L'Inter torna a sorridere, ora c'è la Lazio per la Champions

Calcio
I nerazzurri dovranno cercare di dare continuità alla vittoria in Coppa Italia (Getty)
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Dopo la vittoria nell'andata della semifinale di Coppa Italia all'Olimpico contro la Roma, i nerazzurri sono chiamati a dare continuità al loro rendimento sabato pomeriggio al Meazza. In palio un posto sicuro nell'Europa che conta

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La crisi porta progressi, diceva Albert Einstein, e Leonardo il primo l'ha fatto contro la Roma all'Olimpico dove l'Inter ha vinto per una rete a zero nella partita di andata delle semifinali di coppa Italia. Non è un fuoco d'artificio ma si spera non sia neanche un fuoco fatuo per una squadra che ultimamente si è inabissata in acque scure. Leonardo deve liberare le zavorre e riemergere in fretta: la vittoria a Roma puo' avere l'effetto stupefacente della 'papaya fermentata' sui campioni, pallidi, anemici e fiacchi.

Sabato c'è la Lazio, brutto cliente e concorrente diretto nella corsa-Champions, un obiettivo che l'Inter non può mancare (Eto'o e Thiago Motta potrebbero recuperare). La coppa Italia e un secondo - o al massimo - un terzo piazzamento potrebbero riequilibrare una stagione altrimenti disastrosa. Ma, dopo un anno trionfale, un calo ci può stare anche se va contenuto e gestito.

Mancano cinque giornate al termine del campionato di serie A: i giochi non sono del tutto fatti ma i contorni della situazione si vanno delineando con chiarezza. Il Milan è lanciato verso lo scudetto, con 71 punti. Il Napoli è a quota 65 e l'Inter a 63. La Lazio di Edy Reja ne ha tre di meno: questo distacco risicato rende la sfida tesa e critica perché la vincitrice potrebbe ipotecare la zona Champions senza dover disputare i preliminari. I nerazzurri non devono neanche rinunciare al secondo posto, traguardo alla loro portata. Il calendario è abbordabile: dopo la Lazio, l'Inter andra' a Cesena. L'8 maggio accoglie in casa la Fiorentina. Il 15 big match al San Paolo contro il Napoli per chiudere il 22 a San Siro per l'ultimo confronto, quello con il Catania.

Il giorno dopo sarà già tempo di bilanci ma soprattutto di strategie: Leonardo in parte va tenuto fuori. Certo, la sua carriera da allenatore e' tutta da costruire e qualche mossa non l'ha indovinata. Peccati veniali per un tecnico che mostra stoffa e carattere, senso della liberta' (non solo proclamato a chiacchiere) e capacita' di assumersi le proprie responsabilita'. Il brasiliano ha saputo chiarire la propria posizione senza giri di parole, ha difeso la squadra da 'inutili processi' e ha saputo 'castigare' chi non e' stato alle regole. Non sono cose da poco: l'errore alla base di una stagione cosi' malinconica e grigia, forse e' stato l'ingaggio di Rafa Benitez. La societa' non e' riuscita a instaurare un buon feeling con lo spagnolo che pressava Moratti per ampliare la rosa che perdeva ogni giorno un petalo. Un sodalizio che si e' chiuso bruscamente nella notte della vittoria del mondiale per Club.

Il motivo del parziale fallimento è alla base: non sfugge a nessuno quanto fosse difficile amministrare l'uscita traumatica di Mourinho dalla societa' e dal cuore dei giocatori. Benitez non era l'uomo adatto, antitetico e polemico verso il portoghese. Lo Special One - come disse Leonardo nella conferenza stampa di presentazione - e' onnipresente ad Appiano e ancora non si puo' prescindere da lui. Infatti, si continua a parlare di un suo rientro che appare pero' molto complicato. Mourinho rischia di diventare il fantasma dello spogliatoio: senza chiamare i ghostbusters, Leonardo in questo scorcio di stagione puo' cercare un piccolo riscatto e porre le basi per il futuro, iniziando a scrivere la sua storia all'Inter su una pagina immacolata.

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