Inter, quando Ranieri era il nemico. Tutta colpa di Mourinho

Calcio
Ancora una volta il fantasma di Mourinho si mette sulla strada degli allenatori dell'Inter

Il nuovo allenatore dell'Inter ancor prima che sui risultati dovrà lavorare sul suo inserimento in un ambiente che non lo vede certo con stima. Perché? Perché il portoghese aveva iniziato una guerra di parole contro l'allora tecnico di Juve e Roma. FOTO

Ranieri: all'Inter per vincere. Moratti: giusto

di Luciano Cremona

Il prossimo venti ottobre Claudio Ranieri compirà sessant'anni. Non settanta, non ancora. Anche se qualcuno i settant'anni gliel'aveva già attribuiti. Era il 2008, Ranieri era il nemico giurato dell’Inter in quanto allenatore della Juventus. E José Mourinho non perdeva occasione per innescare la polemica con il tecnico romano. Perché? Perché lo Special One, appena sbarcato nel mondo Serie A, aveva iniziato la sua crociata. Da solo contro tutti per proteggere il suo gruppo. E il suo obiettivo preferito, tra un "monaco di tibete" e un "barnetta", era sempre e solo Caludio Ranieri.

Ci metteva tutto, Mourinho. Questioni di principio, questioni di età, questioni di vittorie. "Capisco che è difficile cambiare mentalità. Io ho vinto tanto, lui ha quasi 70 anni e ha vinto solo due coppette". Giusto per non mandarle a dire, Mourinho iniziò la sua personale sfida con Ranieri proprio così. Il portoghese, in aperta polemica con la stampa, spesso decideva di non presentarsi in sala stampa, ma si faceva sostituire da Beppe Baresi. "È una mancanza di rispetto", lo ammoniva Ranieri. "Rispetto? Solo il mio presidente può dirmi se devo o non devo andare in conferenza stampa". Mourinho parava il colpo, e poi ribatteva: "Parla lui di rispetto? Lui che in cinque anni in Inghilterra riusciva a dire buongiorno e buonasera?". "A settant’anni è difficile imparare le lingue", la risposta dell'allora tecnico bianconero. Botte e risposte.

E i risultati danno ragione al portoghese. Ranieri esonerato dalla Juve. Quando la Roma lo richiama, ecco di nuovo il duello. Sempre più aspro. Nerazzurri contro giallorossi in campionato, Mourinho contro Ranieri, sempre. In ballo, lo scudetto. La Roma batte l'Inter all'Olimpico, sorpassa, poi l'Inter controsorpassa grazie a Pazzini, ancora blucerchiato ma mai così nerazzurro. In mezzo, la finale di Coppa Italia, a Roma, vinta dall'Inter del Triplete. Con Ranieri che prova a scalfire il super-io di Mou: "Siete voi che dite che Mourinho è un fenomeno, in realtà è un buon allenatore. E poi è troppo facile fare gruppo tirandosi tutti contro". L’allenatore dell'Inter, in Germania per osservare il Bayern Monaco, futuro avversario di Champions, rispose con una lettera più che velenosa. Sulla preparazione della partite da parte di Ranieri, Mou commentò così: "Se prima di una partita metto la squadra a guardare 'Il Gladiatore', i miei giocatori si mettono a ridere o chiamano il dottore chiedendogli se sono malato". E sul fatto che Ranieri era stato allontanato dal Chelsea e che al suo posto Abramovich scelse proprio il portoghese ecco la stoccata: "Non ho mai detto di essere un fenomeno però non è certo colpa mia se, nel 2004, dopo essere arrivato al Chelsea e aver chiesto perché stavano cambiando Ranieri, mi hanno risposto che volevano vincere e con lui non sarebbe mai capitato. Di questo, io, non ho proprio colpe".

"Mi teme e mi annoia", ripeteva Ranieri. "Mourinho dovrebbe parlare più di calcio e meno di me". E via, con la contro risposta filosofica: "Noia? Io conosco solo 'La nausea', di Jean-Paul Sartre". Attacco e difesa, battaglia di parole e di princicpi. L'Inter doveva battere la Roma e perciò Mourinho doveva battere Ranieri, doveva ergerlo a nemico principale. E per la facile proprietà transitiva che chi è nemico di Mourinho è anche nemico degli interisti, Ranieri è diventato, nell'immaginario dei tifosi interisti, l'ultima persona che avrebbero voluto vedere sulla loro panchina. Romano, ex juventino, bollato come perdente. Forse basterà una vittoria a far dimenticare gli strali dello Special One. Difficile, conoscendo il mondo Inter. A Ranieri il compito di cambiare le cose. Magari senza far vedere 'Il gladiatore' prima delle partite. E prima di compiere settant'anni.

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