Così lo aveva definito l'Avvocato Gianni Agnelli, ora l'ex numero 1 che vinse due scudetti con Verona e Napoli allena il Barracuda, squadra che milita nella seconda categoria: "La passione è rimasta". GUARDA IL VIDEO E LE FOTO
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"Il miglior portiere senza mani". Lo aveva definito così l'Avvocato Gianni Agnelli. Lui è Claudio Garella indimenticato portiere di Verona e Napoli, squadre con cui vinse due scudetti inatesi, soprattutto il primo, nel 1985, targato Osvaldo Bagnoli: "La battuta dell'Avvocato fu un onore riceverla perché lui le fa soltanto ai grandi personaggi - dice Garella - Quanto agli scudetti ne ho vinti due in squadre che fino a quel momento non avevano avuto nessuna gioia". Dal campo alla panchina perché la passione per il calcio non muore dopo il ritiro anzi, aumenta: "Alleno il Barracuda, una squadra che gioca in seconda categoria - spiega - Voglio sfatare il tabù che i portieri non sono dei bravi allenatori, vedremo. In ogni caso non sarei mai riuscito a stare sul divano a casa, io devo andare su un campo di calcio qualunque esso sia".
Dalle Garellate a Garrellik passando per la sfortunata stagione alla Lazio: "Ero troppo giovane e per questo fallì". A Verona però ci fu un'impresa che oggi definiremmo, appunto, d'altri tempi: "Nella prima riunione Bagnoli ci disse che aveva paura di retrocedere e invece capimmo che aveva fiducia in noi, ma nessuno pensava di vincere lo scudetto. Ce ne rendemmo conto solo al fischio finale dell'ultima partita con l'Atalanta". A Verona le parate alla Garella divennero un marchio di fabbrica: "Ma questo mito che paravo solo con i piedi non è vero, paravo un po' con tutto ma evidentemente sapevo usare i piedi più di altri, addirittura una volta feci un intervento in rovesciata".
Poi la parentesi di Napoli: "Mi dispiacque lasciare Verona ma volli fortemente giocare con il calciatore più forte di tutti i tempi, Diego Armando Maradona - dice ancora - Ma gli altri non è che fossero scarsi, anzi se a Verona feci 100 parate nell'anno dello scudetto a Napoli ne feci 10". Un tricolore al Nord e uno al Sud: "A Verona ci fu grande gioia ma fu contenuta se paragonata a quella di Napoli. Al San Paolo c'erano 100mila persone e poi quello striscione al cimitero 'uagliò non sapete cosa vi siete persi' fece epoca". Poi arrivò il Milan a strappare il secondo titolo agli azzurri: "Non può esserci mica una carriera senza rimpianti". E a Garella va bene così.
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"Il miglior portiere senza mani". Lo aveva definito così l'Avvocato Gianni Agnelli. Lui è Claudio Garella indimenticato portiere di Verona e Napoli, squadre con cui vinse due scudetti inatesi, soprattutto il primo, nel 1985, targato Osvaldo Bagnoli: "La battuta dell'Avvocato fu un onore riceverla perché lui le fa soltanto ai grandi personaggi - dice Garella - Quanto agli scudetti ne ho vinti due in squadre che fino a quel momento non avevano avuto nessuna gioia". Dal campo alla panchina perché la passione per il calcio non muore dopo il ritiro anzi, aumenta: "Alleno il Barracuda, una squadra che gioca in seconda categoria - spiega - Voglio sfatare il tabù che i portieri non sono dei bravi allenatori, vedremo. In ogni caso non sarei mai riuscito a stare sul divano a casa, io devo andare su un campo di calcio qualunque esso sia".
Dalle Garellate a Garrellik passando per la sfortunata stagione alla Lazio: "Ero troppo giovane e per questo fallì". A Verona però ci fu un'impresa che oggi definiremmo, appunto, d'altri tempi: "Nella prima riunione Bagnoli ci disse che aveva paura di retrocedere e invece capimmo che aveva fiducia in noi, ma nessuno pensava di vincere lo scudetto. Ce ne rendemmo conto solo al fischio finale dell'ultima partita con l'Atalanta". A Verona le parate alla Garella divennero un marchio di fabbrica: "Ma questo mito che paravo solo con i piedi non è vero, paravo un po' con tutto ma evidentemente sapevo usare i piedi più di altri, addirittura una volta feci un intervento in rovesciata".
Poi la parentesi di Napoli: "Mi dispiacque lasciare Verona ma volli fortemente giocare con il calciatore più forte di tutti i tempi, Diego Armando Maradona - dice ancora - Ma gli altri non è che fossero scarsi, anzi se a Verona feci 100 parate nell'anno dello scudetto a Napoli ne feci 10". Un tricolore al Nord e uno al Sud: "A Verona ci fu grande gioia ma fu contenuta se paragonata a quella di Napoli. Al San Paolo c'erano 100mila persone e poi quello striscione al cimitero 'uagliò non sapete cosa vi siete persi' fece epoca". Poi arrivò il Milan a strappare il secondo titolo agli azzurri: "Non può esserci mica una carriera senza rimpianti". E a Garella va bene così.