Quel "Rolandinho" granata che ha preso il Toro per le corna
CalcioB COME BARONE. Il punto del nostro Daniele Barone, la voce della Serie Bwin, dopo la 10a giornata del campionato cadetto. L'attaccante del Toro è una vera macchina da gol: uno ogni due partite. Il suo sogno? La Nazionale. Caro Prandelli, sei avvisato...
STATISTICHE - Calendario, classifiche e cifre della Serie B 2011-12
NEWS: E' gran Torino: vittoria e allungo, +6 sulle seconde
di DANIELE BARONE
C’è stato un momento in cui avevano cominciato a chiamarlo Rolandinho e ancora oggi qualcuno che se ne ricorda lo trovi. Tutto perché, dopo un gol su rigore in un Siena-Reggina, il medico della squadra calabrese, il dottor Favasuli, corse ad abbracciarlo e glielo urlò dritto in faccia, felice come un bambino. “Rolandinho!!!”. Una storia di cinque anni fa. Eppure Rolando Bianchi poco ha del giocatore brasiliano o almeno di quel tipo di giocatore brasiliano che ci riempie gli occhi con un colpo di tacco, un passaggio no-look o una rabona. Lui fa gol, lui fa caterve di gol e tanto basta. Ne ha buttati dentro 61 nelle 119 partite giocate con il Torino (un’altra trentina con Cagliari, Reggina, Manchester City e Lazio), la media viene facile: uno ogni due partite. Mostruoso.
L’ultimo, sabato, contro la Juve Stabia, il quinto in campionato, il quarto decisivo (12 dei 26 punti della squadra di Ventura sono esclusivamente roba sua) e una sensazione fortissima: questa volta i suoi gol saranno l’acceleratore per la promozione in A . Questa volta sembra quella buona, per lui e per la squadra, dopo che i 45 gol dell’ultimo biennio erano diventati materiale buono per gli almanacchi e basta. Hai Rolando Bianchi e, lì davanti, la speranza che qualcosa alla fine succeda la devi sempre avere. La puoi avere. Come è successo sabato, appunto.
Lunedì sera Rolando è stato a Sky, ospite di Mondo Gol. Cattaneo e Trevisani gli hanno chiesto del Manchester City, della Premier, di com’è lasciarsi l’Italia alle spalle e provare anche il calcio degli altri (“Bellissimo! Esperienza che mi ha aiutato molto a maturare”) ma è stato solo lo svago di una sera, i piedi e pensieri sono già dentro la B (“campionato che a me piace molto e parecchio cresciuto negli ultimi anni”), il Toro (“quest’anno siamo più squadra e tutti hanno contribuito a dare più serenità”) e in questo progetto da realizzare. Finalmente. “Il Torino deve stare in A”.
E, poi, quell’altro progetto, quello con la P maiuscola, che passa inevitabilmente dal Torino e dalla sua promozione in A. E’ un progetto colorato d’azzurro. “Penso alla Nazionale… Ci penso sempre. La condizione di base è che io possa tornare a giocare in A e, in questo, il Torino può darmi una mano. E’ vero che Prandelli ha convocato anche Ogbonna ma per i difensori il discorso è diverso, in Italia di quelli bravi come lui ce ne sono pochi; tra gli attaccanti la concorrenza è più forte, specie adesso che vengono convocati anche gli oriundi”.
Lui è Rolando Bianchi detto Rolandinho, bomber italiano e nomignolo esotico. Caro Prandelli, sembra perfetto.
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C’è stato un momento in cui avevano cominciato a chiamarlo Rolandinho e ancora oggi qualcuno che se ne ricorda lo trovi. Tutto perché, dopo un gol su rigore in un Siena-Reggina, il medico della squadra calabrese, il dottor Favasuli, corse ad abbracciarlo e glielo urlò dritto in faccia, felice come un bambino. “Rolandinho!!!”. Una storia di cinque anni fa. Eppure Rolando Bianchi poco ha del giocatore brasiliano o almeno di quel tipo di giocatore brasiliano che ci riempie gli occhi con un colpo di tacco, un passaggio no-look o una rabona. Lui fa gol, lui fa caterve di gol e tanto basta. Ne ha buttati dentro 61 nelle 119 partite giocate con il Torino (un’altra trentina con Cagliari, Reggina, Manchester City e Lazio), la media viene facile: uno ogni due partite. Mostruoso.
L’ultimo, sabato, contro la Juve Stabia, il quinto in campionato, il quarto decisivo (12 dei 26 punti della squadra di Ventura sono esclusivamente roba sua) e una sensazione fortissima: questa volta i suoi gol saranno l’acceleratore per la promozione in A . Questa volta sembra quella buona, per lui e per la squadra, dopo che i 45 gol dell’ultimo biennio erano diventati materiale buono per gli almanacchi e basta. Hai Rolando Bianchi e, lì davanti, la speranza che qualcosa alla fine succeda la devi sempre avere. La puoi avere. Come è successo sabato, appunto.
Lunedì sera Rolando è stato a Sky, ospite di Mondo Gol. Cattaneo e Trevisani gli hanno chiesto del Manchester City, della Premier, di com’è lasciarsi l’Italia alle spalle e provare anche il calcio degli altri (“Bellissimo! Esperienza che mi ha aiutato molto a maturare”) ma è stato solo lo svago di una sera, i piedi e pensieri sono già dentro la B (“campionato che a me piace molto e parecchio cresciuto negli ultimi anni”), il Toro (“quest’anno siamo più squadra e tutti hanno contribuito a dare più serenità”) e in questo progetto da realizzare. Finalmente. “Il Torino deve stare in A”.
E, poi, quell’altro progetto, quello con la P maiuscola, che passa inevitabilmente dal Torino e dalla sua promozione in A. E’ un progetto colorato d’azzurro. “Penso alla Nazionale… Ci penso sempre. La condizione di base è che io possa tornare a giocare in A e, in questo, il Torino può darmi una mano. E’ vero che Prandelli ha convocato anche Ogbonna ma per i difensori il discorso è diverso, in Italia di quelli bravi come lui ce ne sono pochi; tra gli attaccanti la concorrenza è più forte, specie adesso che vengono convocati anche gli oriundi”.
Lui è Rolando Bianchi detto Rolandinho, bomber italiano e nomignolo esotico. Caro Prandelli, sembra perfetto.
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