Prandelli, etica ed eccezioni: niente Europei per chi sgarra

Calcio
Il ct azzurro Cesare Prandelli (Getty)

Il ct della Nazionale italiana traccia una linea sottile fra comportamenti e trance agonistica. Ecco il perché delle scelte su Mario Balotelli (non convocato), De Rossi e Buffon. Ma il caso del portiere "non crea alcun imbarazzo". GUARDA IL VIDEO

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La sottile linea azzurra è un confine labile: il fair play da una parte, la trance agonistica dall'altra. Cesare Prandelli lo percorre in equilibrio precario dall'inizio; ora all'Europeo mancano tre mesi e alla nazionale i bad boys Balotelli e Osvaldo, ma non vengono certo meno le polemiche. E il commissario tecnico azzurro avverte: "I miei giocatori lo sanno: chi non è in grado di rispettare il codice etico, rischia di non esser convocato per Polonia e Ucraina".

Quel filo sottile unisce, nell'ultima amichevole della nazionale prima del ritiro per Euro 2012, i casi di Buffon e quello di De Rossi, Pirlo scampato alla prova tv e la coppia d'attaccanti in punizione. Insomma, tutto il calcio italiano e le sue tensioni. "Sto tutta la vita con Luis Enrique", dice il ct a proposito della decisione del collega asturiano di escludere De Rossi a Bergamo per un ritardo alla riunione tecnica. Tranne poi ammettere di non aver mai pensato "di togliere la fascia di capitano a Buffon", e provare a spiegare quali siano le differenze tra tante situazioni.

"De Rossi è convocato perché il suo è un caso diverso - spiega il ct dal ritiro di Genova - Nel suo club ha delle regole, sono chiare ed accettate, dobbiamo stare tutti dalla parte di chi le fa rispettare. E' assurdo perfino che ne stiamo a discutere. Vedrete, per anni i bambini delle giovanili Roma non faranno ritardi". Il problema delle regole non è se sono giuste o ingiuste, ma che quando ci sono vanno fatte rispettare. Lo sa bene Prandelli, impegnato in questi mesi tante volte a dover scegliere, se punire o non punire. Graziò Cassano che aveva insultato un giornalista a Coverciano, dopo che gli aveva chiesto scusa. Non ha usato la stessa clemenza con Balotelli per i rossi rimediati in Premier League, né ieri né oggi; e neanche con Osvaldo, un'espulsione che ha aperto le porte azzurre a Borini ("lo seguivamo, ma senza lo stop del compagno giallorosso avrei aspettato altro tempo").

In questi casi, il criterio di scelta è semplice: evitare reazioni sbagliate in campo e ritrovarsi poi in 10 alle partite dell'Europeo. "Considero Balotelli il centravanti titolare di questa nazionale. Ma ora - il duro avviso all'attaccante City - ha tre mesi per dimostrarmi che è cambiato. Lui e Osvaldo hanno il mio numero, sono molto dispiaciuto che dopo i loro episodi non mi abbiano chiamato. Basta con questo calcio fatto di pugni a gioco fermo, è solo un segno di debolezza. E in ogni caso i miei giocatori lo sanno: chi sputa o reagisce, non puo' stare in azzurro. Se non si corregge, rischia l'Europeo".

Non ha corso pericoli invece Buffon, al centro della bufera per quell'ammissione perfino troppo schietta: mi fossi accorto che il pallone di Muntari era gol, in Milan-Juve, non l'avrei detto all'arbitro. "Mai pensato di togliergli la fascia di capitano - frena Prandelli - Non ha bisogno di difesa. In partita o subito dopo sei ancora sotto stress, non si può pretendere una cosa del genere da un calciatore. A mente fredda, poi...". Eppure, a freddo, Buffon ha ribadito oggi la sua linea. Creando qualche imbarazzo anche allo staff azzurro. "Ma no - ha glissato Prandelli - sono certo che Gigi si riferisse alla situazione a caldo. E se no, magari dovrò parlare con lui, né lui avrà problemi a correggersi se è il caso. Tutti lo conosciamo come giocatore leale. Ma l'ipocrisia è un gioco sottile: non credo si possa chiedere a un giocatore di fare una cosa del genere nella finale Mondiale...".

Per ora è solo un Milan-Juve. Con strascichi anche in nazionale. L'acquisizione della prova tv per Pirlo ha fatto temere, a Genova, un altro caso disciplinare: poi e' arrivata l'assoluzione del giudice a sciogliere ogni nodo. "Quella è stata una partita preparata con troppe pressioni", l'amara constatazione di Prandelli, con Albertini pronto a proporre di istituzionalizzare la presenza in tribuna per ogni partita dei due presidenti uno accanto all'altro, "come in Spagna, perché siano dirigenti e non tifosi". "Basta con queste cacce all'uomo a fine partita. A Firenze avevamo proposto il terzo tempo, a parte i giocatori pochi ci credevano: rinunciarci e' una sconfitta del nostro calcio". Come l'eventuale no alla richiesta di stage da qui a maggio, ora più difficili da ottenere da una Lega alle prese anche con le tensioni Milano Torino. "Ho fiducia, perché Albertini ci sta lavorando: gli unici a perdere sarebbero solo i giocatori, chiamati nel loro giorno di riposo, non i club. E se le società diranno no, pazienza: vorrà dire che diventeranno tutti tifosi dell'Italia al fischio d'inizio, senza mai esserlo state prima". A guardar bene questo e' un confine molto meno sottile.