Paoloni ai domiciliari: "Voglio solo vedere mia moglie"

Calcio
Arresti domiciliari "rigidi" per Paoloni, l'ex portiere della Cremonese in carcere dal primo giugno per la vicenda delle partite truccate
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L'ex portiere della Cremonese nega al gip d'avere somministrato il tranquillante ai compagni e torna a casa dove potrà incontrare solo legali, moglie e figlia. Buffone parla di contatti tra società, con l'obiettivo di truccare le partite. FOTO E VIDEO

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E' stato posto agli arresti domiciliari Marco Paoloni, l'ex portiere della Cremonese in carcere dal primo giugno scorso per la vicenda delle partite truccate. Paoloni, nel suo interrogatorio davanti al gip Guido Salvini, ha ribadito la sua estraneità riguardo alla somministrazione di Minias, un tranquillante, ai suoi compagni di squadra prima di Cremonese-Paganese del 14 novembre del 2010. E' questo l'episodio che diede il via all'inchiesta sulle partite truccate. I suoi avvocati, al termine dell'interrogatorio durato poco più di un ora, hanno detto di essere "soddisfatti e fiduciosi" sugli sviluppi della vicenda.

"Sono stati 17 giorni duri, ora mi sento più sollevato. Voglio solo vedere mia moglie e mia figlia". Sono parole dell'ex portiere della Cremonese all'uscita del carcere di Cremona per andare ai domiciliari in un appartamento della città lombarda. Lei si sente innocente? Gli è stato chiesto. "Questo lo deciderà chi di dovere - ha risposto -. Ora voglio solo vedere moglie e figlia".

Il calciatore, che indossava una t-shirt bianca e dei bermuda di jeans, è salito a bordo dell'auto dei suoi avvocati, Emanuela Di Paolo e Luca Curatti, e si è diretto verso l' abitazione dove rimarrà agli arresti domiciliari con la possibilità di vedere solo la moglie, la figlia e i suoi legali. La detenzione dovrà essere "applicata in modo molto rigido", "dovendosi escludere che Paoloni possa rientrare nella sua abitazione di Civitavecchia, in quanto in tale contesto, anche in assenza della polizia giudiziaria operante, sarebbe meno controllabile e più a rischio di inopportuni contatti". Il calciatore viene in sostanza scarcerato solo per "la considerazione che all'interno del sistema la detenzione in carcere, soprattutto di incensurati, e il suo prolungamento in questa fase devono essere considerate misure eccezionali".

Oggi è stato dunque ancora una volta il Paoloni-day: il gip di Cremona, Guido Salvini, ha infatti interrogato l'ex portiere della Cremonesei. Il giudice voleva approfondire, dopo la deposizione del 7 giugno scorso davanti al pm Di Martino, il ruolo di Paoloni nel tentato avvelenamento dei compagni di squadra della Cremonese. All'interrogatorio del portiere ha partecipato anche il procuratore di Cremona, Roberto Di Martino. Davanti al magistrato, il calciatore aveva respinto le accuse di aver somministrato il  tranquillante ai compagni di squadra.

Ma intanto, dall'interrogatorio davanti al gip di Giorgio Buffone (direttore sportivo del Ravenna, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta) emergerebbe che c'erano sì contatti tra calciatori e calciatori, calciatori e scommettitori, ma anche contatti tra società e società, con l'obiettivo di tentare di truccare le partite.

Buffone parla di tre formazioni: Ravenna, Verona, Alessandria - che, nel campionato appena concluso, hanno giocato nello stesso girone della Lega Pro al quale era iscritta la Cremonese. Buffone parte da Verona-Ravenna. "C'è stato un approccio non da parte del Verona, più da parte mia a livello bonario, cioè capire se c'era predisposizione dall'altra parte". Chiede il gip: un approccio con chi? "C'è stato un collega, però voglio dire, non è scritto". Salvini insiste: "Con un collega del Ravenna?", "No, no". Domanda: "Del Verona?". Risposta: "Del Verona! Però è stato, non c'entra niente lui, nel senso che io ho fatto capire che ci poteva essere una soluzione se gli poteva interessare, questo ha detto di no, e quindi...". "Che non ha avuto nessun esito, va bene", sintetizza Salvini. E l'altro: "... e quindi, non è stato neanche portato avanti, voglio dire".

A questo punto il giudice volta pagina: "Per quanto riguarda Alessandria-Ravenna, invece, è successo qualcosa?". In questo caso la risposta è affermativa e Buffone ricostruisce con dovizia di particolari come sono andate le cose. "Sì, è successo che, la settimana prima - adesso non mi ricordo bene il giorno, ma credo la settimana prima - mi chiama, ritornando credo da una trasferta, e quindi era una domenica sera, probabilmente. Tornando da una trasferta mi chiama il presidente dell'Alessandria...". "Veltroni Giorgio?", chiede il gip. ".... Veltroni, sì. Mi chiama e mi dice come siamo andati o meno, come siamo andati, e gli ho detto: 'ah, domenica prossima incontriamo...". "Si giocava", traduce Salvini. E Buffone: "... 'giochiamo, presidente - gli ho detto . 'Faccia una riflessione sulla partita di domenica, faccia una riflessione, adesso parola, termine più o meno, adesso non è che... faccia una riflessione. Lui mi ha chiamato dopo, non so se un giorno, due, non so, perché non è che me li ricordo, anche se questo l'ho letto, però non è che mi posso ricordare i giorni!".

Il gip vuole andare a fondo: 'E la riflessione che termini, che esiti ha avuto?'. Questi, secondo il ds del Ravenna: "Ci siamo incontrati, lui mi ha chiesto, io pensavo anche che mi incontrasse, anche per il fatto, siccome l'Alessandria era ai vertici, noi comunque venivamo anche se avevamo perso, credo, a Verona, era nella partita dopo che ... a Verona poi avevamo fatto una buona gara, puo' darsi che magari si poteva, poteva anche chiedermi magari che un pareggio poteva anche andare bene, insomma, ecco. Invece, mi aveva chiesto che voleva...". "Vincere?", chiede il gip. "... ed allora - continua Buffone - gli ho detto: 'Se vuoi vincere, fammi capire come vuoi vincere', lui mi aveva offerto 50mila euro, allora io ho risposto: '50mila euro, te ne offro io 100 ma era un modo di dire, dove vai uno perde una partita per 50mila euro?". "Troppo poco", conviene Salvini. Esatto. "Cioè, voglio dire - riprende Buffone - non ha senso, anche perché noi vincendo quella partita ci saremmo messi poi nel discorso dei prof... insomma, voglio dire!".