Crisi Inter, cosa non va e cosa può salvare la stagione
CalcioDifesa colabrodo con 16 gol subiti in 9 partite, 5 le sconfitte. Il mercato non ha portato i giusti rifornimenti e ora mancano condizione e motivazioni. La rinascia passa attraverso l'esperienza di Ranieri, il recupero di Ranocchia, il talento di Sneijder
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di Alessandro Biolchi
L'Inter preda di una crisi profonda. Dopo il ko interno contro la Juventus nell'anticipo della 10.a giornata, la classifica dei nerazzurri registra un preoccupante -11 punti rispetto alla scorsa stagione. Cosa non va? Cosa può aiutare la squadra di Ranieri a risollevarsi? Ecco queli sono i punti deboli su cui lavorare e i suggerimenti per rimettersi in carreggiata.
La difesa - Vince chi ha la miglior difesa, lo dicono le statistiche. L'Inter invece è un colabrodo: 16 gol subiti in 9 partite, quasi 2 di media ogni 90 minuti. Il reparto sconta gli infortuni ciclici di Julio Cesar e Samuel, l'assenza di Ranocchia e l'invecchiamento di Cordoba. Ma quel che resta lascia perplessi. Nagatomo comincia a ricevere troppe richieste d'amicizia sulla sua pagina Facebook: dopo Maggio, anche Liechtsteiner, prima dimenticato e poi affrontato così sul primo gol juventino. Chivu, ritrovato il ruolo che voleva, sembra aver smarrito familiarità con i movimenti che si richiedono a un centrale. L'intesa con Lucio è approssimativa e spesso finisce per vagare, disorientato, tra le giocate avversarie. Se poi il resto della squadra dimentica di essere feroce in fase difensiva, i problemi diventano una conseguenza più che logica.
Il mercato - Per quanto si cerchi, non si trova un segno, nemmeno un piccolo graffio, lasciato sin qui dai nuovi acquisti sul campionato nerazzurro. Forlan (un gol inutile a Palermo) è finito prima prigioniero della tattica di Gasperini, poi di un infortunio che lo ha cancellato da un mese. Zarate se lo ricordano solo a Mosca, in Champions: ma in Serie A è a quota zero gol. Castaignos ha giocato un centinaio di minuti, ma evoca solo l'aggettivo che ha usato Ranieri: timido. Sinonimo di pallido. Alvarez sin qui ha acceso più dubbi che speranze. Johnatan sembra una controfigura di Maicon solo nel look. Poli è ancora ai box. Sei giocatori, 34 milioni spesi per 1 gol; 7 milioni più di quanto ha fruttato la cessione di Eto'o che l'anno scorso, a quest'ora, aveva già segnato 7 gol. Da solo.
La condizione - "Dovevo equilibrare la squadra nel secondo tempo perchè sapevo che saremmo andati a spegnerci. Non stiamo bene", ha detto Ranieri dopo il ko con la Juve. Analisi cruda, ammissione onesta. L'Inter spesso comincia bene ma ha sempre avuto un calo troppo rapido, spesso già all'inizio del secondo tempo se non addirittura alla fine del primo. Tanto che a Palermo, Catania e Bergamo passare in vantaggio non è bastato: 6 giocatori in infermeria e almeno 4 (Sneijder, Maicon, Stankovic e Milito) in difetto di condizione, sono troppi. Resta da capire perchè certe emergenze si ripetano a distanza di un anno. Alcuni giocatori sono certamente usurati da mille battaglie, altri soffrono il post Copa America, altri hanno problemi muscolari endemici. Ma il paradosso è che il più brillante sia, come al solito, il più vecchio di tutti.
