Tra viola e bianconeri non è mai corso buon sangue. La loro rivalità è cominciata giusto trent'anni fa: era il 1982 e uno scudetto conteso tra le due squadre fino all'ultima giornata fece nascere un astio che spesso è sfociato in odio. GUARDA LE FOTO
DOSSIER: Errori ed orrori arbitrali in Serie A
FOTO: Fiorentina e Juventus: in campo si odiano, sul mercato vanno a braccetto - L'album della Serie A
Serie A, le probabili formazioni
Di Gianluca Maggiacomo
I tifosi della Fiorentina la chiamano “cerimonia di degobbizzazione”. Si tratta di un rito a cui vengono sottoposti tutti i giocatori viola provenienti dalla Juventus. È una sorta di battesimo. Serve a purificare e a lavarsi dal “peccato originale”: il passato negli odiati bianconeri, l’esser stati gobbi. Durante la “funzione” il giocatore riceve la tessera degli ultras e una copia di Hurrà Juventus (il giornale ufficiale della società) per «farne l’uso che più ritiene opportuno». Espiata la “colpa”, il calciatore fa formalmente ingresso nella comunità viola. Al rito non si scappa. Marco Marchionni, Angelo Di Livio Moreno Torricelli e Enzo Maresca: tutti fiorentini doc, tutti degobbizzati a dovere. La rivalità calcistica si manifesta anche così. Se poi le squadre in questione sono Fiorentina e Juventus non c’è nulla di cui meravigliarsi.
Con viola e bianconeri le scintille sono sempre assicurate. Scontri di gioco, sfottò, insulti da censurare, un po’ di sana ironia e striscioni raccapriccianti, come quelli che inneggiano ai morti dell’Heysel o quelli che,in passato, hanno fatto riferimento agli omicidi di Pietro Pacciani, il mostro di Firenze. Sono esattamente trent’anni che è così. Sin dal contestato campionato della stagione 1981-82. La rivalità comincia qui. Bianconeri e viola arrivarono all’ultima giornata appaiate in vetta alla classifica. La Juve gioca a Catanzaro, la Fiorentina a Cagliari. La Signora vince grazie al rigore trasformato da Liam Brady. I viola pareggiano al Sant’Elia e recriminano per il gol annullato a Ciccio Graziani. Scudetto alla Juve e polemiche a non finire. Memorabile la dichiarazione del regista fiorentino Franco Zeffirelli: «Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano». La vicenda finisce in tribunale. Qualche mese dopo le urla di quel burrascoso finale di campionato vengono attutite da Spagna ‘82. L’Italia dei fiorentini Graziani e Antognoni e i tanti juventini vince il mondiale. La nazionale rimargina le ferite tra i giocatori. Ma non quelle tra i tifosi. Anzi. Da allora il contrasto è forte.
