La Juve guarda oltre Calciopoli: ora parità di trattamento

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Il Presidente della Juventus, Andrea Agnelli
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Il club bianconero non giudica negativamente la sentenza del tribunale di Napoli che, tra gli altri, ha condannato l'ex Dg, Luciano Moggi, a 5 anni e 4 mesi. La società non è risultata responsabile: la battaglia sullo scudetto del 2006 non si fermerà

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di Davide Bucco

La sentenza del processo di Napoli fa sorridere la Juve. E non è un sorriso amaro. Come molti - a prima vista - potrebbero pensare dopo la condanna di Luciano Moggi a 5 anni e 4 mesi per associazione a delinquere. Ma nelle considerazioni del Tribunale, la posizione di Luciano Moggi - di fatto - viene separata da quella della Juve. E' questo il punto decisivo, che in corso Galileo Ferraris permette una lettura dell'esito del processo positiva, soprattutto all'interno della strategia giuridica della società sui fatti del 2006. Non a caso, la nota sul sito internet si apre sottolineando "che la sentenza afferma la totale estraneità della Juventus ai fatti contestati".

La Juve era citata in giudizio a Napoli come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva. È stata assolta. Nessuna responsabilità oggettiva (sottointeso, per i comportamenti di un suo ex tesserato: Luciano Moggi). È qui che avviene la separazione. Le responsabilità di Moggi da una parte, quelle della società dall'altra. La Juventus non solo ne prende atto, ma considera questa conclusione un punto a proprio favore. Tanto che specifica come la sentenza metta in crisi il procedimento della giustizia sportiva che nel 2006 non distinse la posizione di Moggi da quella della società. La Juve - oggi- ritiene di poter spendere a proprio favore la sentenza del processo di Napoli in quelle che definisce le "battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento". Si stanno studiando già le prossime mosse. Nel mirino c'è ancora la Federazione, per una giustizia sportiva che secondo la società nel 2006 non ha riconosciuto quello che invece è stato dimostrato a Napoli con la Juve non responsabile a titolo oggettivo. La battaglia continuerà.


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