Roma, giovane è bello. Ma se poi manca l'esperienza?
CalcioL'ANALISI. I baby talenti giallorossi raccolgono consensi, ma i risultati sono altalenanti. Luis Enrique affronta la pausa di campionato con la serenità ritrovata a Novara e al rientro dovrà vedersela con il Lecce di Eusebio Di Francesco
DOSSIER: Squadra per squadra: errori ed orrori arbitrali
di VALERIO SPINELLA
Una media punti di appena 1,4 a partita, tre sconfitte nelle ultime cinque gare di campionato e quel fattore casa che non si fa sentire. La Roma di Luis Enrique è un'entità speciale, diverte e piace ma deve ancora lavorare su alcuni aspetti - concretezza in primis - per non finire la stagione conservando l'etichetta di "squadra sperimentale".
Cosa va – Se l'esperimento dello spagnolo doveva essere ricostruire un piccolo Barcellona nella Serie A, la strada imboccata è quella giusta. Il possesso palla dei giallorossi e il modo di arrivare in porta a prescindere dall'avversario, sa di ramblas e paella. Ma le reminescenze blaugrana riaffiorano anche nell'atteggiamento spregiudicato e nell'impostazione dell'azione, con De Rossi che si fa carico di avviare la manovra, Pizarro che gestisce i tempi e Pjanic (acquisto azzeccatissimo) che si è autoproclamato assist-man. Il bosniaco, che il Lione si è fatto pagare caro (ben 11 milioni di euro dopo una iniziale richiesta di 7, non male i francesi nelle trattative) non ha deluso le aspettative della società e ad oggi è probabilmente il giocatore classe '90 più incisivo del nostro campionato.
Cosa non va – Quattro sconfitte in dieci giornate sono troppe. Il bilancio tra casa e trasferta che non fa distinzioni (2 vinte, 1 pareggio e 2 perse) denuncia un problema: una piazza come Roma dovrebbe far valere maggiormente il fattore Olimpico (ma questo è un punto in comune con la Lazio, se può consolare). Il primo nodo da sciogliere per Luis Enrique è senza dubbio l'incostanza nei risultati, anche se va detto che la sconfitta nel derby, arrivata in modo rocambolesco, ha scosso il gruppo che veniva dai successi su Parma e Atalanta, interrompendo un equilibrio che sembrava sbocciato.
Promossi – Osvaldo, che assicura un gol ogni due partite, è il riferimento offensivo di cui la squadra aveva bisogno per reagire dopo l'avvio di stagione con il freno a mano (una sola rete dopo i primi tre incontri). Se l'italo-argentino spicca per i numeri, l'ottimo inserimento nel calcio italico di giovani come Bojan, Pjanic, José Angel e Lamela vale loro una promozione a pieni voti. In ripresa anche Stekelenburg, poco brillante nel debutto con il Cagliari e poi messo ko da Lucio alla seconda di campionato. Passata la paura per l'incidente, l'iniezione di fiducia che gli serviva è arrivata a Novara, uscendo imbattuto dal Piola.
Bocciati – Kjaer paga le insufficienze rimediate nelle prime uscite e l'ingenuità su Brocchi che è costata il derby. Al di là dei danni procurati dal danese, il pacchetto difensivo rimpiange Juan. Quello vero però. Il brasiliano, che si è visto soltanto in due occasioni, sommando 152 minuti, è un brutto punto interrogativo. Cambiando reparto, la bocciatura cade inevitabilmente su Borriello (ancora a secco nonostante conti 6 presenze in campo) anche se nel suo caso il responsabile del flop è Luis Enrique: in estate il bomber interessava al Paris Saint-Germain ma lo spagnolo lo ha praticamente tolto dal mercato utilizzandolo nei preliminari di Europa League. Bloccato a Roma, lo ha poi beffato facendo di lui la riserva di Osvaldo.
Cosa serve – Aspettando Juan, anche se Heinze si sta comportando bene, la difesa è a posto così. A centrocampo le soluzioni sono tante e Luis Enrique sta gestendo bene le sue risorse. La formula vincente per l'attacco sembra quella che ha portato a segnare due gol al Milan e due al Novara: Bojan che ruota attorno a Osvaldo, con all'occorrenza il supporto di uno tra Lamela e Borini (ora infortunato). Il buon impatto dei baby talenti ha portato la dirigenza a insistere sulla linea verde: ed ecco che a gennaio si aggiunge alla truppa Nico Lopez, 18enne uruguaiano che ha firmato un contratto di 5 anni. Il gruppo di Luis Enrique, alla lunga, potrebbe però necessitare di quella dose di esperienza che al momento risponde ai nomi di De Rossi, Perrotta e Pizarro, ma che forse ha ancora bisogno dello spessore che soltanto Francesco Totti sa portare in campo. Specialmente se l'erba è quella dell'Olimpico.
