Erano 20 giovani e forti: che ecatombe sopra la panca
CalcioIL BILANCIO. Dei 20 allenatori partiti ad agosto in A, solo 9 hanno conservato la panchina dall’inizio alla fine del campionato. Tredici esoneri. Le "piccole" che non hanno cambiato tecnico si sono salvate. Il Parma cambia, ma alla fine pesca il migliore
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di Vanni Spinella
Erano partiti in 20. Belli (uno di sicuro, stando al giudizio del suo Presidente), giovani (chi più, chi meno), forti. Pronti a darsi battaglia per un titolo, come ai tempi dei cavalieri. Armati di coraggio, idee, ma soprattutto di tanta pazienza. Dopo mesi di scontri, ne sono rimasti in sella appena 9: meno della metà. E ora che la giostra della Serie A si è fermata, è tempo di bilanci per i nostri prodi allenatori.
Nove, come detto, sono i tecnici che possono vantarsi di aver tenuto duro, resistendo sulla loro panchina per tutta la durata del “campionato più difficile del mondo”. Con gente come Zamparini e Cellino, si sa, il pericolo di essere disarcionati è sempre dietro l’angolo. Ma 13 esoneri (compresi due ripensamenti, con allenatori prima cacciati e poi richiamati: Delio Rossi al Palermo e Iachini al Brescia) sono tanti. Specie se paragonati ai 4 della Premier League, dove si coltiva una diversa cultura del manager a lungo termine.
E l’insoddisfazione non finisce certo qui: perché, a parte le prime 5 classificate, solo 3 delle altre 15 (Fiorentina, Parma, Cagliari) sembrano intenzionate a tenere l’attuale tecnico per la prossima stagione. Alla faccia della programmazione.
Incredibile ma vero, la stagione degli esoneri 2010/2011 è cominciata già a settembre, quando i magnifici 20 erano ancora ai nastri di partenza e iniziavano tutti alla pari: nessuno di loro, infatti, aveva mai vinto uno scudetto in carriera.
Colomba del Bologna è il primo degli esonerati, a campionato non ancora iniziato. Lo sostituisce per una giornata (ottenendo un prezioso 0-0 contro l’Inter) il tecnico della Primavera Magnani (reso celebre da un recente episodio di “fanta-razzismo”); poi, squadra in mano a Malesani. In autunno cadono Gasperini (Genoa) e Bisoli (Cagliari), l’inverno ne congela addirittura 7: Corioni fa fuori Iachini, Moratti rispedisce a casa Benitez senza neanche un assaggino di panettone, a gennaio salta Giampaolo del Catania e Iachini torna al posto di Beretta, a febbraio tocca a Ventura, Ranieri (dimessosi) e Delio Rossi, a cui subentra Cosmi.
Gli ultimi a crollare sono Di Carlo alla Sampdoria (ma era davvero colpa sua?), Cosmi (dopo un mese di Palermo con una sola vittoria, contro il Milan, e tre sconfitte) e Marino, a un passo dal traguardo.
Ma perché si cambia tanto? Solitamente, la risposta è sempre la stessa: “per dare una scossa all’ambiente”. Si spalancano le finestre e si spera che la ventata d’aria fresca porti nuovo ossigeno e motivazioni. Con risultati non così certi. Delle prime 7 classificate, solo 2 hanno optato per il cambio in corsa (Inter e Roma), beneficiandone leggermente a livello di punti (Benitez, in media, ne ha fatti 1,7 a partita, contro i 2,2 di Leonardo; Ranieri 1,56 contro l’1,85 di Montella). A livello di “mission”, però, nulla è cambiato: scudetto sfumato per i nerazzurri, un misero piazzamento in Europa League per la Roma. Tutte e tre le retrocesse ci hanno provato, ma a loro il cambio non è servito a nulla. A differenza delle altre “piccole”, partite a inizio stagione con l’obiettivo della salvezza: Lecce, Cesena e Chievo hanno dato fiducia al tecnico con cui avevano iniziato l’avventura, e alla fine hanno avuto ragione.
