Tanti fischi per l'Italia a Belgrado: contro la Serbia è 1-1
CalcioDopo gli incidenti di un anno fa, fischi all'inno di Mameli ma nessuno scontro tra le tifoserie. Azzurri in vantaggio dopo una manciata di secondi grazie ad una rete di Marchisio, pari dei padroni di casa di Ivanovic al 26' del primo tempo. LE FOTO
FOTO: La Nazionale dell'era Prandelli - Sulle tracce di Prandelli: la fotostoria del ct azzurro - L'album: Serbia, la follia hooligans a Genova
La festa dei tifosi serbi al Maracanà di Belgrado ha fatto dimenticare la folle notte di Genova di un anno fa, con Serbia e Italia che hanno dato vita finalmente questa sera a una partita vera, corretta e piena di agonismo, finita in parità 1-1. Azzurri in vantaggio dopo una manciata di secondi grazie ad una rete di Marchisio, pari al 26' del primo tempo di Ivanovic per la Serbia. Si può dire che è stata riscattata in pieno la delusione e la rabbia di un anno fa, quando le violenze gratuite dei teppisti serbi imposero la sospensione di Italia-Serbia a Marassi dopo soli sei minuti di non gioco.
Le paure oggi erano tante, e Belgrado è rimasta col fiato sospeso per l'intera giornata. Lo stadio della Stella Rossa, presidiato sin dal pomeriggio da un impressionate schieramento di agenti in assetto antisommossa che lo hanno isolato con tre cordoni di sicurezza, ha offerto un colpo d'occhio eccezionale, con i tifosi serbi - 40-45 mila, ma senza italiani - che sin dal primo minuto e per tutta la gara hanno incitato Stankovic, Krasic e compagni con un tifo incandescente, che è riuscito tuttavia solo in parte a riscaldare la serata di Belgrado divenata improvvisamente fredda dopo settimane di piena estate.
Tra lo sventolio di innumerevoli bandierine bianco-blu-rosse serbe e nel tripudio assordante del grido 'Srbija, Srbija' - dopo che l'inno italiano era stato sonoramente fischiato - i presidenti delle due Federazioni, Giancarlo Abete e Tomislav Karadzic, in apertura di partita hanno consegnato a Dejan Stankovic, il capitano della Serbia, una targa per le cento partite giocate in nazionale.
Il pubblico del Maracanà. nonostante il calore e il tifo assordante, si è mantenuto nei limiti della correttezza, senza eccessi e azioni proibite, consapevole di essere sotto stretta osservazione da parte di Uefa e Fifa. In giornata 32 tifosi ultrà italiani erano stati fermati alla frontiera fra Croazia e Serbia e rispediti indietro perché sprovvisti di biglietto. Belgrado tira un sospiro di sollievo, e il calcio, quello giocato correttamente in campo e sugli spalti, anche.
La festa dei tifosi serbi al Maracanà di Belgrado ha fatto dimenticare la folle notte di Genova di un anno fa, con Serbia e Italia che hanno dato vita finalmente questa sera a una partita vera, corretta e piena di agonismo, finita in parità 1-1. Azzurri in vantaggio dopo una manciata di secondi grazie ad una rete di Marchisio, pari al 26' del primo tempo di Ivanovic per la Serbia. Si può dire che è stata riscattata in pieno la delusione e la rabbia di un anno fa, quando le violenze gratuite dei teppisti serbi imposero la sospensione di Italia-Serbia a Marassi dopo soli sei minuti di non gioco.
Le paure oggi erano tante, e Belgrado è rimasta col fiato sospeso per l'intera giornata. Lo stadio della Stella Rossa, presidiato sin dal pomeriggio da un impressionate schieramento di agenti in assetto antisommossa che lo hanno isolato con tre cordoni di sicurezza, ha offerto un colpo d'occhio eccezionale, con i tifosi serbi - 40-45 mila, ma senza italiani - che sin dal primo minuto e per tutta la gara hanno incitato Stankovic, Krasic e compagni con un tifo incandescente, che è riuscito tuttavia solo in parte a riscaldare la serata di Belgrado divenata improvvisamente fredda dopo settimane di piena estate.
Tra lo sventolio di innumerevoli bandierine bianco-blu-rosse serbe e nel tripudio assordante del grido 'Srbija, Srbija' - dopo che l'inno italiano era stato sonoramente fischiato - i presidenti delle due Federazioni, Giancarlo Abete e Tomislav Karadzic, in apertura di partita hanno consegnato a Dejan Stankovic, il capitano della Serbia, una targa per le cento partite giocate in nazionale.
Il pubblico del Maracanà. nonostante il calore e il tifo assordante, si è mantenuto nei limiti della correttezza, senza eccessi e azioni proibite, consapevole di essere sotto stretta osservazione da parte di Uefa e Fifa. In giornata 32 tifosi ultrà italiani erano stati fermati alla frontiera fra Croazia e Serbia e rispediti indietro perché sprovvisti di biglietto. Belgrado tira un sospiro di sollievo, e il calcio, quello giocato correttamente in campo e sugli spalti, anche.