Leo non molla, ma senza esaltarsi: "Possiamo dire la nostra"
CalcioIl tecnico continua a mostrarsi fiducioso sul futuro suo e dell'Inter, ma si respira aria di delusione: "Permanenza in nerazzurro? Per me non è cambiato nulla. Sono stato chiamato a gennaio per arrivare a degli obiettivi, sono qua come il primo giorno"
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di Luciano Cremona
(da Appiano Gentile)
Aria di smobilitazione? Più che altro si respira delusione. Di questi tempi, l'anno scorso, Appiano Gentile si riempiva di gente, a ogni ora del giorno. Era la folla che chiedeva Mourinho quando invocava "venite a prenderci all'areporto". E il suo popolo rispondeva. Oggi alla Pinetina i tifosi che aspettano l'arrivo dei giocatori sono meno di dieci. La bancarella con le bandiere dei cinque titoli non fa affari. L'unico che si ferma a firmare autografi è il solito Zanetti. Leonardo arriva prima di tutti, alle 12.55.
Il tempo di prepararsi, di dimenticarsi di spegnere il cellulare (che gli suonerà due volte durante la conferenza stampa) ed eccolo, a parlare della squadra, di come ricostruire mentalmente e fisicamente i suoi giocatori. La partita con il Parma è solo un pretesto. Si parla poco dei gialloblù, ma tanto di come gestire la situazione. "Dobbiamo saper affrontare l'amarezza di quanto successo con la consapevolezza che ci sono altre sei partite di campionato e che siamo in semifinale di Coppa Italia". E non importano le critiche personali, i programmi futuri, le critiche, tante e dure: "Io dico sempre quello che penso. I giudizi su di me non modificano il mio modo di vivere. Sono stato chiamato a gennaio per portare dei risultati. Il mio futuro? Come quello di tutti gli allenatori".
Leonardo è davvero lucido nell'analizzare il momento: "La qualificazione l'abbiamo compromessa all'andata. Al ritorno doveva scattare la scintilla, allora sì avremmo potuto provarci. Non è successo perché non eravamo nelle condizioni migliori". Ecco, come sta l'Inter? "Dobbiamo tornare a giocare con la consapevolezza che avevamo fino a due settimane fa. Ora le certezze sono sparite, ma dobbiamo solo saperle ritrovare". Il tecnico non è né pessimista né ottimista: "Con lo Schalke la squadra ha fatto una partita normale. Serviva qualcosa di straordinario e siamo stati normali. Il Parma ha i suoi obiettivi, buoni giocatori e uno stadio pieno. Ma l'Inter sa gestire i momenti difficili, sapremo reagire".
Il dualismo Motta-Cambiasso non lo scalda: "Ho scelto chi ritenevo più utile situazione per situazione". E a chi gli chiede se l'Inter ha qualche reale possibilità di sognare l'aggancio al Milan, di covare aspettative di rimonta in chiave scudetto, risponde senza proclami. "Può succedere, ma non dipende da noi. Dipende dai passi falsi degli altri. Noi possiamo solo impegnarci a mantenere il passo". Insomma un Leonardo low profile. In piena sintonia con il clima un po' ovattato in cui si è ritrovata tutta l'Inter. Abituata all'esaltazione dell'era Mou, il fondamentalismo nerazzurro si è un po' spento. Anzi: Mourinho appare sullo sfondo, con le quattro super sfide tra Real e Barcellona. "La mia simpatia va al Real, anche e soprattutto per Kakà, che merita di tornare ad essere protagonista".
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di Luciano Cremona
(da Appiano Gentile)
Aria di smobilitazione? Più che altro si respira delusione. Di questi tempi, l'anno scorso, Appiano Gentile si riempiva di gente, a ogni ora del giorno. Era la folla che chiedeva Mourinho quando invocava "venite a prenderci all'areporto". E il suo popolo rispondeva. Oggi alla Pinetina i tifosi che aspettano l'arrivo dei giocatori sono meno di dieci. La bancarella con le bandiere dei cinque titoli non fa affari. L'unico che si ferma a firmare autografi è il solito Zanetti. Leonardo arriva prima di tutti, alle 12.55.
Il tempo di prepararsi, di dimenticarsi di spegnere il cellulare (che gli suonerà due volte durante la conferenza stampa) ed eccolo, a parlare della squadra, di come ricostruire mentalmente e fisicamente i suoi giocatori. La partita con il Parma è solo un pretesto. Si parla poco dei gialloblù, ma tanto di come gestire la situazione. "Dobbiamo saper affrontare l'amarezza di quanto successo con la consapevolezza che ci sono altre sei partite di campionato e che siamo in semifinale di Coppa Italia". E non importano le critiche personali, i programmi futuri, le critiche, tante e dure: "Io dico sempre quello che penso. I giudizi su di me non modificano il mio modo di vivere. Sono stato chiamato a gennaio per portare dei risultati. Il mio futuro? Come quello di tutti gli allenatori".
Leonardo è davvero lucido nell'analizzare il momento: "La qualificazione l'abbiamo compromessa all'andata. Al ritorno doveva scattare la scintilla, allora sì avremmo potuto provarci. Non è successo perché non eravamo nelle condizioni migliori". Ecco, come sta l'Inter? "Dobbiamo tornare a giocare con la consapevolezza che avevamo fino a due settimane fa. Ora le certezze sono sparite, ma dobbiamo solo saperle ritrovare". Il tecnico non è né pessimista né ottimista: "Con lo Schalke la squadra ha fatto una partita normale. Serviva qualcosa di straordinario e siamo stati normali. Il Parma ha i suoi obiettivi, buoni giocatori e uno stadio pieno. Ma l'Inter sa gestire i momenti difficili, sapremo reagire".
Il dualismo Motta-Cambiasso non lo scalda: "Ho scelto chi ritenevo più utile situazione per situazione". E a chi gli chiede se l'Inter ha qualche reale possibilità di sognare l'aggancio al Milan, di covare aspettative di rimonta in chiave scudetto, risponde senza proclami. "Può succedere, ma non dipende da noi. Dipende dai passi falsi degli altri. Noi possiamo solo impegnarci a mantenere il passo". Insomma un Leonardo low profile. In piena sintonia con il clima un po' ovattato in cui si è ritrovata tutta l'Inter. Abituata all'esaltazione dell'era Mou, il fondamentalismo nerazzurro si è un po' spento. Anzi: Mourinho appare sullo sfondo, con le quattro super sfide tra Real e Barcellona. "La mia simpatia va al Real, anche e soprattutto per Kakà, che merita di tornare ad essere protagonista".
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