Azzurri al Quirinale: serve una classe politica responsabile

Calcio
Cesare Prandelli e la Nazionale italiana di calcio in visita dal Presidente della Repubblica

La nazionale dal Presidente della Repubblica per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Primo a parlare Gigi Buffon, che a Napolitano dice: "Di lei si sente la presenza, la gente ha bisogno di politici responsabili". Stasera test con l'Uruguay. FOTO E VIDEO

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La Nazionale di calcio è stata in visita al Quirinale dal Presidente della Repubblica, per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha ricevuto gli azzurri guidati dal commissario tecnico Cesare Prandelli, nel salone degli specchi, a poche ore dalla partita dell'Olimpico contro l'Uruguay (vincitrice dell'ultima Copa America) e dedicata proprio alla della ricorrenza.

"Presidente, la gente ha bisogno dell'appoggio di una classe politica coesa, colta e responsabile. Da lei si sente rappresentata, come politico pulito e trasparente". E' il messaggio di un Gianluigi Buffon emozionatissimo al presidente Napolitano. Il capitano dell'Italia e il ct Prandelli hanno donato al Capo dello Stato una maglia azzurra con il numero 1 e il nome 'Presidente'.

Il capo dello Stato ha applaudito l'intervento di Buffon, affermando che "Il capitano
della nazionale ha fatto gol". "Per voi della nazionale l'Italia è sempre stato l'unico riferimento -aveva detto in precedenza Napolitano-. Mai come quest'anno con la celebrazione dei 150 Anni, la parola Italia è stata tanto celebrata, ci siamo riappropriati della nostra identità".

Presidente, ora la partita più difficile è la sua, tifiamo per lei. "Grazie, non è facile". Giorgio Napolitano accoglie la nazionale in ore complesse e impegnative, come le chiama lui stesso. E oltre all'auspicio di uno degli azzurri, riceve da tutta la squadra di Cesare Prandelli un appoggio pieno. In nome dell'apertura ai 'nuovi italiani' e degli appelli all'unità.

Commosso il discorso a braccio di Gigi Buffon, capitano di una nazionale multietnica e spesso in passato ingaggiata in duelli verbali con esponenti della Lega Nord. "Lei è un portiere, ma oggi ha segnato un magnifico gol: le sue sono parole sagge e serie", il ringraziamento di Napolitano. L'appello del calciatore azzurro, nel salone degli Specchi per l'incontro privato che precede un Italia-Uruguay dedicato ai 150 dell'Unità, scuote tutti. "Sono parole che mi venivano dal cuore, non la solita litania", aggiunge Buffon per giustificare la sua emozione. "Erano due o tre cose che avevo in mente da tempo - spiegherà a fine mattinata-. Le ho dette a braccio. Coraggio? C'è chi certe cose le pensa e chi le dice. Ma ora non azzardate che devo partecipare alle consultazioni, per quelle mi mancano ancora tante presenza azzurre".

Poi, qualche minuto più tardi, l'incontro con i 'nuovi cittadini italiani'. Tra loro, protagoniste le farfalle della ginnastica ritmica che contano due campionesse naturalizzate, da Ucraina e Romania, e gli azzurri come semplici spettatori. "Ma le parole di Napolitano mi hanno toccato profondamente, è la mia storia", dice Mario Balotelli, dopo il richiamo alla sofferenza dei figli di immigrati che si sentono italiani ma devono aspettar tanto per avere la cittadinanza. "Belle parole - aggiunge Osvaldo, un altro dei naturalizzati di Prandelli -. Io mi sento italiano non solo perché gioco in nazionale: mia moglie è italiana, i miei figli sono nati qui, ho ben altri motivi per amare questo Paese".

"Non sapevamo di questo secondo appuntamento", ha spiegato Prandelli, che ha persino forzato il cerimoniale del Quirinale e fatto saltare il mini-allenamento previsto, pur di non andar via in anticipo dalla sala dei Corazzieri. "Siamo orgogliosi di aver contribuito a far parlare dei nuovi italiani", ha aggiunto il ct, che ha imposto la sua linea di apertura ai naturalizzati anche contro i pregiudizi degli ultrà.

Ad aver colto nel segno, oggi, è stato anche l'altro messaggio. "Gigi ha fatto un discorso da numero 10", l'elogio di Pirlo. "E' stato meraviglioso, parole che venivano dal cuore", il racconto di Prandelli. Perché quando Buffon si è alzato per rivolgere, nel primo incontro, il suo saluto a Napolitano, le mani erano in tasca per l'imbarazzo, la voce rotta, ma le parole chiarissime. "Al cospetto della storia - ha detto l'azzurro - siamo un popolo giovane e inesperto. Forse per questo alla volte cadiamo. Mai come in questo momento abbiamo bisogno dell'appoggio di una classe politica coesa, colta, responsabile. E di uno Stato presente. Lei lo rappresenta, da lei gli italiani vogliono esser rappresentati nella sua figura pulita, trasparente, capace, per riprendersi in questo momento difficile".

Riferimenti alla politica "seri e saggi", per Napolitano, che poi ha raccontato il suo tifo speciale. "Vi ringrazio per tutto quel che avete fatto in un anno speciale: mai come per i 150 anni dell'Unità si è affermata l'idea e il sentimento dell'Italia, ci siamo riappropriati della nostra identità e dell'impegno a rimanere uniti. Questo deve valere per tutti, a prescindere dalla normale dialettica. Per voi - la conclusione di Napolitano - l'Italia e' sempre stato l'unico riferimento, motivo e ispirazione. All'inizio del mio settennato mi avete regalato un Mondiale, nel 2006, spiace che terminando il mandato nel 2013 non ci sara' occasione del bis: ma continuerò a tifare per voi, finché ne avrò le forze". Poi Buffon ha presentato uno a uno tecnici e giocatori ("il mitico Pazzini, il corsaro De Sanctis"), Napolitano ha stretto mani e scambiato poche parole con Prandelli e Balotelli. Poi in dono un pallone firmato e la maglia azzurra 'Presidente 1' sulle spalle, e in cambio un tricolore dei 150 anni.

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