Le motivazioni - Senza gambe la testa non basta, è vero. Eppure sembra che i nerazzurri abbiano un cuore grande, ma una convinzione nei loro mezzi sempre meno incrollabile. Anche l'Inter di Mourinho qualche volta girava a vuoto, giocava male e andava sotto. Ma aveva abituato a finali di partita incandescenti, figli della feroce consapevolezza di essere i più forti. Ranieri sta frugando sotto la cenere alla ricerca di braci ancora calde da rinfocolare. Ma per ora la sua Inter le rimonte le subisce, non le fa. L'anno sorso a quest'ora i giornali sottolineavano come i nerazzurri fossero imbattuti in casa da 52 partite. Ora andare a S.Siro non è più un incubo, ma una gita premio per qualsiasi avversaria
Il progetto - I 4 cambi in panchina nel dopo Mourinho sono sintomo di una ricostruzione convulsiva. Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri sono sembrate risposte contingenti a esigenze mutevoli e non scelte ponderate o di prospettiva. La sensazione è quella di un eterno traghettamento verso un allenatore che Moratti vuole (imm Guardiola) e che per ora non è raggiungibile. Ma anche la filosofia societaria ha subito almeno una svolta epocale. Il giorno dopo il triplete il presidente ha trattenuto in blocco, ad eccezione di Balotelli, un gruppo cui non poteva che essere profondamente riconoscente. Poi il fair-play finanziario ha cambiato la strategia: un sacrificio all'anno e innesti giovani di prospettiva. La strategia in sè, ha un senso. Le scelte però, al momento non sembrano centrate. Coutinho, Alvarez, Obi, Ranocchia, Poli e Castaignos ad oggi non sono un valore aggiunto. Sono giovani, forti, ma chissà se diventeranno campioni. Intanto Ibra, Balotelli, Eto'o sono emigrati, Sneijder cigola, Milito è scomparso. E gli altri senatori avrebbero anche il diritto di invecchiare sereni. Invece, lì alle spalle, non sembra emergere nessuno...
Come ripartire - Per esperienza, saggezza e capacità Ranieri è una garanzia. Ma rimettere insieme una squadra vincente non è impresa da poco. Ci vuole calma, lucidità, programmazione, pazienza. Punti fermi, questa Inter ne ha. Sneijder tornerà i forma, Pazzini troverà gli assist per moltiplicare i gol, Ranocchia guarirà presto. Impensabile definire finiti giocatori che non avranno più 20 anni ma che hanno orgoglio, classe e mentalità. Il mercato di gennaio farà il resto: l'obiettivo è rinforzare difesa e centrocampo. I vertici tra Ranieri, Branca e Ausilio sono già in corso. Moratti non si tirerà indietro nemmeno questa volta.
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La difesa - Vince chi ha la miglior difesa, lo dicono le statistiche. L'Inter invece è un colabrodo: 16 gol subiti in 9 partite, quasi 2 di media ogni 90 minuti. Il reparto sconta gli infortuni ciclici di Julio Cesar e Samuel, l'assenza di Ranocchia e l'invecchiamento di Cordoba. Ma quel che resta lascia perplessi. Nagatomo comincia a ricevere troppe richieste d'amicizia sulla sua pagina Facebook: dopo Maggio, anche Liechtsteiner, prima dimenticato e poi affrontato così sul primo gol juventino. Chivu, ritrovato il ruolo che voleva, sembra aver smarrito familiarità con i movimenti che si richiedono a un centrale. L'intesa con Lucio è approssimativa e spesso finisce per vagare, disorientato, tra le giocate avversarie. Se poi il resto della squadra dimentica di essere feroce in fase difensiva, i problemi diventano una conseguenza più che logica.
Il mercato - Per quanto si cerchi, non si trova un segno, nemmeno un piccolo graffio, lasciato sin qui dai nuovi acquisti sul campionato nerazzurro. Forlan (un gol inutile a Palermo) è finito prima prigioniero della tattica di Gasperini, poi di un infortunio che lo ha cancellato da un mese. Zarate se lo ricordano solo a Mosca, in Champions: ma in Serie A è a quota zero gol. Castaignos ha giocato un centinaio di minuti, ma evoca solo l'aggettivo che ha usato Ranieri: timido. Sinonimo di pallido. Alvarez sin qui ha acceso più dubbi che speranze. Johnatan sembra una controfigura di Maicon solo nel look. Poli è ancora ai box. Sei giocatori, 34 milioni spesi per 1 gol; 7 milioni più di quanto ha fruttato la cessione di Eto'o che l'anno scorso, a quest'ora, aveva già segnato 7 gol. Da solo.
