Aiuto, la Juve non corre più! Le manca la "benzina mentale"
CalcioI pareggi e le prestazioni sotto tono della squadra di Conte scatenano il dibattito. Lo psicologo Alberto Cei non crede alla teoria del gioco dispendioso: "Devono imparare a gestire l'intensità della gara contro le piccole. Ma essere imbattuti aiuta"
DOSSIER: Errori ed orrori arbitrali in Serie A
FOTO: L'album della Serie A
di Vanni Spinella
Testa o corpo? Antonio Conte lancia la monetina e si chiede cosa si sia inceppato nel meccanismo che a inizio stagione faceva girare la sua Juventus a meraviglia. Con tanti saluti a quella specie di orologio svizzero dal design italiano (sarà un caso che il primo gol della stagione sia nato sull’asse Pirlo-Lichtsteiner?) che aveva fatto gridare al miracolo calcistico.
Pressing, intensità, bel gioco e sacrificio: pareva di aver trovato un allenatore capace di far correre i suoi più di Zeman, finché 4 pareggi nelle ultime 5 gare non hanno ridimensionato la Juve. Tolto il pari con il Milan, che per ovvi motivi non fa testo, resta una vittoria sul Catania racchiusa tra gli 0-0 contro Parma e Siena e l’1-1 con il Chievo.
E allora, quando si inciampa sulle “piccole”, inevitabilmente si parla di calciatori scoppiati, di gioco dispendioso, di ricambi mal gestiti o addirittura mai utilizzati (per informazioni rivolgersi a Elia, in estate annunciato come un profeta e oggi retrocesso al ruolo di riserva dell’esterno di riserva).
Diversa la campana che suona Alberto Cei, psicologo dello sport di fama internazionale che cura la preparazione mentale di tanti campioni. Per lui, la benzina che manca è quella “mentale”.
Professor Cei, lei non crede alla teoria dei giocatori spremuti dal gioco di Conte?
“Non c’è dubbio sul fatto che la Juventus sia una squadra con un ‘eccesso’ di agonismo. Il problema è come questo viene gestito. Mi spiego: quasi tutti i giocatori, esclusi i Buffon o i Pirlo, non sono abituati a questa intensità e a questa pressione. Mi riferisco a quella del campo di gioco, ma anche a quella che viene esercitata durante la settimana su chi lotta per lo scudetto”
Insomma, ora che il gioco si fa duro… Ibra segna una tripletta, mentre la Juventus pareggia.
“Partiamo da un presupposto: è sempre la testa che guida il corpo. E Conte è un maestro nello stimolare i suoi prima delle grandi partite, dove l’aspetto mentale permette di superare le altre sensazioni, come la stanchezza...”
Però se si gioca contro Siena o Chievo…
“Con le cosiddette ‘piccole’, invece, bisogna alternare fasi di grande agonismo e fasi di recupero. Non puoi correre sempre per 90’ come un matto…”
Alternare le fasi: concretamente come si fa?
“Chiamiamolo ‘gioco a fisarmonica’: fasi di agonismo a cui seguono fasi in cui si tiene la palla, la si fa girare, si cerca di addormentare un po’ il gioco… Una grande squadra sa dare il ritmo che vuole alla partita”
Ma così non si snatura la Juventus targata Conte?
“Attenzione: imparare a gestire l’intensità della gara non significa rinunciare totalmente a quella aggressività che ha caratterizzato la Juventus fino a oggi. Vuol dire usarla in modo intelligente. Ogni squadra ha dei minuti di partita ‘preferiti’, ad esempio. Ci sono quelle che danno il massimo dopo l’intervallo e quelle fortissime nei primi minuti o nel finale. Se sai individuare i tuoi, hai già iniziato a lavorare sulle fasi”
Conte dice che la sua squadra “sta sempre a tavoletta”
“E questi pareggi sono la spia che indica che qualcosa si è inceppato. I giocatori hanno bisogno di recuperare anche a livello di testa. Anche la ‘benzina mentale’, prima o poi, si esaurisce”
Regaliamo un bicchiere mezzo pieno, di speranza, ai tifosi bianconeri
“Il lato positivo di tanti pareggi è che non hanno ancora perso. Psicologicamente dà molta forza sapere di essere imbattuti”
FOTO: L'album della Serie A
di Vanni Spinella
Testa o corpo? Antonio Conte lancia la monetina e si chiede cosa si sia inceppato nel meccanismo che a inizio stagione faceva girare la sua Juventus a meraviglia. Con tanti saluti a quella specie di orologio svizzero dal design italiano (sarà un caso che il primo gol della stagione sia nato sull’asse Pirlo-Lichtsteiner?) che aveva fatto gridare al miracolo calcistico.
