Ranieri, se Mister esonero diventa l'uomo della Provvidenza
CalcioIl nuovo tecnico dell'Inter ha firmato un biennale. Allenatore navigato e dal temperamento forte, nel suo curriculum ha però collezionato ben 4 licenziamenti. A Firenze, Parma e Valencia i migliori risultati. Male con Juve e Roma, soffre le grandi piazze
Claudio Ranieri ha firmato il contratto biennale che lo lega all'Inter. Il tecnico romano è quindi ufficialmente il nuovo allenatore nerazzurro. Oggi pomeriggio, al centro sportivo "Angelo Moratti", Ranieri guiderà l'allenamento della squadra con inizio alle ore 17. Domani presentazione ufficiale alla stampa e conferenza alla vigilia di Bologna-Inter al centro sportivo, appuntamento alle 12,30.
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ALFREDO ALBERICO
Un allenatore di provata esperienza per raddrizzare un'Inter che di decollare, al momento, non vuole proprio saperne. Con lo "spirito" di José Mourinho che aleggia ancora su Appiano Gentile, il presidente nerazzurro Massimo Moratti ha individuato in Claudio Ranieri l'uomo forte, figura invocata dai tifosi durante la disfatta in Champions contro il Trabzonspor, per dare una svolta a una stagione iniziata nel peggiore dei modi (4 sconfitte e 1 pareggio, tra coppe e campionato).
Così, dopo Gasperini, il 61enne tecnico romano diventa la scelta più giusta, forse obbligata, per cambiare rotta. Eppure, sfogliando il suo curriculum, qualche dubbio potrebbe assalire il già tormentato popolo interista.
Claudio Ranieri iniziò ad allenare nel 1986 i dilettanti del Vigor Lamezia. Dal 1991, da quando cioè approdò nel grande calcio, ha collezionato 4 licenziamenti. Un biglietto da visita non proprio impeccabile per uno al quale la Milano nerazzurra chiede, da subito, di tornare a vincere.
Il primo ben servito glielo diede nel 1993 il Napoli. Il Napoli del post Maradona, e che pure aveva riportato in Europa un anno prima. Gli fu preferito Bianchi. Andò così anche a Valencia, Liga spagnola, nel febbraio 2005, dopo l'eliminazione ai sedicesimi di Coppa Uefa, e dove era tornato dopo i buoni risultati - una coppa nazionale e una qualificazione in Champions - ottenuti nell'88-'89. Valencia-bis durato 8 mesi, proprio come la precedente esperienza a Madrid, sponda Atlético. Qui, però, scelse di dimettersi (4 marzo 2000, dopo il 2-2 in Coppa Uefa contro il Lens).
Guardi Ranieri, osservi il suo stile e il suo aplomb tipicamente inglese e viene spontaneo pensare che la Premier League sia il suo habitat naturale. Di certo lo è stato per quattro anni, fino al 31 maggio 2004, giorno in cui il Chelsea lo mandò via. Non vinse nulla con i Blues, a differenza del predecessore Vialli (1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa di Lega e 1 Fa Cup). E Abramovich lo sostituì con Mourinho. Circostanza che ha condizionato il rapporto tra i due allenatori, negli anni protagonisti di pungenti botta e risposta a distanza.
La storia recente parla di un Ranieri in difficoltà nelle grandi piazze, lì dove le pressioni diventano molto forti. Chiamato a rilanciare la Juventus del dopo Calciopoli, non entra in sintonia né con la dirigenza né con la tifoseria. La qualificazione in Champions del 2008 non basta a salvare il posto. Il sogno s'interrompe un anno dopo, il 18 maggio, quando lascia il posto a Ferrara. Ancora più doloroso il divorzio dalla Roma, la sua Roma. Fatale anche stavolta la seconda stagione, con le dimissioni del 20 febbario 2011 a precedere di poco l'arrivo di Montella.
Sarebbe però un clamoroso errore bollare come un flop la sua carriera. I trionfi della Fiorentina nella Coppa Italia e nella Supercoppa di Lega del '96 hanno tanto del Ranieri solido e affidabile; stesso dicasi per Parma, dove lo ricordano ancora come l'uomo della provvidenza a seguito della complicata salvezza del 2007.
