Ranieri, karma e gesso: "Il mio destino? L'aggiustatore"
CalcioBenvenuto mister. Il dopo-Gasperini inizia con la prima conferenza ufficiale del nuovo tecnico dell'Inter. "Se sono stato chiamato è perché ci sono stati problemi, sfortuna e infortuni. Ho una squadra di campioni, sono fiducioso". LE FOTO DI UNA CARRIERA
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di Luciano Cremona
(da Appiano Gentile)
Claudio Ranieri è l'allenatore dell'Inter solo da due giorni, ma ha capito al volo dove è atterrato e perché è stato chiamato. Le sue parole nella conferenza stampa di presentazione, alla vigilia del suo debutto sulla panchina nerazzurra a Bologna, nell'anticipo dell sabato, segnano subito un netto distacco con Gasperini. L'Inter ha cambiato per tornare se stessa e Ranieri ha subito imboccato una sola rotta: indietro tutta.
Musica per le orecchie dei tifosi nerazzurri, anche di quelli più integralisti, di quelli che hanno storto la bocca all'arrivo dell'allenatore romano: "Arrivo in una squadra di campioni, erano campioni e lo sono oggi. E i campioni si divertono solo se vincono. Per questo voglio che tornino a vincere, che tornino ad essere quella squadra che non mollava mai, che quando incontravo da avversario era quasi imbattibile perché sapevo che avrebbero lottato fino alla fine, senza mollare". La restaurazione è cominciata.
Per tutta la conferenza stampa Ranieri batte su questo tasto, quello che Moratti per primo voleva che fosse toccato: risultati, punti. "Dobbiamo fare punti, non importa come. C'è bisogno di recuperare fiducia, autostima. Come? Con il buonsenso tanto invocato". Gasperini e 3-4-3, quanto siete lontani. Quello di Ranieri è un inno a tutto ciò che il mondo Inter aveva invocato. E poco importa se Sneijder si è infortunato (risentimento all'adduttore, non convocato per Bologna, come anche Stankovic): "L'idea è di tornare a fare le cose consolidate. Certo il problema di Wes non ci aiuta, ma spero di riaverlo a Mosca". Perché Ranieri giocherà con il 4-3-1-2, con il redivivo Muntari e con il ballottaggio Alvarez-Coutinho per il centrocampo.
In questa ventata di interismo, Ranieri non può scansare il fantasma di Mou. Affronta l'argomento da vero signore: "Ci sono due uomini che resteranno indelebilmente nella storia dell'Inter: Helenio Herrera e José Mourinho. Con il portoghese eravamo nemici, ma più per la stampa. I nostri incontri erano sempre cortesi".
Non si offende nemmeno di essere chiamato aggiustatore, l'uomo della necessità. "E' vero, pensavo di andare all'estero. Ma si vede che questo è il mio destino, è nel mio karma essere così. Ma la mia ricetta è semplice: lavorare". E senza l'ausilio di Giampaolo Montali, con lui alla Roma come dirigente: "Questi aspetti non mi interessano". Gli interessa un po' di più ricordare che Pazzini gli ha tolto uno scudetto: "Disgraziato lui, ma bene per l'Inter".
Ranieri sceglie anche l'esempio da seguire, non tanto per il gioco, ma per lo spirito: "Il Barcellona. Vi accorgete di qual è il segreto? Mettono tutti la squadra al primo posto, come Puyol in finale di Champions. Bisogna essere così". E allora, gruppo Inter, compatto e coeso (anche se al tecnico scappa un romanesco "coatto"). "Perché questi ragazzi stanno assaggiando l'amaro, ma conoscono il dolce. Torniamo ad assaporarlo, insieme". Ecco Claudio Ranieri, da nemico-giurato a uomo della restaurazione.
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di Luciano Cremona
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Musica per le orecchie dei tifosi nerazzurri, anche di quelli più integralisti, di quelli che hanno storto la bocca all'arrivo dell'allenatore romano: "Arrivo in una squadra di campioni, erano campioni e lo sono oggi. E i campioni si divertono solo se vincono. Per questo voglio che tornino a vincere, che tornino ad essere quella squadra che non mollava mai, che quando incontravo da avversario era quasi imbattibile perché sapevo che avrebbero lottato fino alla fine, senza mollare". La restaurazione è cominciata.
Per tutta la conferenza stampa Ranieri batte su questo tasto, quello che Moratti per primo voleva che fosse toccato: risultati, punti. "Dobbiamo fare punti, non importa come. C'è bisogno di recuperare fiducia, autostima. Come? Con il buonsenso tanto invocato". Gasperini e 3-4-3, quanto siete lontani. Quello di Ranieri è un inno a tutto ciò che il mondo Inter aveva invocato. E poco importa se Sneijder si è infortunato (risentimento all'adduttore, non convocato per Bologna, come anche Stankovic): "L'idea è di tornare a fare le cose consolidate. Certo il problema di Wes non ci aiuta, ma spero di riaverlo a Mosca". Perché Ranieri giocherà con il 4-3-1-2, con il redivivo Muntari e con il ballottaggio Alvarez-Coutinho per il centrocampo.
In questa ventata di interismo, Ranieri non può scansare il fantasma di Mou. Affronta l'argomento da vero signore: "Ci sono due uomini che resteranno indelebilmente nella storia dell'Inter: Helenio Herrera e José Mourinho. Con il portoghese eravamo nemici, ma più per la stampa. I nostri incontri erano sempre cortesi".
Non si offende nemmeno di essere chiamato aggiustatore, l'uomo della necessità. "E' vero, pensavo di andare all'estero. Ma si vede che questo è il mio destino, è nel mio karma essere così. Ma la mia ricetta è semplice: lavorare". E senza l'ausilio di Giampaolo Montali, con lui alla Roma come dirigente: "Questi aspetti non mi interessano". Gli interessa un po' di più ricordare che Pazzini gli ha tolto uno scudetto: "Disgraziato lui, ma bene per l'Inter".
Ranieri sceglie anche l'esempio da seguire, non tanto per il gioco, ma per lo spirito: "Il Barcellona. Vi accorgete di qual è il segreto? Mettono tutti la squadra al primo posto, come Puyol in finale di Champions. Bisogna essere così". E allora, gruppo Inter, compatto e coeso (anche se al tecnico scappa un romanesco "coatto"). "Perché questi ragazzi stanno assaggiando l'amaro, ma conoscono il dolce. Torniamo ad assaporarlo, insieme". Ecco Claudio Ranieri, da nemico-giurato a uomo della restaurazione.
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