Vladimiro Carraro, chi è costui? Prandelli: "Il migliore"

Calcio
Vladimiro Carraro, a sinistra, assieme al responsabile organizzativo del vivaio del Treviso, Luca Nardo
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L’attuale responsabile del vivaio del Treviso giocò nelle giovanili dell’Atalanta: “Il talento più puro che io abbia mai allenato”, lo definì il ct azzurro. Ma lui si infortunò e lasciò il calcio per continuare a studiare. Ora lo insegna ai ragazzini

C'era una volta il Treviso. Ora c'è il club del futuro

FOTO: l'Album della Nazionale di Prandelli

di LORENZO LONGHI

Ci sono storie che non vanno in copertina e altre che nemmeno trovano menzione. Eppure, spesso, hanno tanto da raccontare. Quella di Vladimiro Carraro rientra nella casistica. ”È il talento più puro che io abbia mai allenato”: nel 2004, l’attuale ct della Nazionale Cesare Prandelli rispose così, in un forum al Corriere dello Sport-Stadio, a precisa domanda. Tecnico di moda, ad un passo dalla Juve dopo i miracoli di Parma, Prandelli allora aveva già guidato gente come Mutu, Morfeo, Locatelli, Adriano o Gilardino: non certo degli sprovveduti. Ma c’era uno migliore di loro.

Vladimiro Carraro, appunto. Classe 1976, talento delle giovanili dell’Atalanta anni ‘90. Centrocampista di classe sopraffina e visione di gioco strategica, già nel giro delle rappresentative azzurre dove giocava con Totti. Ma anche la testa ben salda sulle spalle. Quando i nerazzurri giocarono la finale del Viareggio, nel 1993, Prandelli lo chiamò, ma lui disse di no. Motivo? "Due interrogazioni importanti", proprio così: la scuola prima di tutto, perché puoi anche essere un talento, ma non è detto che poi nel calcio fili tutto liscio. Non sbagliò, Vladimiro: arrivò un grave infortunio alla spalle e, al momento del lancio definitivo, restò fuori un anno. Tornò, debuttò fra i professionisti. Continuò a studiare, si rifece male. Tre operazioni in due anni. Sliding doors, la porta che si chiude e il mestiere del futuro diventa un hobby. Così lui, che ha studiato, s’inventa un lavoro: un po’ commerciale, un po’ designer di cucine.

Eppure non doveva finire così. Prima, con il suo nome sui giornali, il paradiso all’improvviso. Diventa allenatore, anzi “maestro di calcio”: lo chiamano al vivaio del Venezia. Lui, che è di Portogruaro, ha 29 anni e accetta. Poi, nel 2008, Prandelli si ricorda di lui e lo chiama alla Fiorentina per allenare gli Esordienti regionali. Vince il campionato. Oggi è a Treviso dove, con i suoi collaboratori, ha rifondato il Settore giovanile. Il calcio toglie, il calcio dà. E, a volte, sa raccontare storie come questa.

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