La condizione - "Dovevo equilibrare la squadra nel secondo tempo perchè sapevo che saremmo andati a spegnerci. Non stiamo bene", ha detto Ranieri dopo il ko con la Juve. Analisi cruda, ammissione onesta. L'Inter spesso comincia bene ma ha sempre avuto un calo troppo rapido, spesso già all'inizio del secondo tempo se non addirittura alla fine del primo. Tanto che a Palermo, Catania e Bergamo passare in vantaggio non è bastato: 6 giocatori in infermeria e almeno 4 (Sneijder, Maicon, Stankovic e Milito) in difetto di condizione, sono troppi. Resta da capire perchè certe emergenze si ripetano a distanza di un anno. Alcuni giocatori sono certamente usurati da mille battaglie, altri soffrono il post Copa America, altri hanno problemi muscolari endemici. Ma il paradosso è che il più brillante sia, come al solito, il più vecchio di tutti.
Le motivazioni - Senza gambe la testa non basta, è vero. Eppure sembra che i nerazzurri abbiano un cuore grande, ma una convinzione nei loro mezzi sempre meno incrollabile. Anche l'Inter di Mourinho qualche volta girava a vuoto, giocava male e andava sotto. Ma aveva abituato a finali di partita incandescenti, figli della feroce consapevolezza di essere i più forti. Ranieri sta frugando sotto la cenere alla ricerca di braci ancora calde da rinfocolare. Ma per ora la sua Inter le rimonte le subisce, non le fa. L'anno sorso a quest'ora i giornali sottolineavano come i nerazzurri fossero imbattuti in casa da 52 partite. Ora andare a S.Siro non è più un incubo, ma una gita premio per qualsiasi avversaria
Il progetto - I 4 cambi in panchina nel dopo Mourinho sono sintomo di una ricostruzione convulsiva. Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri sono sembrate risposte contingenti a esigenze mutevoli e non scelte ponderate o di prospettiva. La sensazione è quella di un eterno traghettamento verso un allenatore che Moratti vuole (imm Guardiola) e che per ora non è raggiungibile. Ma anche la filosofia societaria ha subito almeno una svolta epocale. Il giorno dopo il triplete il presidente ha trattenuto in blocco, ad eccezione di Balotelli, un gruppo cui non poteva che essere profondamente riconoscente. Poi il fair-play finanziario ha cambiato la strategia: un sacrificio all'anno e innesti giovani di prospettiva. La strategia in sè, ha un senso. Le scelte però, al momento non sembrano centrate. Coutinho, Alvarez, Obi, Ranocchia, Poli e Castaignos ad oggi non sono un valore aggiunto. Sono giovani, forti, ma chissà se diventeranno campioni. Intanto Ibra, Balotelli, Eto'o sono emigrati, Sneijder cigola, Milito è scomparso. E gli altri senatori avrebbero anche il diritto di invecchiare sereni. Invece, lì alle spalle, non sembra emergere nessuno...
Come ripartire - Per esperienza, saggezza e capacità Ranieri è una garanzia. Ma rimettere insieme una squadra vincente non è impresa da poco. Ci vuole calma, lucidità, programmazione, pazienza. Punti fermi, questa Inter ne ha. Sneijder tornerà i forma, Pazzini troverà gli assist per moltiplicare i gol, Ranocchia guarirà presto. Impensabile definire finiti giocatori che non avranno più 20 anni ma che hanno orgoglio, classe e mentalità. Il mercato di gennaio farà il resto: l'obiettivo è rinforzare difesa e centrocampo. I vertici tra Ranieri, Branca e Ausilio sono già in corso. Moratti non si tirerà indietro nemmeno questa volta.
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