Moratti e quel "vaffa", l'urlo di una passione risorta

Calcio
Massimo Moratti sembra aver ritrovato la sua Inter (Getty)
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L'ANALISI DI GIORGIO PORRA'. L'imprecazione liberatoria del presidente al gol di Pazzini segnato dopo l'ennesimo legno colpito con il Lecce è stato il più sentito spettacolo prenatalizio. Segno di una nuova energia che torna a circolare in casa nerazzurra

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di GIORGIO PORRA'

Il "vaffa" di Moratti ad Eupalla lassù è stato il più grande spettacolo prenatalizio. E' successo al gol di Pazzini, dopo l'ennesimo legno centrato dai suoi contro il Lecce. Un "vaffa" in allegria, con moglie e figlio in contemporanea estasi compiaciuta. Un vaffa spartiacque, almeno così sembra. Il 4-1 ai pugliesi pare contenere tutte le risposte giuste agli interrogativi che sinora avevano tolto il sonno agli interisti. Risposte, azzardiamo, definitive. La rimonta è roba seria, non figlia di circostanze episodiche. Dentro quel pirotecnico vaffa, non bofonchiato alla Zoff, ma bello rotondo, alla Pierino della celebre saga, tornava a risplendere il mondo fatto a palla di un presidente che cominciava ad averne abbastanza di macumbe ed ingratitudini assortite.

Piace pensare che ieri abbia festeggiato il raggiungimento del quinto posto alla maniera del padre Angelo, la cui missione era quella di distribuire felicità, godeva del godimento dei suoi tifosi. Lui e lady Erminia, dopo le vittorie nel pomeriggio di Mazzola e soci, si blindavano nel salotto di casa per regalarsi un valzer celebrativo. E quando arrivavano le conquiste di livello, tipo la prima Coppa Campioni, quella del '64 a Vienna, contro il Real di Puskas, per l'emozione erano capaci di non dormire per giorni e giorni. L'Inter come una grande famiglia allargata. Ed i giocatori trattati come figli, nessuno escluso. Si racconta sempre di Angelillo che, lasciato solo dai suoi genitori, trascorse a casa Moratti il suo primo Natale dalle nostre parti. Angelo era così, incapace, anzi orgoglioso, di non riuscire a disgiungere la ragione dal cuore.

Massimo ne segue con tenacia le orme, da sempre dolcemente sedotto dalla genialità paterna. Ecco perché quel vaffa va considerato qualcosa di più potente di un semplice sfogo da tribuna. E' l'urlo antisfiga di una passione prepotentemente risorta. E' il segnale che nuova energia torna a circolare nelle vene della famiglia. E' l'"avanti popolo" lanciato con gioia alla tifoseria più esigente del campionato. Ora si può ricominciare a ragionare da Inter. A patto che Milito si sia davvero liberato dei panni dello "Spaventapasseri" del "Mago di Oz", la favola preferita (ma guarda un po') del suo tecnico. Lui, incatenato al sortilegio, di vaffa ne aveva collezionati in sequenza. Ma il suo presidente ha già dimenticato. Se a Natale il principe si sentisse solo stia certo che sotto l'albero morattiano un posticino anche per lui si troverebbe sempre.

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