Inter, la paura fa 3-4-3. Pro e contro del modulo che divide
CalcioIl sistema di gioco tanto caro a Gasperini non convince affatto i tifosi. E non ha una tradizione vincente. In Italia fu il marchio di fabbrica del Milan scudettato di Zaccheroni. Ma in Europa, nel calcio moderno, si vince solo con la difesa a 4
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di Vanni Spinella
Non dite che sono solo numeri. Perché su quei numeri, in questi giorni, ci sono tifosi che si stanno accapigliando. E teorici che ci sbattono la testa da anni. La formula della vittoria, nel calcio, non è ancora stata scoperta. Ma c’è chi assicura che il modulo sia una variabile importante.
343 è il prefisso con cui l’Inter ha chiamato Gasperini, sapendo bene di ingaggiare un tecnico che ama schierare la difesa a 3. Inadatto, rischioso, spettacolare: ognuno dice la propria.
In attesa di vederlo riprodotto sul campo, ecco punti di forza e punti deboli del modulo che divide gli interisti.
3-4-3, NO perché:
1. Pochi precedenti vincenti
Qualcuno, recentemente, ha provato a tranquillizzare i tifosi più spaventati, facendo gli esempi di grandi squadre come il Barcellona di Cruijff o l’Ajax di Van Gaal: belle, vincenti e con la difesa a 3.
Purtroppo, però, si tratta di rassicurazioni lacunose. Quel Barcellona risale ormai a 20 anni fa: praticamente un’altra era calcistica. Riguardo all’Ajax, invece, è vero che i lancieri nascono con il 3-4-3 nel dna, ma è altrettanto vero che sono ormai anni che la scuola calcistica olandese si è convertita al 4-3-3, che viene insegnato e adottato dalle giovanili fino alla prima squadra.
E persino Van Gaal, in quell’Ajax di metà anni ‘90 che raggiunse due finali di Champions, optava spesso e volentieri per la difesa a 4 con Bogarde, Frank De Boer, Blind e Reiziger.
Per trovare una squadra vincente in Italia con la difesa a 3 bisogna tornare al Milan di Zaccheroni (scudetto nel 1999) o, in campo internazionale, al Brasile campione del mondo nel 2002 (con Edmilson, Roque Junior e l’interista Lucio).
2. Mancano gli uomini giusti
Non bisogna essere usciti dalle aule di Coverciano per capire che, se l’Inter adottasse il 3-4-3, allo stato attuale avrebbe come minimo due problemi: un attaccante esterno in meno e uno Sneijder di troppo. Il mercato, fortunatamente, serve anche a questo, ed è appena iniziato.
3. Brutti ricordi
Grande teorico del 3-4-3, come detto, è Alberto Zaccheroni, che provò ad applicarlo anche nel corso della sua avventura sulla panchina dell’Inter. In difesa poteva contare su un trio di altissimo livello (Materazzi, Cordoba e Cannavaro), ma negli occhi dei tifosi interisti resta indelebile il ricordo della lezione subita a San Siro contro l'Arsenal: 1-5, con Henry che si infilava ovunque e i tre difensori nerazzurri allo sbando.
4. Inadatto al calcio moderno
Nel calcio moderno si può giocare ancora con la difesa a 3 e vincere? La risposta sembra essere no. Il calcio cambia, si evolve, e in quello odierno sembra difficile imporsi con i 3 centrali dietro.
Pensate alle ultime grandi dominatrici in Italia e in Europa: il Milan di Sacchi e Capello (4-4-2), la Juve di Lippi (4-3-3), il Manchester di Ferguson (4-4-2), il Milan di Ancelotti (4-3-1-2), l’Inter di Mourinho (4-2-3-1), il Barcellona di Guardiola (4-3-3).
Tanti moduli, una sola costante: la difesa a 4.
5. Tempi di apprendimento
Il 3-4-3 è un modulo che richiede parecchio tempo per essere assimilato alla perfezione. Il gioco sulle fasce riveste grande importanza, le sovrapposizioni sono continue, il sacrificio è richiesto a tutti, il sincronismo è d’obbligo.
Guidolin, altro sostenitore della difesa a 3, ha trasformato l’Udinese in una macchina perfetta, ma ha perso le prime 4 gare di campionato prima che Armero e Isla capissero cosa voleva da loro.
L’Inter non può permettersi periodi di apprendistato. Pechino è dietro l’angolo: tra quaranta giorni sarà già derby per la Supercoppa.
3-4-3, SI' perché:
1. Una scossa per tornare come prima
La storia insegna che i grandi cambiamenti tattici vengono accettati con maggior disponibilità da squadre che provengono da periodi deludenti. Prendete il Milan di Zac, che veniva da due stagioni a dir poco travagliate (undicesimo e decimo in classifica, dopo il ciclo vincente di Capello). Dopo anni di 4-4-2, la novità del tridente rigenerò gente come Boban o Weah. Come se ci fosse un bisogno fisiologico di rivoluzione.
