Lazio e Roma "alla lavagna". Il derby si vince sulle fasce

Calcio
Come in una partita a scacchi, Reja e Luis Enrique si sfidano anche sotto il profilo della strategia, dell'astuzia e della capacità di anticipare le mosse dell'avversario
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LA CHIAVE TATTICA. Luca Marchegiani spiega come giocano le squadre di Reja e Luis Enrique. Tra mosse e contromosse, terzini all’attacco e buchi difensivi da sfruttare, ecco perché la Lazio gioca meglio in trasferta e la Roma ha cambiato il calcio italiano

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di Vanni Spinella

Niente sfere di cristallo. Noi, il futuro di Lazio-Roma, proviamo a svelarvelo “scientificamente”. Gesso in mano e lavagna alle spalle, abbiamo interrogato Luca Marchegiani, "talent" di Sky, nonché vero esperto in materia di derby romani.
Un avvertimento: qui si parla di tattica. Ed è da questo punto di vista che l'ex-portiere della Lazio ci racconta la partita che sarà.

Premesso che il preciso affresco che Marchegiani dipinge potrebbe trasformarsi in qualsiasi momento in una tela di Kandinskij (“Sappiamo che nel calcio basta un imprevisto per sconvolgere tutti i piani preparati alla lavagna”), iniziamo col “disegnare” Lazio e Roma.
A grandi linee.

“La Lazio è una squadra camaleontica: non ha una sua filosofia ben precisa, si adatta spesso all’avversario. Squadra solida, con due centrocampisti di quantità e un playmaker, Ledesma. Un trequartista, Hernanes, che può agire in grande libertà e due punte che giocano molto vicine, di cui una che fa da centravanti e l’altra che svaria.
La Roma, invece, ha un gioco più delineato e definito: molto possesso palla, tanto gioco sulle fasce laterali, con i terzini che spesso si trovano contemporaneamente nella metacampo avversaria. Una novità per il campionato italiano”.

E’ già chiara l’impronta di Luis Enrique?
"In Italia siamo sempre stati abituati a squadre in cui i terzini attaccano uno alla volta, e l’altro resta a dare aiuto alla difesa. Nella Roma, questa protezione ai due difensori centrali la garantisce un centrocampista, De Rossi. E i terzini attaccano insieme, giocando molto larghi. Sono i principi di Luis Enrique: fare possesso palla e sfruttare contemporaneamente le due fasce laterali”.

Quale sarà la contromossa tattica di Reja?
“Accortezza nel chiudere le fasce laterali, e ripartire cercando lo spazio che si creerà alle spalle dei terzini della Roma. Insomma, non dobbiamo sorprenderci se dovessimo vedere un attaccante della Lazio, ad esempio Cissè, partire largo, dalla fascia. Sarebbe un modo per conquistare quello spazio libero”.

De Rossi fa un passo indietro per aiutare la difesa, Pjanic ne fa uno avanti per fare il trequartista. La Roma non consegna il centrocampo in mano alla Lazio?
“La squadra di Luis Enrique è costruita per giocare in quel modo: l'allenatore poi si fida ciecamente di De Rossi basso che fa partire l’azione: vuole un giocatore come lui in quella zona. E non dimentichiamo che gli altri due centrocampisti hanno un’ottima tecnica.
Piuttosto, la Roma può rischiare sulle ripartenze della Lazio: se perde la palla, è una squadra che subisce il contropiede. Potrebbe essere questa la chiave della partita”.

Hernanes e De Rossi graviteranno nella stessa zona. Sarà quello il grande scontro?
“Non credo. Su De Rossi basso ci andrà uno dei due attaccanti, non il trequartista, perché si creerebbe un buco. Se Reja manda Hernanes su De Rossi, in mezzo al campo restano in 3 contro 4 e vanno in difficoltà. Se invece Reja scegliesse di giocare con una punta, due esterni e un trequartista dietro la punta, allora sì: con le fasce chiuse, tocca a Hernanes infastidire la fonte di gioco della Roma”.

Roma senza Totti: cosa cambia?
“Cambia molto, perché un altro come Totti la Roma non ce l’ha. In quella zona potrebbe giocare Lamela, ma in ogni caso nessuno può fare il Totti. Totti è unico perché è una punta che sa fare anche il trequartista e il centrocampista, se ha la palla tra i piedi. La Roma può sostituirlo con una punta, che però farà la punta, o con un centrocampista che farà il centrocampista”.

E se fosse Pjanic?
"Penso che lo vedremo spesso dentro l’area: è uno bravo negli inserimenti".

La Lazio ha fatto un solo punto in casa (con appena un gol) e 7 in trasferta. C’è un motivo?
"Sono numeri ancora troppo piccoli per fare statistiche, ma credo dipenda dal suo modo di giocare. In questo momento è una squadra che si esprime al massimo quando può giocare sull’avversario: gli altri fanno la partita e lei si adatta. Una caratteristica che premia soprattutto in trasferta, mentre in casa devi imporre il tuo gioco".

Riassumendo: la Lazio soffre in casa, e giocherà in casa, ma si esalta contro le squadre che amano fare la partita, e la Roma è una di queste... Aiutaci a risolvere il rompicapo.
"La Lazio ha l’obbligo di fare bene, in questo derby. Dopo 5 sconfitte consecutive ha bisogno di fare risultato. Però credo che Reja imposterà la partita tatticamente come se giocasse in trasferta. La Roma ama imporre il proprio gioco, e non vedo perché dovrebbe cambiare atteggiamento proprio ora".

La tattica passa anche per le giocate individuali. Un uomo per parte su cui puntare?
"Dico Osvaldo per la Roma, perché è un giocatore che sta vivendo il suo momento d’oro: è il più ispirato e tutto gli gira bene. Nella Lazio, Mauri: unisce esperienza e abitudine a giocare queste partite alla tecnica".

Manca solo l’immancabile pronostico.
"Mi aspetto un derby prudente, perché viene troppo presto. Un risultato negativo condizionerebbe l’una o l’altra nel loro percorso di crescita, che procede bene. Non perdere questa partita sarebbe positivo per entrambe, per cui sarà pareggio".

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