Il passare degli anni non cambia le cose. Nel 1990 la rivalità tra Fiorentina e Juventus si arricchisce di nuovi episodi. A maggio le due squadre si giocano la finale di coppa Uefa. Nella gara d’andata i bianconeri vincono 3-1. La Fiorentina contesta l’arbitraggio. E Celeste Pin, allora difensore centrale toscano, non le manda a dire: «Ladri!», urla dai microfoni della tv. Il ritorno è una formalità. La coppa finisce a Torino in un crescendo di polemiche. Altro capitolo: sempre nel 1990, Roberto Baggio passa in bianconero. Per i viola è un sacrilegio. «Perché proprio agli odiati gobbi?», si chiedono i tifosi. «Non me ne sono andato: mi hanno mandato via. Pontello (Ranieri, allora presidente della società, ndr) aveva già preso accordi con Agnelli, mi aveva venduto l’estate prima», racconta il Codino nella sua autobiografia. Baggio le prova tutte per non lasciare la Toscana. A Firenze i tifosi non accettarono la sua partenza. Scendono anche in piazza per protestare ma non cambia nulla. Alla fine Baggio fa le valige. A Torino, però, con il nuovo ambiente non è subito amore. I supporters bianconeri accolgono il nuovo acquisto con freddezza. Lui il giorno della presentazione non indossa la sciarpa, come in genere si fa in queste occasioni. Monta la polemica. La curva ritenne il gesto offensivo. E lo è ancor di più alla luce di ciò che accade quando il Codino si presenta per la prima volta a Firenze da avversario. Il fuoriclasse vicentino si procura un rigore ma non lo calcia, lasciando l’incombenza a Luigi De Agostini che si fa ipnotizzare dal Mareggini. Nel post gara Baggio spiega che la decisione di non presentarsi sul dischetto non era stata dettata dal sentimento verso l’ex squadra. Piuttosto, era prevalsa la paura nei confronti del portiere viola, suo compagno fino all’anno precedente. Ai tifosi le spiegazioni non bastarono e giù ancora con le accuse. La freddezza tra la curva e il Codino, però, finisce presto. Baggio, comincia a segnare. E anche grazie a lui, la Juve a vincere una coppa Uefa, una coppa Italia e uno scudetto.
Il resto è storia degli ultimi anni. Fatta di sfide memorabili e fotogrammi che rimangono ben fissi in testa. Come dimenticare la partita del 1994, con il famoso gol al volo di Del Piero? O quella della stagione 2007-08, con la rimonta viola nei minuti di recupero con l’Olimpico di Torino incredulo?
E poi ci sono i tanti giocatori che hanno vestito entrambe le maglie: Cuccureddu, Gentile, Torricelli, De Livio, Balzaretti, Felipe Melo, Cristiano Zanetti, Marchionni, Chiellini, Miccoli, Maresca e Amauri. Come a dire: va bene la rivalità, ma quando ci sono di mezzo gli affari, tutto passa in secondo piano. Con buona pace degli ultras.
Il presente, invece, è l’ironia dei tifosi della Fiorentina che, sabato 17 marzo, si presenteranno allo stadio con il parrucchino dedicato ad Antonio Conte e il suo trapianto di capelli. Chapeau, verrebbe da dire.
FOTO: Fiorentina e Juventus: in campo si odiano, sul mercato vanno a braccetto - L'album della Serie A
Serie A, le probabili formazioni
Di Gianluca Maggiacomo
I tifosi della Fiorentina la chiamano “cerimonia di degobbizzazione”. Si tratta di un rito a cui vengono sottoposti tutti i giocatori viola provenienti dalla Juventus. È una sorta di battesimo. Serve a purificare e a lavarsi dal “peccato originale”: il passato negli odiati bianconeri, l’esser stati gobbi. Durante la “funzione” il giocatore riceve la tessera degli ultras e una copia di Hurrà Juventus (il giornale ufficiale della società) per «farne l’uso che più ritiene opportuno». Espiata la “colpa”, il calciatore fa formalmente ingresso nella comunità viola. Al rito non si scappa. Marco Marchionni, Angelo Di Livio Moreno Torricelli e Enzo Maresca: tutti fiorentini doc, tutti degobbizzati a dovere. La rivalità calcistica si manifesta anche così. Se poi le squadre in questione sono Fiorentina e Juventus non c’è nulla di cui meravigliarsi.