Uno solo il cambio che ha veramente rappresentato la svolta per una squadra. Sia la calcolatrice che l’obiettivo raggiunto quando ormai si pensava al peggio, incoronano Colomba. Quattro vittorie in sei gare hanno permesso al Parma di scalare posizioni, allontanandosi velocemente dalle sabbie mobili della retrocessione. Avete capito bene: a conti fatti, il migliore della spedizione è Franco Colomba. Non male per uno che era stato esonerato prima ancora di partire.
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Nove, come detto, sono i tecnici che possono vantarsi di aver tenuto duro, resistendo sulla loro panchina per tutta la durata del “campionato più difficile del mondo”. Con gente come Zamparini e Cellino, si sa, il pericolo di essere disarcionati è sempre dietro l’angolo. Ma 13 esoneri (compresi due ripensamenti, con allenatori prima cacciati e poi richiamati: Delio Rossi al Palermo e Iachini al Brescia) sono tanti. Specie se paragonati ai 4 della Premier League, dove si coltiva una diversa cultura del manager a lungo termine.
E l’insoddisfazione non finisce certo qui: perché, a parte le prime 5 classificate, solo 3 delle altre 15 (Fiorentina, Parma, Cagliari) sembrano intenzionate a tenere l’attuale tecnico per la prossima stagione. Alla faccia della programmazione.
Incredibile ma vero, la stagione degli esoneri 2010/2011 è cominciata già a settembre, quando i magnifici 20 erano ancora ai nastri di partenza e iniziavano tutti alla pari: nessuno di loro, infatti, aveva mai vinto uno scudetto in carriera.
Colomba del Bologna è il primo degli esonerati, a campionato non ancora iniziato. Lo sostituisce per una giornata (ottenendo un prezioso 0-0 contro l’Inter) il tecnico della Primavera Magnani (reso celebre da un recente episodio di “fanta-razzismo”); poi, squadra in mano a Malesani. In autunno cadono Gasperini (Genoa) e Bisoli (Cagliari), l’inverno ne congela addirittura 7: Corioni fa fuori Iachini, Moratti rispedisce a casa Benitez senza neanche un assaggino di panettone, a gennaio salta Giampaolo del Catania e Iachini torna al posto di Beretta, a febbraio tocca a Ventura, Ranieri (dimessosi) e Delio Rossi, a cui subentra Cosmi.
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Ma perché si cambia tanto? Solitamente, la risposta è sempre la stessa: “per dare una scossa all’ambiente”. Si spalancano le finestre e si spera che la ventata d’aria fresca porti nuovo ossigeno e motivazioni. Con risultati non così certi. Delle prime 7 classificate, solo 2 hanno optato per il cambio in corsa (Inter e Roma), beneficiandone leggermente a livello di punti (Benitez, in media, ne ha fatti 1,7 a partita, contro i 2,2 di Leonardo; Ranieri 1,56 contro l’1,85 di Montella). A livello di “mission”, però, nulla è cambiato: scudetto sfumato per i nerazzurri, un misero piazzamento in Europa League per la Roma. Tutte e tre le retrocesse ci hanno provato, ma a loro il cambio non è servito a nulla. A differenza delle altre “piccole”, partite a inizio stagione con l’obiettivo della salvezza: Lecce, Cesena e Chievo hanno dato fiducia al tecnico con cui avevano iniziato l’avventura, e alla fine hanno avuto ragione.
Uno solo il cambio che ha veramente rappresentato la svolta per una squadra. Sia la calcolatrice che l’obiettivo raggiunto quando ormai si pensava al peggio, incoronano Colomba. Quattro vittorie in sei gare hanno permesso al Parma di scalare posizioni, allontanandosi velocemente dalle sabbie mobili della retrocessione. Avete capito bene: a conti fatti, il migliore della spedizione è Franco Colomba. Non male per uno che era stato esonerato prima ancora di partire.
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