Juventus-Milan, che affascinante collisione da scudetto

Calcio
Juventus e Milan sono le squadre più in forma del nostro campionato (Getty)
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GIORGIO PORRA' analizza la giornata di Serie A appena conclusa con un occhio al futuro. Per il titolo è corsa a due: i bianconeri impressionano per il loro formidabile temperamento, i rossoneri surfano sulle onde sollevate dalle lore eccellenze

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di GIORGIO PORRA'

Collisione affascinante. Perchè si tratta di due progetti profondamente diversi. La Juve impressiona per il suo formidabile temperamento, per quei valori del passato abilmente modernizzati da Conte. E per quella relazione simbiotica tra gruppo e coach. Il Milan surfa sulle onde sollevate dalle sue eccellenze, Ibra è il Kelly Slater della situazione, non esiste vento in grado di sporcarne la plasticità del volo. Lo scudetto è roba loro. Questo ha detto l’ultima giornata, tocca alla concorrenza dimostrare alla svelta l’infondatezza di una verità che pare sempre più evidente.

Non esiste casualità nella loro perentoria ascesa, è il frutto delle idee chiare di chi le gestisce. Conte, vedi il successo romano, ha insegnato alla Juve che la vittoria è anche figlia della sofferenza, Allegri, vedi la mattanza col Chievo, ha spiegato ai suoi che la gloria va inseguita non solo davanti agli illusionisti catalani. Sono squadre dal passo ormai sicuro, se qualche limite c’è, sono brave a mascherarlo. E dietro diventa difficile individuare chi può insidiare la loro leadership. Già domani, nel recupero con la Juve, sapremo se il Napoli ha ancora testa e gambe da sacrificare in campionato. Cavani è tornato, e con lui la “zona Mazzarri”, ma per spegnere il furore bianconero occorrono prodigi da Champions, è corretto pretenderli da una squadra che ha già ampiamente superato ogni aspettativa?

Occhio invece all’Udinese, resta pericolosa variabile, lo stop di Parma era solo una foratura, Guidolin non sarà Contador ma davanti alla Roma ha ripreso a pedalare col solito piglio. Certo, Luis Enrique ci ha messo del suo, insistere in quella frenetica rotazione di uomini e idee significa trasformare il proprio disegno in qualcosa di involuto ed irritante. Ha ragione De Rossi, meglio sognare in prospettiva, ora non ha senso parlare di obiettivi a breve termine. Ma che lo possa fare l’Inter è ugualmente difficile da affermare. La squadra cresce, ma non abbastanza per garantirsi un filotto di vittorie in grado di riportarla lassù. Il graffio senese di Castaignos ha parzialmente ridimensionato i giudizi negativi sulle strategie di potenziamento. E i bagliori di Alvarez confortano Ranieri sulla possibilità di allevare in casa il fantasista del futuro. Ma è ancora troppo poco per diventare credibile alternativa a Juve e Milan.Restano le seduzioni europee, più opportuno investire su quelle, magari provando a sanare in Gennaio le troppe contraddizioni emerse sinora.

Infine, la resurrezione di Mutu. Improvvisa, come la saetta che ha uccellato Frey. Salutiamo il ritorno di un campione che sembrava perduto. Forse, per lui, il tempo non è finito. A 32 anni può ancora ampliare la collezione di capolavori. A patto di sbarazzarsi dell’altra, quella degli ingiustificabili eccessi.

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