Con viola e bianconeri le scintille sono sempre assicurate. Scontri di gioco, sfottò, insulti da censurare, un po’ di sana ironia e striscioni raccapriccianti, come quelli che inneggiano ai morti dell’Heysel o quelli che,in passato, hanno fatto riferimento agli omicidi di Pietro Pacciani, il mostro di Firenze. Sono esattamente trent’anni che è così. Sin dal contestato campionato della stagione 1981-82. La rivalità comincia qui. Bianconeri e viola arrivarono all’ultima giornata appaiate in vetta alla classifica. La Juve gioca a Catanzaro, la Fiorentina a Cagliari. La Signora vince grazie al rigore trasformato da Liam Brady. I viola pareggiano al Sant’Elia e recriminano per il gol annullato a Ciccio Graziani. Scudetto alla Juve e polemiche a non finire. Memorabile la dichiarazione del regista fiorentino Franco Zeffirelli: «Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano». La vicenda finisce in tribunale. Qualche mese dopo le urla di quel burrascoso finale di campionato vengono attutite da Spagna ‘82. L’Italia dei fiorentini Graziani e Antognoni e i tanti juventini vince il mondiale. La nazionale rimargina le ferite tra i giocatori. Ma non quelle tra i tifosi. Anzi. Da allora il contrasto è forte.
Il passare degli anni non cambia le cose. Nel 1990 la rivalità tra Fiorentina e Juventus si arricchisce di nuovi episodi. A maggio le due squadre si giocano la finale di coppa Uefa. Nella gara d’andata i bianconeri vincono 3-1. La Fiorentina contesta l’arbitraggio. E Celeste Pin, allora difensore centrale toscano, non le manda a dire: «Ladri!», urla dai microfoni della tv. Il ritorno è una formalità. La coppa finisce a Torino in un crescendo di polemiche. Altro capitolo: sempre nel 1990, Roberto Baggio passa in bianconero. Per i viola è un sacrilegio. «Perché proprio agli odiati gobbi?», si chiedono i tifosi. «Non me ne sono andato: mi hanno mandato via. Pontello (Ranieri, allora presidente della società, ndr) aveva già preso accordi con Agnelli, mi aveva venduto l’estate prima», racconta il Codino nella sua autobiografia. Baggio le prova tutte per non lasciare la Toscana. A Firenze i tifosi non accettarono la sua partenza. Scendono anche in piazza per protestare ma non cambia nulla. Alla fine Baggio fa le valige. A Torino, però, con il nuovo ambiente non è subito amore. I supporters bianconeri accolgono il nuovo acquisto con freddezza. Lui il giorno della presentazione non indossa la sciarpa, come in genere si fa in queste occasioni. Monta la polemica. La curva ritenne il gesto offensivo. E lo è ancor di più alla luce di ciò che accade quando il Codino si presenta per la prima volta a Firenze da avversario. Il fuoriclasse vicentino si procura un rigore ma non lo calcia, lasciando l’incombenza a Luigi De Agostini che si fa ipnotizzare dal Mareggini. Nel post gara Baggio spiega che la decisione di non presentarsi sul dischetto non era stata dettata dal sentimento verso l’ex squadra. Piuttosto, era prevalsa la paura nei confronti del portiere viola, suo compagno fino all’anno precedente. Ai tifosi le spiegazioni non bastarono e giù ancora con le accuse. La freddezza tra la curva e il Codino, però, finisce presto. Baggio, comincia a segnare. E anche grazie a lui, la Juve a vincere una coppa Uefa, una coppa Italia e uno scudetto.
Il resto è storia degli ultimi anni. Fatta di sfide memorabili e fotogrammi che rimangono ben fissi in testa. Come dimenticare la partita del 1994, con il famoso gol al volo di Del Piero? O quella della stagione 2007-08, con la rimonta viola nei minuti di recupero con l’Olimpico di Torino incredulo?
E poi ci sono i tanti giocatori che hanno vestito entrambe le maglie: Cuccureddu, Gentile, Torricelli, De Livio, Balzaretti, Felipe Melo, Cristiano Zanetti, Marchionni, Chiellini, Miccoli, Maresca e Amauri. Come a dire: va bene la rivalità, ma quando ci sono di mezzo gli affari, tutto passa in secondo piano. Con buona pace degli ultras.
Il presente, invece, è l’ironia dei tifosi della Fiorentina che, sabato 17 marzo, si presenteranno allo stadio con il parrucchino dedicato ad Antonio Conte e il suo trapianto di capelli. Chapeau, verrebbe da dire.