Boateng: "Berlusconi? Un gran brav'uomo. Un giocherellone"

Calcio
Kevin Prince Boateng, irrinunciabile colonna del Milan campione
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Il centrocampista rossonero in un'intervista a Vanity Fair: "Ho incontrato il presidente due volte. Non ti aspetti che un presidente ti dia una pacca sulle spalle". Poi la salute: dopo sei operazioni al ginocchio ho dovuto lasciare la nazionale del Ghana

"Ho incontrato il presidente Berlusconi due volte. Non ti aspetti che un presidente ti dia una pacca sulle spalle. E' davvero un brav'uomo. Un giocherellone". E' una delle anticipazioni - secondo quanto riporta il sito del Milan- di un'intervista al milanista Kevin Prince Boateng, da domani in edicola su Vanity Fair.

Il centrocampista rossonero ha parlato anche della fine del suo matrimonio e dell'addio alla Nazionale del Ghana: "Finché ero al Borussia Dortmund, mi dividevo. Ma con il Milan, tra campionato, Champions e Coppa Italia, non ci riesco più. Il mio ginocchio ha subìto sei infortuni e altrettante operazioni. Mi fa male persino in aereo, per il cambio di pressione. E mi avvisa se il giorno dopo pioverà. Così, addio Ghana perché ci tengo alla salute".

"Certe sere torno dagli allenamenti. Sto lì, solo, nella mia casa nuova e penso: se Jermaine fosse qui, mi correrebbe incontro e mi porterebbe fuori in giardino, tirandomi per la maglia, a palleggiare con lui". La nostalgia è per il figlioletto che è a Berlino con la mamma e ormai ex moglie di Kevin Prince. "E' successo qualche mese fa. Ci trascinavamo da un po', l'ho guardata e le ho detto: è finita, vero?". Ho fatto la borsa. Dopo otto anni insieme, ero in un albergo. Io voglio solo il meglio per il nostro bambino. Non avrei accettato che crescesse in un legame spento, ma so anche che cosa significa essere figli di genitori separati".

Ed ancora: "La mia infanzia è stata povera, cattiva. Mio padre era responsabile di un negozio di abiti e io avevo un anno quando lasciò mia madre, casalinga, sola con me e mio fratello George. Lui poi avrebbe fatto altri due figli con un'altra. Lei altri tre, con due uomini diversi. Mio padre smise subito di interessarsi di noi, che non avevamo soldi né cibo, e andavamo avanti a pane e acqua. A mia madre pago l'affitto".

Sull'ipotizzato e poi sospeso contributo di solidarietà: "Penserei che il 48% di aliquota sul mio ingaggio è troppo, perché sì, è vero, si tratta di milioni di euro, ma già tassati". Sugli inizi della sua carriera di professionista: "Avevo 7 anni. Era una mattina in cui avevo saltato la scuola per il pallone. C'era Dennis, un ragazzo biondo. Mi giocava contro. A fine partita mi fa: sei forte, devo dirlo a papà. Papà era l'allenatore delle giovanili dell’Hertha Berlino".

Poi in Inghilterra, al Tottenham. "Fu allora che decisi di sposare Jennifer. Stavamo insieme da 4 anni. Era la mia prima tifosa e volevamo arrivare a Londra da "famiglia". Il matrimonio l'abbiamo pensato e celebrato in tre settimane, a Berlino, nel mio giorno libero. Niente viaggio di nozze, solo il tempo di concepire Jermaine. All'alba, un aereo mi riportava in Inghilterra. Era la fidanzata di un mio amico. Io avevo 15 anni, lei tre più di me".

Ma la nostalgia per il "piccolo Prince" è tanta: "La mattina, quando mi sveglio e non c'è, è il momento più difficile. Poi mi mancano i suoi occhi che si accendono davanti a un pallone: va pazzo per il calcio. D'altronde ha il mio sangue. E vederlo ballare come Michael Jackson". Ha il corpo pieno di tatuaggi. "Amo il ritratto di mio figlio, sulla schiena: è insieme a mia moglie. Ma anche la sua data di nascita. Berlino su un braccio, Prince sull'altro".

Con la Nazionale ghanese, ai Mondiali 2010, ha sfidato la Germania del suo fratellastro Jérome: dicono che si siano quasi parlati. "I nostri rapporti non erano mai stati granché, ma poi si cresce e tutto si livella. Tanto che festeggeremo insieme il mio primo Natale da single, e poi via per una vacanza".

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