Serie A, si va verso lo sciopero. Non sarebbe la prima volta

Calcio
La prima giornata di campionato è a rischio sciopero, sarebbe la seconda volta nella storia del nostro calcio. La prima si verificò il 16 e il 17 marzo 1996
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La Lega ha respinto l'accordo sul contratto collettivo. Sembra inevitabile il rinvio della prima giornata. Il precedente stop si verificò nel marzo 1996, ma le minacce di simili "agitazioni" nella storia del calcio sono state molto più numerose

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Mancano solo tre giorni dal fischio d'inizio della nuova stagione del nostro campionato, ma il tempo scorre verso quello che sembra ormai inevitabile: il rinvio per sciopero della prima giornata della Serie A. La Lega, infatti, ha detto no alla firma dell'accordo sul contratto collettivo dei giocatori. "Al momento non ci sono le condizioni perché si giochi", sono queste le parole di una delle giornate più tormentate per il nostro calcio, pronunciate dal  presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi.

Ma perché si è arrivati a questo punto di rottura tra la Lega e l'Aic? I nodi fondamentali perché si possa fare marcia indietro restano l'articolo 4 che riguarda il contributo di solidarietà (i club che sia totalmente a carico dei giocatori) e l'articolo 7 sull'assoluta autonomia dello staff tecnico di organizzare gli allenamenti dei giocatori. Il presidente della Lega Maurizio Beretta è categorico: "Il testo firmato dall'Assocalciatori non può essere sottoscritto se non c'è l'integrazione dei due punti sui quali già ci eravamo espressi".

Quello minacciato dall'Aic sarebbe il secondo sciopero nella storia del nostro calcio, il primo si verificò il 16 e il 17 marzo 1996, quando i calciatori si rifiutarono di scendere in campo per protestare contro la mancata soluzione di una serie di questioni: il Fondo di Garanzia, la modifica della Legge 91, il rinnovo dell'Accordo Collettivo, la previdenza, i parametri dopo l'entrata in vigore della  Legge Bosman, la ristrutturazione dei campionati, le situazioni di  morosità, le aggressioni ai calciatori e la richiesta del diritto di elettorato attivo e passivo.

Ma le minacce e le proteste non sono mai mancate, la prima protesta è datata bisogna 11 maggio 1969, quando gli assi del pallone chiesero l'abrogazione della norma che permetteva alle società di serie A  e B di ridurre gli emolumenti del 40% se i giocatori in questione non avessero raggiunto un determinato numero di presenze. La diatriba si risolse con l'accettazione delle richieste dell'Aic e l'annullamento della norma.

Nel 14 aprile 1974, invece, le partite iniziarono con 10 minuti di ritardo in segno di solidarietà con il giocatore Augusto Scala, che rifiutò il trasferimento dal Bologna all'Avellino. Negli anni successivi furono poi numerose le agitazioni prospettate ma mai attuate fino in fondo.

Fino almeno al maggio 1986, quando l'Aic proclamò un altro inizio ritardato dei match, questa volta di 15 minuti, per gli atteggiamenti tenuti dai presidenti del Pisa, Romeo Anconetani e del Catania, Angelo Massimino.

Un altro ritardo, questa volta di 45 minuti, si verificò il 18 dicembre 1994, 12esima giornata di A: in quell'occasione le motivazioni furono prevalentemente economiche e riguardarono il mancato pagamento degli stipendi dei giocatori appartenenti alle società non ammesse ai campionati. Dopo il 1996, si sono verificati altri inizi ritardati dei match.

Il 22 e il 23 dicembre 2000 le squadre scesero in campo 15 minuti dopo rispetto all'orario di inizio. Nell'iniziativa l'Aic fu affiancata da Figc, Leghe, Aiac e Aia per protestare contro la  violenza nel calcio e le numerose aggressioni subìte dai calciatori, culminate con la bomba molotov lanciata contro il pullman dell'Inter il 14 dicembre.

Motivazioni simili nel ritardo dell'8 dicembre 2002, quando l'Aic si mosse contro le aggressioni ai danni dei calciatori Emanuele Manitta del Messina e Francesco Baldini del Napoli. L'ultima protesta è datata 30 gennaio 2009, quando l'Aic solidarizzò con i calciatori Daniele Mannini e Davide Possanzini, sospesi dal Tas di Losanna per essersi presentati in ritardo ad un controllo antidoping, anche quel giorno furono decretati e attuati 15 minuti di ritardo.

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