E ora l'Inter. Arriva in nerazzurro con l'obbligo di riportare l'entusiasmo e prima ancora una logica di gioco. Missione che passa innanzitutto attraverso una rivisitazione, necessaria, del suo credo tattico. Quel 4-4-2 che, dalle prossime sfide di campionato e Champions, rispettivamente contro Bologna e Cska, dovrà tenere conto delle caratteristiche di Sneijder, imprescindibile dietro le punte. Da qui ricomincia il cammino di Ranieri, un cammino che potrebbe consacrarlo uomo della provvidenza oppure, nella peggiore delle ipotesi, consegnarlo alla storia del calcio come "mister esonero".
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Ranieri: cercherò di riportare questa squadra a giocare come sapeva
ALFREDO ALBERICO
Un allenatore di provata esperienza per raddrizzare un'Inter che di decollare, al momento, non vuole proprio saperne. Con lo "spirito" di José Mourinho che aleggia ancora su Appiano Gentile, il presidente nerazzurro Massimo Moratti ha individuato in Claudio Ranieri l'uomo forte, figura invocata dai tifosi durante la disfatta in Champions contro il Trabzonspor, per dare una svolta a una stagione iniziata nel peggiore dei modi (4 sconfitte e 1 pareggio, tra coppe e campionato).
Così, dopo Gasperini, il 61enne tecnico romano diventa la scelta più giusta, forse obbligata, per cambiare rotta. Eppure, sfogliando il suo curriculum, qualche dubbio potrebbe assalire il già tormentato popolo interista.
Claudio Ranieri iniziò ad allenare nel 1986 i dilettanti del Vigor Lamezia. Dal 1991, da quando cioè approdò nel grande calcio, ha collezionato 4 licenziamenti. Un biglietto da visita non proprio impeccabile per uno al quale la Milano nerazzurra chiede, da subito, di tornare a vincere.
Il primo ben servito glielo diede nel 1993 il Napoli. Il Napoli del post Maradona, e che pure aveva riportato in Europa un anno prima. Gli fu preferito Bianchi. Andò così anche a Valencia, Liga spagnola, nel febbraio 2005, dopo l'eliminazione ai sedicesimi di Coppa Uefa, e dove era tornato dopo i buoni risultati - una coppa nazionale e una qualificazione in Champions - ottenuti nell'88-'89. Valencia-bis durato 8 mesi, proprio come la precedente esperienza a Madrid, sponda Atlético. Qui, però, scelse di dimettersi (4 marzo 2000, dopo il 2-2 in Coppa Uefa contro il Lens).
Guardi Ranieri, osservi il suo stile e il suo aplomb tipicamente inglese e viene spontaneo pensare che la Premier League sia il suo habitat naturale. Di certo lo è stato per quattro anni, fino al 31 maggio 2004, giorno in cui il Chelsea lo mandò via. Non vinse nulla con i Blues, a differenza del predecessore Vialli (1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa di Lega e 1 Fa Cup). E Abramovich lo sostituì con Mourinho. Circostanza che ha condizionato il rapporto tra i due allenatori, negli anni protagonisti di pungenti botta e risposta a distanza.
La storia recente parla di un Ranieri in difficoltà nelle grandi piazze, lì dove le pressioni diventano molto forti. Chiamato a rilanciare la Juventus del dopo Calciopoli, non entra in sintonia né con la dirigenza né con la tifoseria. La qualificazione in Champions del 2008 non basta a salvare il posto. Il sogno s'interrompe un anno dopo, il 18 maggio, quando lascia il posto a Ferrara. Ancora più doloroso il divorzio dalla Roma, la sua Roma. Fatale anche stavolta la seconda stagione, con le dimissioni del 20 febbario 2011 a precedere di poco l'arrivo di Montella.
Sarebbe però un clamoroso errore bollare come un flop la sua carriera. I trionfi della Fiorentina nella Coppa Italia e nella Supercoppa di Lega del '96 hanno tanto del Ranieri solido e affidabile; stesso dicasi per Parma, dove lo ricordano ancora come l'uomo della provvidenza a seguito della complicata salvezza del 2007.
E ora l'Inter. Arriva in nerazzurro con l'obbligo di riportare l'entusiasmo e prima ancora una logica di gioco. Missione che passa innanzitutto attraverso una rivisitazione, necessaria, del suo credo tattico. Quel 4-4-2 che, dalle prossime sfide di campionato e Champions, rispettivamente contro Bologna e Cska, dovrà tenere conto delle caratteristiche di Sneijder, imprescindibile dietro le punte. Da qui ricomincia il cammino di Ranieri, un cammino che potrebbe consacrarlo uomo della provvidenza oppure, nella peggiore delle ipotesi, consegnarlo alla storia del calcio come "mister esonero".
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