"Diavolo, esci da questa crisi". Al Milan serve l'esorcista

Calcio
Zlatan Ibrahimovic sembra chiedere al pallone la soluzione per uscire dalla crisi (foto getty)
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La pausa della Serie A per gli impegni delle nazionali permette ad Allegri di riordinare le idee e recuperare i giocatori acciaccati. Ecco come correre ai ripari in vista della ripresa che prevede la sfida con il Palermo a San Siro, sabato 15 alle 20.45

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di VALERIO SPINELLA

9 settembre: “Inizio deludente, andrà meglio la prossima”. 18 settembre: “Partita deludente, andrà meglio la prossima”. 3 ottobre: “Sto ancora male per ieri sera”. I pensierini della notte di Urby Emanuelson su Twitter all’indomani delle partite contro Lazio, Napoli e Juventus sono lo specchio di un Milan che spende più fiato per scusarsi piuttosto che per correre in campo.
Disappointed”, l’aggettivo di cui abusa il numero 28 rossonero, indica la delusione nell’animo dei tifosi Campioni d’Italia che non riconoscono più una squadra che dopo 5 giornate ha già subito 8 reti, un terzo di quelle incassate nella scorsa stagione (chiusa con 24 gol presi in 38 partite, miglior difesa per distacco). Debutto in casa macchiato da Klose e Cissé, poi la tripletta di Cavani al San Paolo, la miseria di due gol davanti al proprio pubblico nelle successive gare con Udinese e Cesena, per arrivare al 2-0 di Torino, dove gli uomini di Allegri sembravano le statuine del presepe ideate dagli artigiani napoletani.
Sarebbe bello ricondurre la crisi del Milan agli infortuni ricorrenti, ma la sensazione è che il problema trascenda dall’infermeria affollata che ha caratterizzato l’avvio di stagione: le assenze che hanno fatto più rumore, quelle di Ibrahimovic e Pato, si sono accavallate soltanto nelle partite giocate con Udinese e Cesena, che hanno comunque portato 4 punti. E ancora, la batosta di Napoli, che per molti dipendeva dai forfait di Ibra e Boateng, va letta con più pessimismo dopo la prestazione da dimenticare, a Torino, con i due eroi in campo. Forse è più facile studiare l’andamento negativo del Milan affrontando reparto per reparto i problemi evidenti e appuntando le cose che, invece, si possono salvare.

DIFESA
Cosa va: Thiago Silva rimane il baluardo di un reparto che inizia a scricchiolare. Il brasiliano è l’unico che dà sicurezza sempre, salvando la squadra nelle situazioni di pericolo e facendo gli straordinari quando è richiesto il miracolo (vedi Barcellona).

Cosa non va
: farebbe comodo il recupero di Taiwo, Mexes e Abate. In particolar modo adesso che Nesta non può garantire continuità, occorre che Yepes e Mexes si alternino nell’affiancare Thiago Silva. Il problema reale però è un altro: la difesa del Milan fa spesso ricorso ad Antonini, Bonera, Zambrotta. Senza giri di parole, non sono all'altezza. Discorso a parte per Abbiati: troppo facile accusarlo sulla papera in occasione del secondo gol di Marchisio. Abbiati va eccome, e compie spesso interventi straordinari. In estate però abbiamo assistito tutti alla cessione del Palermo di Sirigu al Psg. Perché ci si è lasciati scappare (per meno di 4 milioni di euro) un portiere di dieci anni più giovane di Abbiati, già abituato al campionato italiano?

CENTROCAMPO
Cosa va: sono arrivati Aquilani e Nocerino, ma la certezza rimane il vecchio Seedorf. Il Panterone, a cui va la paternità di 3 dei 5 punti in classifica (Milan-Cesena 1-0) rappresenta uno di quei casi in cui l’anno di nascita non fa testo.

Cosa non va: perso Pirlo, non è certo bastato l’acquisto di Aquilani per sistemare il reparto. Nocerino, arrivato per fare il vice-Gattuso, sembra spaesato. Emanuelson, quando gli viene data fiducia, ricambia con prestazioni indegne: tra i tifosi, i più clementi lo definiscono inutile; gli impazienti gli danno dell’incapace. Ma è da un altro olandese che ci si aspettava di più: Van Bommel perde colpi. Se dieci mesi fa si integrava benissimo in un Milan deciso a prendersi lo scudetto, dando il suo prezioso apporto di esperienza, a vederlo in campo oggi sembra aver smarrito la propria identità (che è anche comprensibile per uno che all'anagrafe risponde ai nomi di Mark Peter Gertruda Andreas). Colpevole a Napoli nello stendere un tappeto rosso a Gargano, moscio a Torino contro la Juve, dove ha rischiato grosso sbagliando un retropassaggio a Thiago Silva con Vucinic nei paraggi. Errori che si pagano.

ATTACCO
Cosa va: si potrebbe dire che si salva solo il Piccolo Faraone: El Shaarawy è l’unico a cui non si può dire nulla. I tifosi rimpiangono il fatto che non sia stato inserito in lista Champions, al momento però le delusioni non arrivano dall’Europa. In campionato l’attacco ha funzionato solo all’esordio, con la coppia Cassano-Ibra ispiratissima nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo contro la Lazio. Poi si è spenta la luce.

Cosa non va: non c’è costanza, prestazioni troppo altalenanti non danno fiducia. Allegri ha un problema serio in attacco: Ibra va e viene (non solo per via degli infortuni) e imbocca il viale della depressione, Cassano è umorale, Pato è un caso clinico. Si attende il rientro di Robinho, che potrebbe essere utile per alzare il livello della competizione interna, visto che Inzaghi - che scalpita più che mai - sembra proprio non essere considerato.

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