Qui Sassuolo, la provinciale che studia per diventare grande
CalcioB COME BARONE. Non chiamatelo miracolo, da quelle parti potrebbero arrabbiarsi. E' dal 2004 che il club emiliano ha iniziato la scalata verso il calcio che conta, progettando e investendo. Il terzo posto in classifica ha già il sapore del trionfo
STATISTICHE - Calendario, classifiche e cifre della Serie B 2011-12
L'ANALISI - Tutte le puntate di B come Barone
FOTO: Livorno-Brescia col vento in poppa
di DANIELE BARONE
Non chiamatelo miracolo perché da quelle parti si potrebbero arrabbiare un bel po'. Perché da quelle parti sono abituati a guadagnarseli con il lavoro, i premi. Studiando, progettando, investendo. Perché se diventi la città-capitale (nel mondo) delle piastrelle di ceramica vuol dire che, da quelle parti, lo sanno fare. E anche nel calcio, a Sassuolo, hanno cominciato a fare sul serio.
Sono quasi trent'anni che la Mapei di Giorgio Squinzi e la squadra neroverde camminano insieme ma dal 2004 è iniziata la scalata, solidità societaria e scelte tecniche azzeccate, un passo alla volta: finale play-off della C2, poi promozione in C1, finale play-off della C1 e, l'anno dopo, la promozione in B è arrivata con Allegri in panchina. E in B: settimo posto il primo anno, quarto il secondo fino alle semifinali play-off, perse con il Torino. Lo scorso campionato sembrava quello buono per l'ultimo atto, il definitivo salto di qualità: la promozione in Serie A. Uno squadrone, un buon allenatore (Arrigoni) e un debutto da stropicciarsi gli occhi: 4-0 a Livorno, via con gli applausi. Invece no. Il mondo alla rovescia, la crisi, tre allenatori e una salvezza acchiappata solo all'ultima giornata tra mille tormenti. Una stagione sbagliata.
La scorsa estate quelli del Sassuolo sono ripartiti, zitti zitti. Una squadra nuova, un allenatore al debutto ma, dietro, le stesse granitiche garanzie della Mapei e quella stessa voglia matta di Squinzi che, lui milanista (il Milan ha pure provato a comprarlo), sogna di poterci giocare finalmente un giorno contro. A S.Siro, in campionato.
Il Sassuolo è terzo, ha la seconda difesa del campionato, Sansone è il suo gioiello e la società ha deciso che bisogna completare il lavoro una volta per tutte; Missiroli e Troianiello sono rinforzi (ed altri sono in arrivo) ma sono soprattutto un messaggio: l'obiettivo è la Serie A.
Se venerdì, nell'anticipo, dovesse battere la disastrata Nocerina, aspettando poi le repliche di Torino e compagnia, il Sassuolo si arrampicherebbe da solo al comando della classifica. Non sarebbe una novità assoluta (già due stagioni gli riuscì, condividendo però il primato con il Lecce per un paio di settimane) ma sarebbe, oltre che il modo migliore per cominciare il girone di ritorno, anche il primo passo per allungarsi verso il miracolo. Pardon, verso quel progetto-serie A che a Sassuolo hanno immaginato già un po' di anni fa. Studiando, progettando, investendo. Da quelle parti funziona così.
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Sono quasi trent'anni che la Mapei di Giorgio Squinzi e la squadra neroverde camminano insieme ma dal 2004 è iniziata la scalata, solidità societaria e scelte tecniche azzeccate, un passo alla volta: finale play-off della C2, poi promozione in C1, finale play-off della C1 e, l'anno dopo, la promozione in B è arrivata con Allegri in panchina. E in B: settimo posto il primo anno, quarto il secondo fino alle semifinali play-off, perse con il Torino. Lo scorso campionato sembrava quello buono per l'ultimo atto, il definitivo salto di qualità: la promozione in Serie A. Uno squadrone, un buon allenatore (Arrigoni) e un debutto da stropicciarsi gli occhi: 4-0 a Livorno, via con gli applausi. Invece no. Il mondo alla rovescia, la crisi, tre allenatori e una salvezza acchiappata solo all'ultima giornata tra mille tormenti. Una stagione sbagliata.
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