"Un brutto voto? Può condizionare anche una partita"

Calcio
Giovanni Terrani, 16 anni, studente e calciatore
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Sveglia alle 7, colazione veloce, metro per andare a scuola, allenamento. In classe con Giovanni Terrani, attaccante dell'Inter Primavera e studente al Liceo scientifico. E i compiti? "La sera con i compagni, ma i libri mi seguono anche in trasferta"

di Matteo Veronese

Bando ai vecchi stereotipi sui teenager privi di valori e interessi, che pensano solo all'oggi senza preoccuparsi del loro futuro. La realtà, una delle tante, è Giovanni Terrani, sedicenne di Vigevano trasferitosi da cinque anni Milano: sveglia alle 7, colazione veloce, viaggio in metrò da Niguarda, zona nord di Milano, a corso Sempione per andare a scuola, quarto anno del liceo scientifico. Finite le lezioni, di nuovo metrò, pranzo e allenamenti cinque volte la settimana, studio e compiti nel pomeriggio, la sera un film e a letto alle 22.30. Nel week-end? Lavora. In mezzo, tanti sacrifici e qualche rinuncia. Banale, forse, ma non scontato per un ragazzo che per di più di mestiere fa il calciatore e lo fa indossando la maglia nerazzurra dell'Inter, categoria Primavera.

Come lui, centinaia di ragazzi inseguono il sogno di calcare i campi della Serie A senza abbandonare la vita dei coetanei che a differenza loro vorranno diventare avvocati, giornalisti, musicisti, a partire dalla scuola: "Dovesse andarmi bene, la carriera da calciatore potrebbe durare fino a 35 anni, e poi? Lo studio è importante, l'istruzione resta per tutta la vita". Lo sa bene anche il collega Oddo che, dopo anni di studi, staa per laurearsi in Economia politica e aziendale dello sport "per gestire una squadra di club". C'è anche chi pensa di non interrompere gli studi ma provare a far coincidere la vita da calciatore con quella da studente, come Samuele Longo, che vorrebbe iscriversi a Scienze Motorie. Giovanni non sa ancora a quale università si iscriverà ma non se ne fa un cruccio: "C'è ancora tempo. Intanto punto alla maturità, l'anno prossimo, e a fare meglio dei miei compagni". Per chi ci convive ogni giorno, la competizione dai campi da gioco si trasferisce sui banchi di scuola: "Non ho problemi, i voti sono buoni, riesco bene in matematica. Studio la sera prima di cena, in pratica nel mio tempo libero dopo le lezioni e gli allenamenti. Con gli altri compagni ci troviamo nella sala comune o in stanza e ci aiutiamo a risistemare gli appunti della mattinata, a ripassare o a preparare i compiti in classe, ma un po' di sana competizione tra di noi c'è". Per Giovanni e per chi come lui vive all'interno di un centro sportivo la scuola è evasione dalla quotidianità e un'occasione per incontrare altri ragazzi: "Non frequentiamo tutti la stessa classe, abbiamo anche compagni che non giocano a calcio come noi e hanno una vita diversa. I ragazzi stranieri, poi, quando arrivano frequentano prima una scuola che li aiuti a conoscere la lingua, e solo dopo vengono inseriti nelle nostre classi, o magari in una classe inferiore".

Sul tabellino dei giovani calciatori non finiscono solo i minuti giocati o i gol segnati, ma anche i voti presi a scuola durante gli orari di lezione. A controllare l'andamento scolastico e a "firmare" i permessi di uscita anticipata quando gli impegni sportivi lo richiedono ci pensa un tutor costantemente in contatto con le scuole frequentate dai ragazzi, una ventina tra Beretti e Primavera, che vivono a Interello, il centro sportivo Giacinto Facchetti che comprende, oltre i campi da allenamento e quello centrale sul quale si disputano le partite di campionato, anche gli alloggi di chi proviene da fuori città. Il problema maggiore per molti ragazzi, in particolar modo stranieri, è la lontananza da casa: "Io sono fortunato perché la mia famiglia abita relativamente vicina a Milano e posso vedere i miei genitori e i miei fratelli ogni settimana, ma alcuni compagni tornano a casa una volta al mese, se va bene". C'è qualcosa nella vita di un giovane calciatore che ricordi quella dei propri coetanei più liberi, meno controllati? "Quando siamo qui integrarsi con chi fa una vita "normale", con chi il pomeriggio torna a casa dai genitori o va in centro o al cinema con gli amici non è un problema: lo facciamo anche noi, anche se non così spesso per via dei tanti impegni. A volte qualche amico viene a vedere le nostre partite e passiamo un po' di tempo con loro. Non è un grosso peso, è il nostro lavoro. Per quanto riguarda la scuola, ormai siamo abituati a far coincidere la vita da calciatori con quella da studenti e dobbiamo farlo bene, perché alla società vengono passate le pagelle ogni quadrimestre e se c'è qualche materia in cui non andiamo bene oppure delle assenze ingiustificate arriva il... rimprovero. Ma il primo a volere che scuola e sport convivano senza problemi sono io: se in classe prendo un brutto voto rischio di portarmelo dietro anche in partita, perché penso che dovrò recuperarlo il giorno dopo o alla prossima interrogazione. Se invece non ho pensieri di questo tipo riesco meglio anche nel lavoro, e viceversa".

Già, il lavoro, perché di questo si tratta. Da sogno, per migliaia di ragazzi come Giovanni: Campionato, Coppa Italia, da quest'anno anche la "Champions League", una competizione rinominata The Nex Generation Series alla quale partecipano, tra le altre, anche società quali Barcellona, Manchester City, Liverpool, Ajax, Tottenham, Celtic e strutturata come la Champions "dei grandi". L'Inter è l'unica squadra italiana a parteciparvi, un impegno in più per i ragazzi: "Una bella esperienza, internazionale, che affrontare con la squadra di club è differente rispetto agli impegni delle varie rappresentative nazionali - dalle quali i giovani nerazzurri sono convocati a partire dall'under 16. Impegni, quelli in azzurro, che vanno ulteriormente a riempire i calendari degli aspiranti calciatori. Siamo comunque abituati a spostarci di continuo, io lo faccio praticamente ininterrottamente da cinque anni, e anche i libri ormai viaggiano con me".