Da Tevez a Forlan: quelli che... io mi rifiuto di giocare

Calcio
Diego Forlan. Durante Inter-Atalanta del 18 marzo si è rifiutato di entrare in campo a partita in corso

Diego Forlan, durante Inter-Atalanta, rifìuta di entrare in al posto di Obi. Come fece Panucci alla Roma con Capello e poi con Spalletti. Come Diarra con Mou durante un clasico. O come fece Tevez con Mancini in Bayern Monaco-ManCity. FOTO E VIDEO

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di Gianluca Maggiacomo

L’allenatore durante la gara decide per un cambio. Chiama il giocatore dalla panchina ma lui dice «no». Come successo a Diego Forlan. E non solo a lui. Non sono tanti i giocatori che si rifiutano di scendere in campo a partita in corso. Eppure ci sono. L’uruguaiano dell’Inter è in buona compagnia. Con lui c’è Christian Panucci, per esempio: un esperto. C’è Carlos Tevez e c'è pure Mahamadou Diarra.

Per molti quello di Forlan è stato un abbandono nel momento del bisogno. Per altri un «rifiuto tattico». Cambiano le definizioni, non la sostanza. Domenica 18 marzo. La partita è Inter-Atalanta. I nerazzurri arrancano. Milito ha da poco sbagliato un rigore. La gara non si sblocca. A metà del secondo tempo Claudio Ranieri decide di giocarsi la carta Forlan al posto di Obi. L’allenatore romano chiama il 32 enne attaccante della celeste, gli chiede di entrare e di giocare sulla fascia. La richiesta spiazza il sudamericano. Che rifiuta. «No, mister. Se devo entrare preferisco giocare in un altro ruolo». Detto, fatto. Forlan resta in panchina e in campo va Davide Faraoni.

Un esperto in simili scontri con gli allenatori è Christian Panucci. Ai tempi della Roma il difensore si era rifiutato di entrare in campo in ben due occasioni. La prima volta è successo il 14 marzo del 2004 durante Reggina-Roma. Fabio Capello, allora tecnico giallorosso, non schiera Panucci titolare. Durante il secondo tempo vorrebbe farlo entrare ma lui dice «no». Il difensore rifiuta di riscaldarsi e rimane seduto in panchina. Gelo tra i due. Sguardi taglienti e incredulità da parte del tecnico. Capello è costretto a cambiare i suoi piani tattici.

Nel 2009 Panucci concede il bis. I giallorossi sono guidati da Luciano Spalletti. Per Napoli-Roma l’allenatore toscano decide di non far partire Panucci dal primo minuto e lui, di tutta risposta, si rifiuta di andare in panchina. La partita la guarderà dalla tribuna. La dirigenza accusa il difensore di non rispettare le scelte del tecnico. Panucci si difende e dice: «Non è vero che ho rifiutato la panchina, la società vuole mettermi in cattiva luce. Con altri compagni si è comportato diversamente. Spalletti soffre la mia personalità e questa storia va avanti da un po’ di tempo». Il divorzio tra Panucci e la Roma è consumato. A fine stagione il difensore se ne va a Parma.

Anche la Liga ha avuto il suo caso. A novembre del 2010 Mahamadou Diarra, centrocampista del Real Madrid di Josè Mourinho, rinuncia ad entrare durante il clasico contro il Barcellona: quello del 5-0, quello della manita. Secondo alcune ricostruzioni, pare che l’allenatore portoghese abbia chiesto al maliano di sostituire un compagno quando mancavano 3 minuti alla fine della partita e con il risultato fermo su un umiliante 4-0. Secco il rifiuto del giocatore. Che rimane seduto in panchina mentre i fenomeni di Guardiola, nei minuti finali, arrotondano il bottino.

Dalla Spagna all’Inghilterra. Da Diarra a Tevez. Il 28 settembre del 2011 all’Alianz Arena si gioca Bayern Monaco-Manchester City. L’Apache parte tra le riserve. Nel secondo tempo Roberto Mancini lo chiama per farlo entrare. Lui declina l’invito. «Con me ha chiuso», commenta il tecnico alla fine della partita (i tedeschi vinsero per 2-0). Tevez viene multato e messo fuori rosa. L’ammutinamento dell’argentino e il deteriorarsi dei rapporti tra il giocatore e l’intero ambiente dei Citizen ha alimentato i desideri di mercato di mezz’Europa. Milan, Psg, Juventus: tutti a sperare che City lo lasciasse partire. Nulla da fare. Tevez è rimasto in Inghilterra e, per ora, continua a scontare il suo gesto ai margini della squadra.

E adesso c’è Diego Forlan. Claudio Ranieri, a fine partita, ha cercato di smorzare le polemiche dicendo di aver apprezzato la sincerità del sudamericano. Va bene la franchezza. Va bene anche il parlare chiaro. Ma ai tifosi nerazzurri non è certo piaciuto vedere il potenziale sostituto di Samuel Eto’o (lui sì che la fascia la sapeva coprire) ammutinare mentre la nave-Inter stava pian paino affondando verso l’ennesima prova negativa. In questo caso, forse, in molti avrebbero apprezzato se Ranieri, anziché optare per una linea morbida, si fosse travestito da capitano De Falco (quello della vicenda Costa Concordia) e avesse urlato al suo giocatore: «Salga a bordo, c…»