C’era una volta il Treviso. Adesso c’è il club del futuro

Calcio
Foto di gruppo per il settore giovanile del Treviso, sulle tribune dello stadio Tenni
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Il club veneto, che nel 2006 era in Serie A, fallì nel 2009. Ora è tornato in Lega Pro ma, soprattutto, ha ricostruito da zero il settore giovanile: 300mila euro di investimento, 13 squadre, 200 ragazzi. Vincenti. Con un maestro che Prandelli conosce bene

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di LORENZO LONGHI

È un po' come l'araba fenice, metafora abusata per tutto ciò che rinasce dove non era rimasto più niente. Qui, appunto, si tratta di risorgere proprio dal nulla. Nello specifico, è quanto è accaduto al Treviso calcio, fallito nell’estate del 2009 (tre anni prima giocava la Serie A) e costretto a ripartire dall’Eccellenza, direttamente dalla B. Oggi, due anni dopo, la prima squadra è già tornata nel calcio professionistico, avendo da poco ottenuto la promozione in Seconda Divisione. Non è questo, però, il tema delle prossime righe.

Già, perché nel calcio di oggi fallimenti e rinascite sono all’ordine del giorno. Non altrettanto la completa ricostruzione di un settore giovanile, soprattutto per un club non professionistico, a maggior ragione dopo un tracollo finanziario, la perdita della matricola federale, delle strutture e dopo un anno intero di inattività. Il Treviso, invece, è riuscito nell’intento. Il domani può partire da qui, da una... cantera che conta 13 squadre e 200 ragazzi dai 6 ai 18 anni. Il tutto assemblato in meno di due mesi. Un investimento di 300mila euro, che per un club di dilettanti - appena tornato pro' - è davvero tantissimo: tanti ragazzi che si allenano a Lacenigo, nelle strutture dei grandi, tre pullmini (che mancano, ad esempio, ai vivai di alcuni club di A), venti tecnici e una quarantina di persone che si occupano dei ragazzi, tra volontari e staff. Così, oggi, il Treviso si ritrova in mano un piccolo tesoro.

Tutto rinasce nel 2010, dall'idea è del vicepresidente Fabrizio Tasca: prima del fallimento, il vivaio trevigiano aveva lanciato diversi ragazzi di prospettiva, ultimo l’attuale doriano Andrea Poli. Di quel vivaio non esiste più nulla. Investimento cospicuo, idee di valore ed ecco, in meno di due mesi, formate le 13 squadre, due delle quali poi hanno dominato i rispettivi campionati: Allievi provinciali, primi a punteggio pieno con 101 reti fatte e 6 subite; Giovanissimi provinciali, 26 vittorie su 26 partite, 187 reti a favore e 4 subite.

Responsabile del settore giovanile è Vladimiro Carraro, un trentacinquenne che ha una storia tutta da raccontare - provate a chiedere di lui a Cesare Prandelli - e che si è calato nell’impresa ben sapendo che il calcio, al di là dell’aspetto puramente sportivo, svolge pure una funzione educativa e di aggregazione sociale. Perché sarà anche una provincia ricca, quella della Marca, ma la sparizione del vivaio del Treviso aveva lasciato un vuoto. "Intorno a noi - racconta Carraro - c’era molto scetticismo: dopo il fallimento, diversi genitori si sono trovati da un giorno all’altro a non poter contare sulla squadra e sugli educatori cui affidavano i figli. Poi c'era da vincere la diffidenza delle altre società, preoccupate dal nostro ritorno. In questo caso, il rispetto è stata la chiave". Un lavoro d'equipe (il responsabile organizzativo Nardo, quello dell'attività di base Martin, il capo osservatori Fiorotto, il segretario Pascale), ed ecco fatto.

Da subito sono arrivati anche i primi trofei, "ma la nostra gratificazione più impagabile viene dalle famiglie dei ragazzi e dai loro ringraziamenti", chiosa Carraro. Magari non uscirà da lì il nuovo Messi, ma intanto c’è futuro. Dove non c’era più nulla, non è affare da poco.

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