Non è esattamente il caso dell’Inter, che però esce sballottata dall’ultima stagione. Ancora innamorata di Mourinho, incappa nella parentesi Benitez e si concede una scappatella con Leonardo, che la tradisce fuggendo. Adesso cerca stabilità, ma spesso, per trovarla, occorre rivoluzionare.
2. Valorizzare i nuovi, resuscitare i vecchi
Palacio, Jonathan, tutto sommato anche Nagatomo. Uomini nuovi, giocatori alla ricerca di successo, che valorizzati da un modulo che sembra cucito su di loro potrebbero dare più di chi ultimamente è apparso appagato come Maicon o Pandev.
L’argentino è a portata di mano, gli altri due sono già in casa, vogliosi di ritagliarsi spazio. Ma il 3-4-3 è anche il modulo ideale per far rinascere Milito e Thiago Motta. Per non parlare di Eto’o, che quel ruolo sulla sinistra (con licenza di accentramento) lo sa ricoprire benissimo.
3. Nessuna rinuncia dolorosa
Riuscireste a scegliere due tra Ranocchia, Samuel e Lucio? Il 3-4-3 elimina il problema alla radice. In campo con 3 centrali di altissimo livello: niente rinunce dolorose e soprattutto nessun malumore nello spogliatoio. Tre posti per tre campioni: fino al primo infortunio.
4. Il rilancio in Italia
Nell’ultimo campionato ci sono andate vicino in due, tradite probabilmente dalle vertigini. Napoli e Udinese, con le loro difese a 3, sono state le vere sorprese dell’ultima stagione. Mazzarri è arrivato a giocarsi lo scudetto con il Milan, Guidolin ha messo in difficoltà tutte le big e conquistato l’Europa.
Inoltre, come ha dimostrato Leonardo, in difesa si può ballare anche in 4, e infatti il Napoli ha subito meno reti dei nerazzurri. Insomma, giocare con il 3-4-3 non significa necessariamente essere meno coperti.
5. Il magico numero 3
I tre in difesa e i tre in attacco hanno fruttato a Gasperson tre derby della Lanterna vinti consecutivamente. Uno dei quali con tripletta di Milito, che ritrova all’Inter. Per chi crede nella magia del numero 3, ci sono tutte le premesse per un nuovo Triplete.
Favorevole o contrario al 3-4-3? Dillo nel forum
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Non dite che sono solo numeri. Perché su quei numeri, in questi giorni, ci sono tifosi che si stanno accapigliando. E teorici che ci sbattono la testa da anni. La formula della vittoria, nel calcio, non è ancora stata scoperta. Ma c’è chi assicura che il modulo sia una variabile importante.
343 è il prefisso con cui l’Inter ha chiamato Gasperini, sapendo bene di ingaggiare un tecnico che ama schierare la difesa a 3. Inadatto, rischioso, spettacolare: ognuno dice la propria.
In attesa di vederlo riprodotto sul campo, ecco punti di forza e punti deboli del modulo che divide gli interisti.
3-4-3, NO perché:
1. Pochi precedenti vincenti
Qualcuno, recentemente, ha provato a tranquillizzare i tifosi più spaventati, facendo gli esempi di grandi squadre come il Barcellona di Cruijff o l’Ajax di Van Gaal: belle, vincenti e con la difesa a 3.
Purtroppo, però, si tratta di rassicurazioni lacunose. Quel Barcellona risale ormai a 20 anni fa: praticamente un’altra era calcistica. Riguardo all’Ajax, invece, è vero che i lancieri nascono con il 3-4-3 nel dna, ma è altrettanto vero che sono ormai anni che la scuola calcistica olandese si è convertita al 4-3-3, che viene insegnato e adottato dalle giovanili fino alla prima squadra.
E persino Van Gaal, in quell’Ajax di metà anni ‘90 che raggiunse due finali di Champions, optava spesso e volentieri per la difesa a 4 con Bogarde, Frank De Boer, Blind e Reiziger.
Per trovare una squadra vincente in Italia con la difesa a 3 bisogna tornare al Milan di Zaccheroni (scudetto nel 1999) o, in campo internazionale, al Brasile campione del mondo nel 2002 (con Edmilson, Roque Junior e l’interista Lucio).
2. Mancano gli uomini giusti
Non bisogna essere usciti dalle aule di Coverciano per capire che, se l’Inter adottasse il 3-4-3, allo stato attuale avrebbe come minimo due problemi: un attaccante esterno in meno e uno Sneijder di troppo. Il mercato, fortunatamente, serve anche a questo, ed è appena iniziato.
