Scommesse, l'inchiesta si allarga: nel mirino 40 giocatori

Calcio
Carlo Gervasoni, uno degli uomini chiave dell'inchiesta sul Calcioscommesse
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Secondo alcune indiscrezioni i magistrati titolari dell'inchiesta "Last Bet 2" sarebbero in procinto di iscrivere nel registro degli indagati altri nomi tra cui quelli di calciatori e dirigenti indicati da Carlo Gervasoni nel suo interrogatorio. VIDEO

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E' destinata ad allargarsi ancora l'indagine sul calcioscommesse avviata dalla procura di Cremona. Nell'inchiesta "Last Bet 2" i magistrati, secondo indiscrezioni, starebbero per iscrivere nel registro degli indagati una quarantina di calciatori e anche alcuni dirigenti chiamati in causa dall'ex giocatore della Cremonese e del Piacenza Carlo Gervasoni nell'interrogatorio del 27 dicembre, quando aveva tirato in ballo una decina di nuove partite truccate, tra cui tre di serie A. Da Roma gli uomini dello Sco (Servizio centrale operativo della polizia) hanno intanto riportato negli uffici della Questura lombarda il materiale sequestrato a tutti gli indagati. Le analisi, comprese quelle sugli accertamenti patrimoniali, sono ancora in corso.

Legami Zamperini-Tan Seet - Gli inquirenti che si stanno occupando dell'inchiesta sul calcioscommesse sono convinti che tra Alessandro Zamperini, ex calciatore di serie B e Lega Pro, ed Eng Tan Seet, detto Dan, considerato il capo del sodalizio criminale, ci siano stati dei contatti. Lo testimonierebbe un'utenza greca attraverso la quale il giocatore avrebbe fatto comunicazioni "riservate" con l'intento di eludere eventuali investigazioni nei suoi confronti. Le intercettazioni sono decine di migliaia e le utenze monitorate sono svariate. Più di venti quelle in uso ad Antonio Bellavista, una decina a Signori e otto a Quadrini, che ne ha una intercettata anche dalla Direzione Nazionale Antimafia. Non solo intercettazioni sui cellulari e sui fissi, ma anche con microfoni messi all'interno delle autovetture di Doni, Bettarini, Santoni, Gervasoni, Corvia (2 macchine), Bellavista (3).

Guidolin assolve Padelli
- "Ho parlato due minuti con Padelli e gli credo". Lo ha detto l'allenatore dell'Udinese, Francesco Guidolin. Dopo le dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Carlo Gervasoni davanti al pm Di Martino che hanno chiamato in causa Daniele Padelli (secondo portiere dell'Udinese) quale presunto corrotto, con riferimento alle gare disputate con la maglia del Bari, il tecnico dell'Udinese ha voluto un faccia a faccia con il suo secondo portiere.

"L'ho convocato nella mia stanza - ha detto Guidolin - e credo a quello che mi ha detto. E cioè che lui è fuori da questa storia. Nei suoi occhi mi è sembrato di vedere sincerità, oltre alla preoccupazione per essere stato buttato in questa situazione - ha aggiunto l'allenatore dell'Udinese -. Quello che posso dire è che credo in lui. Sul resto non conosco la vicenda calcioscommesse e non posso dare giudizi".

La moglie di Gervasoni
-  "Mio marito Carlo ha sbagliato, ma io non lo lascio". Così dice Raffaella Bosetti la moglie di Carlo Gervasoni, il grande pentito dell'inchiesta che sta terremotando il mondo del calcio, in un memoriale sul settimanale Oggi in edicola dal 4 gennaio. La Bosetti, giornalista e autrice di due raccolte di poesie, racconta lo choc del giorno dell'arresto: "Il 18 dicembre era il mio compleanno, le mie amiche mi avevano convinta a trascorrere la serata a Milano. Quando sono arrivata a casa il quadro è stato come un pugno in faccia. Le luci della Polizia mi accecavano, il nostro cane abbaiava isterico, c'era tantissima gente (ho contato sei volanti!) e io non mi capacitavo di tutto quel movimento. Scesa dalla macchina le mie gambe hanno cominciato a tremare".

"Sono salita in casa - racconta ancora a Oggi la moglie del calciatore del Piacenza accusato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva e squalificato per 5 anni - mi sono voltata verso la camera da letto e ho visto arrivare mio marito Carlo con una borsa in mano. 'Dove stai andando?', gli ho chiesto. 'Devo andare con loro', mi ha risposto Carlo, e ha aggiunto: 'Tu però stai tranquilla'. Mi ha dato un bacio e ha sceso le scale".

Poi, dopo dieci giorni, è tornato a casa. "L'incontro mi spaventava - prosegue - Avevo paura di trovarmi di fronte una persona diversa, provata, in crisi. Invece ho riabbracciato un uomo sollevato e migliorato da un'esperienza che ti fa ricominciare tutto da zero. Abbiamo parlato e tanto, dei fatti, di noi, soprattutto di cosa sarà di noi. Oggi più che mai voglio vivere il presente. Non mi sono mai pentita delle scelte che ho fatto e di aver difeso chi avevo al mio fianco", conclude. "Penso che chi sbaglia debba pagare, ma debba avere altresì possibilità di riscatto. A Carlo gliela voglio dare, questa possibilità, spero - conclude - gliela diano anche i giudici".

La denuncia di Tommasi
- "Amareggia che, nonostante gli episodi di giugno, si sia andati avanti a muoversi nell'illegalità. Ora bisogna aspettare che la giustizia ordinaria e la giustizia sportiva facciano il loro corso e svolgano le loro indagini". Così Damiano Tommasi, presidente dell'Associazione italiana calciatori, commenta le ultime vicende del Calcioscommesse, sottolineando che "serve l'appoggio di tutti per uscire da questa impasse". A questo punto, secondo Tommasi, bisogna agire "valorizzando quei giocatori che pensavano di giocare partite vere". E' emerso infatti che i promotori delle combine "non andavano a contattare un'intera squadra, andavano su persone singole": dunque - sottolinea il n. 1 dell'Aic - occorre "valorizzare chi lo sport e la professione di calciatore la svolge nel migliore dei modi" e "fare quadrato" tutti insieme contro l'illegalità, "giocatori, dirigenti, società e tifosi".

Le cifre che girano per le partite che sarebbero state truccate evidenziano, per Tommasi, la "discriminante tra comportarsi bene e agire nell'illegalità per arricchirsi". "A breve ci vedremo con tutti i rappresentanti di serie A, B e Lega Pro perché credo che serva guardarsi negli occhi e capire come condannare chi agisce male", prosegue il presidente dell'Assocalciatori, invitando comunque a evitare criminalizzazioni e a non chiamare in causa, come è avvenuto a giugno, persone che poi non c'entravano. "Ci vuole fermezza, ma anche certezza e chiarezza, e non è facile", sottolinea. Un commento su Doni e Sartor, coinvolti nell'indagine della procura di Cremona? "Il primo pensiero va alla persona, alla famiglia, al loro passato e al loro presente: sono sotto pressione fortissima, devono essere lasciati a meditare e capire come uscire da questa situazione molto delicata", afferma Tommasi. Quanto alla proposta autosospensione per gli indagati, "il dibattito è sempre aperto, sempre di attualità". "Va guardata la persona, sono scelte che individualmente ognuno farà", rileva il presidente dell'Aic, sottolineando l'importanza di rispondere alla propria coscienza. "Chi è sotto indagine non deve essere dichiarato già colpevole, ma neppure innocente". conclude Tommasi.