Emma, Arisa, Noemi: ma nel calcio non ci si fida dei giovani
CalcioE se le squadre organizzassero dei talent show per trovare i nuovi campioni? L'esempio arriva da Sanremo, dal Festival. Tre ragazze passate per quelle accademie televisive dove qualcosa di buono t'insegnano. Perché in serie A non avviene? L'ALBUM SANREMO
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di MASSIMO CORCIONE
E se le squadre organizzassero dei talent show per trovare i nuovi campioni? L'esempio arriva da Sanremo, dal Festival, dall'appuntamento tradizionalmente meno ricco di novità che si possa immaginare. E invece quest'anno dal teatro Ariston arriva un messaggio di innovazione o forse solo la conferma che dappertutto la realtà è cambiata. Meno che nel calcio, dove dei giovani ci fidiamo poco, di quelli italiani ancor meno.
Prima Emma, seconda Arisa, terza Noemi: un nome solo per identificarle come le stelle sudamericane del pallone, soprattutto tre ragazze che sono passate per quelle accademie televisive dove qualcosa di buono t'insegnano se sono arrivate fin sul podio del campionato della canzone italiana. Arisa, la seconda a Sanremo, in verità è già passata al rango di giudice, ma deve essere stata contagiata dall'ambiente.
Oggi, domenica di serie A, fatichi a trovare tra i titolari dieci ragazzini cresciuti nei settori giovanili. Luis Enrique a Roma è visto come un fenomeno paranormale perché ha scelto come titolari Piscitella e Viviani, tra le prime della classifica se hai vent'anni e sei italiano sei considerato immaturo e finisci in provincia. Come Immobile, come Paloschi, come Acquafresca, come Insigne. Tanto per far nomi, senza istruire nessun processo. A Sanremo avrebbero cantato tra i big. E magari qualcuno avrebbe anche vinto. Il calcio invece tutt'al più li manda a Viareggio, alla coppa Carnevale. Il talento in maschera.
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