Al di là del Bene e del calcio. In ricordo di un Maestro

Calcio
L'intervista rilasciata da Carmelo Bene a Il Giorno sedici anni fa
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Dieci anni fa moriva Carmelo Bene, attore dissacrante, regista anticonformista, scrittore, uomo di cultura tra i più controversi d'Italia. Che adorava il calcio in genere, il Milan in particolare, lo sport tutto. Perché "eccede la Materia"... IL VIDEO

Dieci anni fa, il 16 marzo 2002, moriva Carmelo Bene, "macchina attoriale", grande autore di teatro, regista, dissacratore, uomo di cultura anticonformista, nato il 1° settembre '37 a Campi Salentina (Lecce). Questi sono scampoli di un'intervista pubblicata sul quotidiano Il Giorno il 2 marzo 1996. Tutta sul calcio (sua immensa passione), lo sport, il Milan (di cui era tifosissimo). Risultato di un paio d'ore di conversazione fluviale.

di Paolo Pagani

"Scusi Maestro, posso chiamarla Genio?". "No, io del genio ho sempre avuto la mancanza di talento". E la cosa lo contrariava, ovviamente. Meglio non innalzare monumenti a cavallo. Carmelo Bene era unico, incontrarlo senza essere presi a pedate per manifesta inferiorità d'erudizione molto difficile, farlo parlare di sport impossibile. Anzi, no. L'unica chiave d'accesso alla sua spelonca d'artista si rivelò proprio quella: il calcio, lo sport, il Milan, Arrigo Sacchi. Eupalla, la Musa del pallone di breriana memoria. Diluvio logico, rafting verbale incantatorio, gorgheggi e bofonchiare esclamativo, stupori e tremori. Alla sua maniera, Bene parlò. Vaticinò. Gesticolò. Fumò. Qua una sintesi, essendo irriproducibili atmosfera, trascrizione integrale, divagazioni, improperi del Genio che nella sua vita volle solo essere Maestro... Omaggio a un artista che non c'è più. Avvisando che i nomi citati sono di campioni del tempo...

"Io non ragiono con l'ottica del tifoso. Il tifoso è chi conta i punti. Io mi emoziono. Io cerco l'Emozione nell'Atto, metta le maiuscole per favore. Che è il contrario dell'Azione. L'Atto è Joyce, è Weah, è un servizio di Edberg. Constato anche che, nel secolo, mai c'è stata una équipe come il Milan di Sacchi. Mai un momento di espressività più felice. Di quel livello, Rossini forse, in passato...".

"Io vengo da altri sport. Nove anni di scherma, tanta boxe, praticata come esercizio neurodinamico... ma il Milan è un fatto culturale, un fenomeno estetico. Il Milan eccede la Materia. E' celeste... L'eccedenza soltanto è il Grande Spettacolo, eccedenza è il rendersi invisibile sul ring di Sugar Ray Leonard contro Roberto Duran... L'eccedenza è il giuoco senza palla: il giuocatore senza palla è un uomo senza Mondo! Capisce? E' l'al-di-là della routine, il di-là-da... Anch'io eccedo da una vita. Sono fuori dai generi. Sono un de-genere!".

"Lo sport ai suoi grandi livelli è labilità, ma senza apostrofo (l'abilità, ndr). Immaterialità! Eccedenza pura! Il calcio somiglia alla musica: la musica può forse essere spiegata con la musica? No, così il calcio: non ha nemmen bisogno della Lingua per farsi intendere. Il calcio buca ogni linguaggio. Il gazzettismo sportivo? Orrore! Uscitene, voialtri gazzettieri! Certo linguaggio è cosa funesta! E' come la critica teatrale, pisciatina tiepida. E' moviolismo! E' il tirar a campare a spese delle altrui gambe!".

"Weah? Lui è shakespeariano. L'Atto Puro. L'Immediato. Lui è pre-veggente, uno che vede prima. Weah vuol diire Giuoco, nel senso di simbolo del mondo. E' il Bambino, la trasgressione che il pubblico non s'aspetta, l'accadimento imprevisto".

"L'1-1, lo 0-0? Pattume! Equivalgono al teatro di Stato! Alla prosa prosaica. Mi danno un senso di precotto. Come l'Inter di Pellegrini, ah ah ah (qua rise sguaiatamente, da ultrà del Milan, citando un noto presidente nerazzurro che lavorava nell'industria alimentare, settore mense, ndr)".

"Ricordo che nell'antichità i teatri stavano dove si faceva sport, vi pare pura coincidenza? La fuga dalla rappresentazione, da ciò che è ovvio, dalla monnezza, dal codice di Stato la trovi soltanto nello sport...".

Poi, alla fine, dixit con un colpo di genio, pardon: da Maestro. "Basta così? Le basta quel che ci siamo detti? E sennò inventi, inventi lei, inventi tutto, tanto è uguale, addio caro, addio...". Chapeau.