Luis Enrique sul mercato: dove deve rinforzarsi la Roma a gennaio?
di VALERIO SPINELLA
Una media punti di appena 1,4 a partita, tre sconfitte nelle ultime cinque gare di campionato e quel fattore casa che non si fa sentire. La Roma di Luis Enrique è un'entità speciale, diverte e piace ma deve ancora lavorare su alcuni aspetti - concretezza in primis - per non finire la stagione conservando l'etichetta di "squadra sperimentale".
Cosa va – Se l'esperimento dello spagnolo doveva essere ricostruire un piccolo Barcellona nella Serie A, la strada imboccata è quella giusta. Il possesso palla dei giallorossi e il modo di arrivare in porta a prescindere dall'avversario, sa di ramblas e paella. Ma le reminescenze blaugrana riaffiorano anche nell'atteggiamento spregiudicato e nell'impostazione dell'azione, con De Rossi che si fa carico di avviare la manovra, Pizarro che gestisce i tempi e Pjanic (acquisto azzeccatissimo) che si è autoproclamato assist-man. Il bosniaco, che il Lione si è fatto pagare caro (ben 11 milioni di euro dopo una iniziale richiesta di 7, non male i francesi nelle trattative) non ha deluso le aspettative della società e ad oggi è probabilmente il giocatore classe '90 più incisivo del nostro campionato.
Cosa non va – Quattro sconfitte in dieci giornate sono troppe. Il bilancio tra casa e trasferta che non fa distinzioni (2 vinte, 1 pareggio e 2 perse) denuncia un problema: una piazza come Roma dovrebbe far valere maggiormente il fattore Olimpico (ma questo è un punto in comune con la Lazio, se può consolare). Il primo nodo da sciogliere per Luis Enrique è senza dubbio l'incostanza nei risultati, anche se va detto che la sconfitta nel derby, arrivata in modo rocambolesco, ha scosso il gruppo che veniva dai successi su Parma e Atalanta, interrompendo un equilibrio che sembrava sbocciato.
Promossi – Osvaldo, che assicura un gol ogni due partite, è il riferimento offensivo di cui la squadra aveva bisogno per reagire dopo l'avvio di stagione con il freno a mano (una sola rete dopo i primi tre incontri). Se l'italo-argentino spicca per i numeri, l'ottimo inserimento nel calcio italico di giovani come Bojan, Pjanic, José Angel e Lamela vale loro una promozione a pieni voti. In ripresa anche Stekelenburg, poco brillante nel debutto con il Cagliari e poi messo ko da Lucio alla seconda di campionato. Passata la paura per l'incidente, l'iniezione di fiducia che gli serviva è arrivata a Novara, uscendo imbattuto dal Piola.
Bocciati – Kjaer paga le insufficienze rimediate nelle prime uscite e l'ingenuità su Brocchi che è costata il derby. Al di là dei danni procurati dal danese, il pacchetto difensivo rimpiange Juan. Quello vero però. Il brasiliano, che si è visto soltanto in due occasioni, sommando 152 minuti, è un brutto punto interrogativo. Cambiando reparto, la bocciatura cade inevitabilmente su Borriello (ancora a secco nonostante conti 6 presenze in campo) anche se nel suo caso il responsabile del flop è Luis Enrique: in estate il bomber interessava al Paris Saint-Germain ma lo spagnolo lo ha praticamente tolto dal mercato utilizzandolo nei preliminari di Europa League. Bloccato a Roma, lo ha poi beffato facendo di lui la riserva di Osvaldo.
Cosa serve – Aspettando Juan, anche se Heinze si sta comportando bene, la difesa è a posto così. A centrocampo le soluzioni sono tante e Luis Enrique sta gestendo bene le sue risorse. La formula vincente per l'attacco sembra quella che ha portato a segnare due gol al Milan e due al Novara: Bojan che ruota attorno a Osvaldo, con all'occorrenza il supporto di uno tra Lamela e Borini (ora infortunato). Il buon impatto dei baby talenti ha portato la dirigenza a insistere sulla linea verde: ed ecco che a gennaio si aggiunge alla truppa Nico Lopez, 18enne uruguaiano che ha firmato un contratto di 5 anni. Il gruppo di Luis Enrique, alla lunga, potrebbe però necessitare di quella dose di esperienza che al momento risponde ai nomi di De Rossi, Perrotta e Pizarro, ma che forse ha ancora bisogno dello spessore che soltanto Francesco Totti sa portare in campo. Specialmente se l'erba è quella dell'Olimpico.
Luis Enrique sul mercato: dove deve rinforzarsi la Roma a gennaio?