Il Milan-Juve della discordia: la fine di un grande amore?

Calcio
Silvio Berlusconi e Gianni Agnelli sono i primi protagonisti dell'alleanza tra Milan e Juve all'inizio degli anni '90
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VERSO MILAN-JUVE. Il giudizio della Corte federale sulla squalifica di Ibrahimovic (rimasta di 3 giornate) e le tensioni degli ultimi mesi rischiano di incrinare un legame che dura ormai dal 1994. Ma già prima, tra il Cavaliere e l'Avvocato. FOTO E VIDEO

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- Errori ed orrori arbitrali in Serie A

FOTO: Ibra-Aronica, la sequenza dello schiaffo


di Alfredo Corallo

"L'Avvocato è di un altro pianeta. Con tutti gli altri posso giocare e vincere. Con lui no, non si può sfidare un sogno". La smodata ammirazione di Silvio Berlusconi per Gianni Agnelli è la migliore premessa al legame che di lì a poco segnerà profondamente il futuro del calcio italiano. Un corteggiamento che si tradurrà in proposta di matrimonio il 18 maggio 1990, alle 13.48, l'ora fatale del comunicato con cui la Fiorentina consegnerà Roberto Baggio ai bianconeri e ratificherà  formalmente il "patto di sangue", la "Santa Alleanza" tra Milan e Juventus. Dirà il procuratore del "poi" Divin Codino, Antonio Caliendo: "Baggio era già del Milan, parlai con Pontello (l'allora presidente dei viola, ndr) e gli spiegai che avevo dato la mia parola a Berlusconi. Il giorno seguente mi chiamò Galliani e mi annunciò che ero atteso a Milano per un colloquio con il Cavaliere. Caliendo, mi disse, sono spiacente, devo ringraziarla per come si è comportato, ma devo rinunciare".

E non erano certo i danè che gli mancavano. Fu semplicente un cadò, un capolavoro di tattica mascherata da segno di rispetto per il suo maestro di vita, l'icona del successo made in Italy per eccellenza. Tanto che, qualche anno dopo, lo stesso Galliani confermerà apertamente - e non senza un velo di sarcasmo - quella versione dei fatti. "Agnelli chiamò Berlusconi - rivelerà l'amministratore delegato rossonero - chiedendogli di lasciare alla Juve almeno il giocatore, visto che in quegli anni il Milan aveva raccolto un gran numero di trofei...". E allora: sarà una giornata in più o in meno di squalifica a Ibrahimovic a incoraggiare un divorzio? Non scherziamo.

L'AVVOCATO SUL COMO'- Come scrisse una volta Giorgio Tosatti dalle pagine del Corriere, "nessuno, prima di Silvio Berlusconi, aveva sfidato sul mercato calcistico lo strapotere di Agnelli". Lo "yuppie", l'imprenditore rampante che, da giovane, aveva la sua foto sul comodino (ipse dixit). La verità è che quella di Baggio fu una sorta di risarcimento alla sfrontatezza dei suoi eccessi. Scudetti, coppe dei campioni, intercontinentali, e intanto la Signora rimaneva a mani vuote...

GALLIANI, LA TRIADE E... IL TARTUFO - Con la "discesa in campo", la politica, sarà Galliani a prendere il controllo di via Turati. E a Torino, in quel 1994, Umberto Agnelli avrà le chiavi di corso Galileo Ferraris. Una coincindenza fortunata, perché a breve la sua triade, o poker d'assi che dir si voglia (Moggi-Giraudo-Bettega più Lippi e successivamente Capello), unita all'abilità del dirigente brianzolo, domineranno in lungo e in largo sul fronte nazionale (ed europeo, spesso e volentieri). In totale sintonia, dai rapporti di forza in Lega alla spartizione dei diritti televisivi fino al gusto comune per i tagliolini al tartufo, vini pregiati e raffinatissimi Mont Blanc. Come la sera del 29 ottobre 2005, l'ultimo, "loro" Milan-Juve. Prima che nel 2006 scoppiasse Calciopoli, che Antonio Giraudo si auto-esiliasse a Londra e Luciano Moggi si "riciclasse" a opinionista televisivo. E prima che l'Inter e Massimo Moratti, finalmente, ne approfitassero.

SE SON ROSE... - Con i Cobolli Gigli, i Blanc, i Secco, sarà tutta un'altra storia. Una pausa di riflessione. Rapporti cordiali, ma niente di più. Finché la luce agli occhi dei "berluscones" non si riaccenderà nel maggio del 2010 (al ventesimo anniversario!) con la "scalata" di Andrea Agnelli, figlio di Umberto, scomparso nel 2004, preludio di una seconda luna di miele. E' vero, il rampollo è uno tosto, rivendica titoli revocati e rigori negati. Ma saranno veramente un fax un po' audace (e chi non c'ha provato per Tevez), un buffetto di Ibra o la "spiatina" da scolaro dispettoso di Chiellini a spezzare l'antico idillio?

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