha reso celebre ai tempi del Chievo. Con a destra un Krasic brutta copia di quello ammirato ad inizio stagione e a sinistra un impalpabile Martinez, appare inapplicabile un modulo che per sua natura punta tutto sulle fasce. Qualche timido tentativo di 4-3-3 c'è stato, sempre in corso d'opera e mai come impostazione iniziale, ma non è bastato a dettare un'auspicabile svolta tattica. Contro il Milan, poi, i cross sono arrivati soprattutto dalla destra, mentre sul versante opposto qualcosa di simile è partito dai piedi Chiellini, che come alibi di ferro ha il ruolo, difensore centrale.

Difesa indifendibile
. Sei sconfitte, tre consecutive, e tredici gol subiti nelle ultime dieci partite. In tutto i palloni raccolti in fondo al sacco sono stati 35, proprio come per il Brescia penultimo in classifica. La fiducia data a Bonucci, le fiammate di Sorensen (18 anni) ad inizio stagione e l'arrivo di Barzagli a gennaio non hanno tamponato la fragilità di un reparto dove è il solo Chiellini all'altezza del compito. Stenta anche Buffon, non esente da colpe sul decisivo gol di Gattuso nell'ultimo incontro. 

Fattore campo
. La sua sfortuna la Juve se l'è costruita soprattutto in casa, con cinque ko (12 gol subiti all'Olimpico). Tre sono arrivati tra gennaio e marzo (contro Milan, Bologna e Udinese), sintomo di un crollo, anche mentale, esploso dopo il fallimento in Europa League e in Coppa Italia.

Infortuni e mercato.
Fino allo scorso novembre la lunga lista degli infortunati è stata una spiegazione attendibile per argomentare il momentaccio della Juve e le difficoltà in fase realizzativa. Ora non più. Eccezion fatta per Quagliarella (e Sissoko), l'infermeria bianconera si è svuotata da un pezzo. Otto gol nelle ultime dieci partite, però, sono un bottino troppo magro per un attacco dove Matri, Iaquinta, Toni e Del Piero scoppiano di salute. Fa un certo effetto scoprire che dei 52 gol segnati in questa stagione, tra campionato (41) e coppe (11), 17 sono dei centrocampisti, 5 dei difensori e 30 degli attaccanti. Del mercato bianconero si è detto e scritto molto, ma alla luce di questi numeri è chiaro che qualcosa in più poteva e doveva essere fatto. Dei 56,5 milioni investiti per la campagna di rafforzamento, 12 sono stati spesi per (l'impalpabile) Martinez. Quagliarella, Krasic e Matri i veri colpi, Aquilani il potenziele affare (prestito gratuito con riscatto a 16 milioni). Mediocri tutte le altre operazioni.

Se non gioca, a cosa serve Del Piero?
Non è il numero 10 ad essere un problema. Lo è l'utilizzo con il contagocce che gli riserva Delneri. Non è una novità, ma allora perché si discute il rinnovo contrattule di un giocatore che puntualmente è fuori dall'unidici titolare? Una società che vuole far quadrare i bilanci due conti da questo punto di vista dovrebbe farli. Ceduro Diego, in un contesto dove la qualità latita, uno come Del Piero è però grasso che cola. Specialista dei calci piazzati, contro il Milan il suo posto è stato talvolta preso da Traoré. Una bestemmia per i fondamentalisti delle punizioni.

Quella di Gigi Delneri rischia di passare alla storia come una delle Juventus peggiori di sempre. Nella storia recente, il campionato '90-'91, chiuso al 7° posto con 10 sconfitte e la mancata qualificazione europea, lascia il record negativo nelle mani di Gigi Maifredi. E' passato un ventennio, ma da Gigi a Gigi il passo sembra assai breve.

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