Cavani: "Napoli, scelta divina. Ma non paragonatemi a Diego"

Calcio
Edinson Cavani, protagonista della nuova puntata de "I Signori del Calcio"
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El Matador, a "I Signori del Calcio", ripercorre tutta la sua carriera: "Il mio trasferimento in azzurro, è stato un segno del Signore. A Palermo sono stato molto bene. Maradona è stato un Dio per questa città, io devo migliorare ancora tanto". IL VIDEO

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E’ il nuovo re di Napoli, 22 gol già all’attivo in stagione e nessuna voglia di fermarsi. Edinson Cavani, per tutti sotto il Vesuvio El Matador, da pochi giorni papà del piccolo Bautista e fresco autore di “Quello che ho nel cuore”, si è confessato in una lunga intervista a “I Signori del Calcio”, la rubrica dedicata ai grandi campioni del pallone in onda sabato 2 aprile alle 23.30 su Sky sport 1.

“Signore del calcio”: che effetto ti fa?

E’ un emozione molto grande. E’ qualcosa che non m’aspettavo perché sono molto giovane, ho ancora tanto da camminare e spero che tutto possa andare bene.

Come ti sei trovato a Palermo?

A Palermo ho trovato gente molto simile a quella del mio Paese, gente di cuore, affettuosa, sempre disposta a darmi una mano e a cercare di essermi vicino per farmi ambientare.

Guidolin e i primi passi in Serie A
Con Guidolin il mio rapporto è sempre stato molto “frontale”, sincero. Il mio rapporto con lui è sempre stato molto buono, ho sempre rispettato le sue scelte e riconosco sia stato lui a farmi fare i primi passi nel campionato italiano.

A Palermo ti criticavano perché dicevano che sbagliavi troppi gol sotto porta. I tempi sono cambiati?
Sono periodi di un calciatore. Ci sono quelli che nascono già attaccanti e quelli che devono diventarlo col tempo. Io da piccolo non facevo l’attaccante ma la mezz’ala. Ero abituato a fare gol solo ogni tanto. Poi ho cominciato lentamente a diventare attaccante e sono arrivato a Palermo dopo aver segnato tanti gol nel Danubio. E quindi la gente si aspettava già un grande bomber, invece io sapevo che piano piano stavo cercando di fare tutto quello che potevo fare.

L’episodio dell’aggressione ha condizionato la tua scelta di lasciare Palermo?
No, per niente. Io sapevo che anche se la gente a volte era un po’ critica e non capiva perché io potessi sbagliare tanto sotto porta, mi volevano bene perché ho trovato tantissima gente che si è comportata sempre bene con me e quindi quell’episodio non mi ha condizionato. Ho cercato di fare sempre il massimo. E l’ho dimostrato perché ho segnato tanto, dieci gol nel finale di campionato e questo ha portato anche alla convocazione con la mia nazionale al Mondiale.

Perché hai scelto Napoli?
Nella vita ci sono i segni, che ti possono far capire e vedere la strada che puoi prendere. Dopo il Mondiale si parlava di tante squadre importanti e Napoli non era nei miei piani perché non si era detto niente di Napoli e sul fatto che io potessi venire. Nel momento in cui ho sentito Napoli, mi sono fermato a pensare. Sapevo che la gente di Napoli era molto calda e molto affettuosa e quindi ho chiesto al mio procuratore se c’erano le condizioni per venire a Napoli. Lui mi ha detto che loro erano disposti, mentre altre squadre non erano disposte in quel momento a fare quello che dovevano fare per prendermi. Il Napoli, invece, mi ha dato fiducia. In 24 ore le cose si sono messe nella direzione giusta, quindi è stato un segno del Signore, perché una cosa di cui prima neanche si parlava, in 24 ore si è sistemata e ho capito che c’era qualcosa che mi spingeva a venire qua.

Che effetto fa segnare tre gol alla Juventus?
In quel momento non mi rendevo conto di cosa stesse succedendo, era un sogno che stavo vivendo ed era qualcosa che non capivo. Finita la partita, vedendo l’entusiasmo e la felicità della gente, mi sono reso conto che è stato qualcosa di particolare, qualcosa di molto importante non solo per me, ma per la città e per Napoli. Qualcosa che mi ha dato ancora più fiducia e che ha fatto sognare tanta gente, quindi è un ricordo molto bello.

Il confronto con Maradona che effetto ti fa?
Nessun effetto. Diego è unico. Diego è un giocatore molto difficile da imitare, come calciatore e come persona, quindi io non mi paragono mai a Diego perché lui qui è stato un idolo e come dice la gente di Napoli, è stato un Dio per questa città. Io penso a dare il massimo e a lasciare un bel segno nei ricordi e nella storia di Napoli.

Qual è il rapporto con i tifosi del Napoli? Sono troppo affettuosi a volte?
L’affetto che ti dimostrano i tifosi del Napoli è qualcosa di molto bello. Noi sudamericani veniamo da terre dove la gente è un po’ così, dove i tifosi sono molto affettuosi e molto caldi, quindi è bello.

Che tipo di giocatore è Cavani?

Non tanto bravo tecnicamente. Conosco i miei limiti e quindi so che devo migliorare ancora tanto. Mi posso descrivere come un giocatore che non molla mai e che cerca di dare una mano dappertutto, dietro, davanti, dove posso. Non sono uno che fa tante manovre dentro l’area, sono più uno di velocità negli ultimi metri e mi piace cercare di concludere la giocata velocemente.

Dove ti vedi fra 20 anni e cosa ti piacerebbe fare?
Mi vedo nel mio Paese, nella mia città, lavorando e facendo le cose che mi sono sempre piaciute da piccolo e che dopo il calcio mi piacerebbe tornare a fare. Avere le mie cose, i campi e tutto quello che c’entra con la natura e con gli animali.

E con la maglia dell’Uruguay? Cosa sogni?
Mi piacerebbe ottenere il massimo con la mia Nazionale. Siamo stati molto vicini alla finale nel Mondiale in Sudafrica, poteva essere molto bello e molto importante, però è andata così. Ci ha dato tanta esperienza. Speriamo di continuare su questa strada.

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