Juve, nuovo stadio nel mirino dei pm. Il club è parte lesa

Calcio
Sono stati acquisiti documenti relativi alla costruzione del nuovo stadio della Juve, chiamata in causa come parte lesa
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Pericolo di crollo colposo: è questa la principale ipotesi di reato, per ora solo teorica, formulata dalla Procura. Il procedimento riguarda la fornitura di acciaio non conforme alle norme. Indagati tre ingegneri. Il Prefetto rassicura: "Stadio agibile"

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Il nuovo stadio della Juve nel mirino dei pm: la Procura di Torino apre un'inchiesta sullo Juventus Stadium, inaugurato lo scorso 8 settembre e subito diventato il simbolo della rinascita dell'orgoglio della Signora del calcio italiano. L'ipotesi di reato parla di pericolo teorico di crollo colposo, ma la società bianconera, che nell'inchiesta è parte lesa, spazza subito il campo da ogni dubbio: siamo completamente certi - dice la Juventus - della "assoluta sicurezza strutturale dello stadio". E per dimostrarlo il presidente, Andrea Agnelli, e il direttore generale, Giuseppe Marotta, presentano al Prefetto di Torino, Alberto di Pace, e al sindaco della città, Piero Fassino, i documenti che lo confermano.

Lo fanno in un vertice che si conclude in serata e che porta un'altra certezza: nello stadio l'attivita' proseguirà senza interruzioni, le partite si svolgeranno regolarmente e senza alcun intoppo. Insomma, i tifosi bianconeri continueranno a godersi un gioiello da 105 milioni di euro, nuovo di zecca, che finora hanno sempre riempito fino all'ultimo dei suoi 41.000 posti e che li mette a pochi metri dai loro campioni, proprio come negli stadi inglesi.

Fuori dallo stadio i magistrati continueranno a indagare. Vogliono veder chiaro in alcune forniture di acciaio "non conformi" alle norme, che potrebbe avere, in linea teorica, effetti potenzialmente negativi. Si tratta comunque - secondo quanto trapelato dall'inchiesta - di materiale certificato Ce che, in fase di costruzione e collaudo, è stato sottoposto a tutte le procedure necessarie. L'inchiesta è nelle mani di ben quattro pm: il Procuratore capo Giancarlo Caselli, il Procuratore aggiunto Andrea Beconi e i sostituti Raffaele Guariniello e Gabriella Viglione. Sul registro degli indagati sono stai iscritti tre nomi. Sono quelli dei tecnici che, a vario titolo, si sono occupati della costruzione dello stadio: Giovanni Quirico, dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Torino, e gli ingegneri Francesco Ossola e Paolo Erbetta, entrambi liberi professionisti. Il primo è chiamato in causa come collaudatore; gli altri due come direttori dei lavori.

I reati ipotizzati dalla Procura sono tre: il "delitto colposo di danno" in relazione al "crollo di costruzioni", il falso ideologico e la frode in commercio. I tre indagati - dice l'architetto che ha progettato lo stadio - sono serissimi. E a Quirico, che si dice "profondamente amareggiato" e chiede ai pm di essere interrogato subito, arriva anche l'attestato di stima del sindaco Fassino. "Chiunque lo conosce - afferma il primo cittadino di Torino - non può avere dubbi sulla sua onestà e lealtà". L'inchiesta appare sicuramente complessa. La Polizia giudiziaria, sempre oggi e sempre su incarico della Procura di Torino, ha acquisito documenti nella sede della Juventus e ha eseguito sei perquisizioni: quattro in provincia di Toirno, una in provincia di Padova e una in provincia di Udine. hanno riguardato locali e sedi locali nella disponibilità di professionisti e imprese.

Sempre nella sede della Juventus, in corso Galileo Ferraris, oggi c'è stata anche un'ispezione della Consob. L'accesso è stato fatto dalla Guardia di Finanza e ha riguardato materiale relativo a bilanci, delibere, aumenti di capitale e altra documentazione finanziaria. La collaborazione della Juventus e dei suoi dipendenti - si è saputo - è stata massima e l'ispezione proseguirà anche nei prossimi giorni.

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