3. Brutti ricordi
Grande teorico del 3-4-3, come detto, è Alberto Zaccheroni, che provò ad applicarlo anche nel corso della sua avventura sulla panchina dell’Inter. In difesa poteva contare su un trio di altissimo livello (Materazzi, Cordoba e Cannavaro), ma negli occhi dei tifosi interisti resta indelebile il ricordo della lezione subita a San Siro contro l'Arsenal: 1-5, con Henry che si infilava ovunque e i tre difensori nerazzurri allo sbando.
4. Inadatto al calcio moderno
Nel calcio moderno si può giocare ancora con la difesa a 3 e vincere? La risposta sembra essere no. Il calcio cambia, si evolve, e in quello odierno sembra difficile imporsi con i 3 centrali dietro.
Pensate alle ultime grandi dominatrici in Italia e in Europa: il Milan di Sacchi e Capello (4-4-2), la Juve di Lippi (4-3-3), il Manchester di Ferguson (4-4-2), il Milan di Ancelotti (4-3-1-2), l’Inter di Mourinho (4-2-3-1), il Barcellona di Guardiola (4-3-3).
Tanti moduli, una sola costante: la difesa a 4.
5. Tempi di apprendimento
Il 3-4-3 è un modulo che richiede parecchio tempo per essere assimilato alla perfezione. Il gioco sulle fasce riveste grande importanza, le sovrapposizioni sono continue, il sacrificio è richiesto a tutti, il sincronismo è d’obbligo.
Guidolin, altro sostenitore della difesa a 3, ha trasformato l’Udinese in una macchina perfetta, ma ha perso le prime 4 gare di campionato prima che Armero e Isla capissero cosa voleva da loro.
L’Inter non può permettersi periodi di apprendistato. Pechino è dietro l’angolo: tra quaranta giorni sarà già derby per la Supercoppa.
3-4-3, SI' perché:
1. Una scossa per tornare come prima
La storia insegna che i grandi cambiamenti tattici vengono accettati con maggior disponibilità da squadre che provengono da periodi deludenti. Prendete il Milan di Zac, che veniva da due stagioni a dir poco travagliate (undicesimo e decimo in classifica, dopo il ciclo vincente di Capello). Dopo anni di 4-4-2, la novità del tridente rigenerò gente come Boban o Weah. Come se ci fosse un bisogno fisiologico di rivoluzione.
Non è esattamente il caso dell’Inter, che però esce sballottata dall’ultima stagione. Ancora innamorata di Mourinho, incappa nella parentesi Benitez e si concede una scappatella con Leonardo, che la tradisce fuggendo. Adesso cerca stabilità, ma spesso, per trovarla, occorre rivoluzionare.
2. Valorizzare i nuovi, resuscitare i vecchi
Palacio, Jonathan, tutto sommato anche Nagatomo. Uomini nuovi, giocatori alla ricerca di successo, che valorizzati da un modulo che sembra cucito su di loro potrebbero dare più di chi ultimamente è apparso appagato come Maicon o Pandev.
L’argentino è a portata di mano, gli altri due sono già in casa, vogliosi di ritagliarsi spazio. Ma il 3-4-3 è anche il modulo ideale per far rinascere Milito e Thiago Motta. Per non parlare di Eto’o, che quel ruolo sulla sinistra (con licenza di accentramento) lo sa ricoprire benissimo.
3. Nessuna rinuncia dolorosa
Riuscireste a scegliere due tra Ranocchia, Samuel e Lucio? Il 3-4-3 elimina il problema alla radice. In campo con 3 centrali di altissimo livello: niente rinunce dolorose e soprattutto nessun malumore nello spogliatoio. Tre posti per tre campioni: fino al primo infortunio.
4. Il rilancio in Italia
Nell’ultimo campionato ci sono andate vicino in due, tradite probabilmente dalle vertigini. Napoli e Udinese, con le loro difese a 3, sono state le vere sorprese dell’ultima stagione. Mazzarri è arrivato a giocarsi lo scudetto con il Milan, Guidolin ha messo in difficoltà tutte le big e conquistato l’Europa.
Inoltre, come ha dimostrato Leonardo, in difesa si può ballare anche in 4, e infatti il Napoli ha subito meno reti dei nerazzurri. Insomma, giocare con il 3-4-3 non significa necessariamente essere meno coperti.
5. Il magico numero 3
I tre in difesa e i tre in attacco hanno fruttato a Gasperson tre derby della Lanterna vinti consecutivamente. Uno dei quali con tripletta di Milito, che ritrova all’Inter. Per chi crede nella magia del numero 3, ci sono tutte le premesse per un nuovo Triplete.
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