Pressing, intensità, bel gioco e sacrificio: pareva di aver trovato un allenatore capace di far correre i suoi più di Zeman, finché 4 pareggi nelle ultime 5 gare non hanno ridimensionato la Juve. Tolto il pari con il Milan, che per ovvi motivi non fa testo, resta una vittoria sul Catania racchiusa tra gli 0-0 contro Parma e Siena e l’1-1 con il Chievo.
E allora, quando si inciampa sulle “piccole”, inevitabilmente si parla di calciatori scoppiati, di gioco dispendioso, di ricambi mal gestiti o addirittura mai utilizzati (per informazioni rivolgersi a Elia, in estate annunciato come un profeta e oggi retrocesso al ruolo di riserva dell’esterno di riserva).
Diversa la campana che suona Alberto Cei, psicologo dello sport di fama internazionale che cura la preparazione mentale di tanti campioni. Per lui, la benzina che manca è quella “mentale”.
Professor Cei, lei non crede alla teoria dei giocatori spremuti dal gioco di Conte?
“Non c’è dubbio sul fatto che la Juventus sia una squadra con un ‘eccesso’ di agonismo. Il problema è come questo viene gestito. Mi spiego: quasi tutti i giocatori, esclusi i Buffon o i Pirlo, non sono abituati a questa intensità e a questa pressione. Mi riferisco a quella del campo di gioco, ma anche a quella che viene esercitata durante la settimana su chi lotta per lo scudetto”
Insomma, ora che il gioco si fa duro… Ibra segna una tripletta, mentre la Juventus pareggia.
“Partiamo da un presupposto: è sempre la testa che guida il corpo. E Conte è un maestro nello stimolare i suoi prima delle grandi partite, dove l’aspetto mentale permette di superare le altre sensazioni, come la stanchezza...”
Però se si gioca contro Siena o Chievo…
“Con le cosiddette ‘piccole’, invece, bisogna alternare fasi di grande agonismo e fasi di recupero. Non puoi correre sempre per 90’ come un matto…”
Alternare le fasi: concretamente come si fa?
“Chiamiamolo ‘gioco a fisarmonica’: fasi di agonismo a cui seguono fasi in cui si tiene la palla, la si fa girare, si cerca di addormentare un po’ il gioco… Una grande squadra sa dare il ritmo che vuole alla partita”
Ma così non si snatura la Juventus targata Conte?
“Attenzione: imparare a gestire l’intensità della gara non significa rinunciare totalmente a quella aggressività che ha caratterizzato la Juventus fino a oggi. Vuol dire usarla in modo intelligente. Ogni squadra ha dei minuti di partita ‘preferiti’, ad esempio. Ci sono quelle che danno il massimo dopo l’intervallo e quelle fortissime nei primi minuti o nel finale. Se sai individuare i tuoi, hai già iniziato a lavorare sulle fasi”
Conte dice che la sua squadra “sta sempre a tavoletta”
“E questi pareggi sono la spia che indica che qualcosa si è inceppato. I giocatori hanno bisogno di recuperare anche a livello di testa. Anche la ‘benzina mentale’, prima o poi, si esaurisce”
Regaliamo un bicchiere mezzo pieno, di speranza, ai tifosi bianconeri
“Il lato positivo di tanti pareggi è che non hanno ancora perso. Psicologicamente dà molta forza sapere di essere imbattuti”