Qui Gaeta, tutti sfrattati e allora si pranza alla Caritas

Calcio
Allenatore e giocatori del Gaeta protestano davanti al Comune
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IL CASO. La squadra della cittadina in provincia di Latina milita in Serie D. Nelle casse della società, dopo tre anni di alta classifica, non ci sono più soldi. I giocatori vengono cacciati di casa. E a far da mangiare provvede la cuoca della Caritas

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di Gianluca Maggiacomo

Senza stipendio. E per qualche giorno senza casa. E con una retrocessione da evitare. Gaeta, provincia di Latina. I giocatori della squadra locale, che milita nel girone H del campionato di Serie D ed è ultima in classifica, se la passano proprio brutta. Al punto che, qualche giorno fa, cinque di loro sono stati sfrattati perché la società non era più in grado di pagare tutti gli affitti.

Il club laziale, dopo tre anni di alte classifiche e speranze di promozione in Lega Pro, adesso è precipitato in una crisi che sembra irreversibile. Le casse sono vuote. Soldi se ne vedono pochi. E i primi a pagarne le spese sono i giocatori. Che all’improvviso si sono ritrovati senza vitto e alloggio. Subito sono scattate le proteste. L’intera squadra, con tanto di divisa da allenamento e borsone, ha occupato il Comune nel tentativo di sbloccare la situazione.

"L’amministrazione voleva farci andare a mangiare alla mensa della Caritas e per dormire ci avevano trovato dei posti in un convento di suore della città", dice Marco Cormaci, centrocampista di 23 anni. La soluzione-tampone se la sono trovata i giocatori stessi. Dei cinque sfrattati, qualcuno ha trovato ospitalità dai compagni di squadra. Altri da parenti. Per mangiare, invece, si sono dovuti arrangiare. I giocatori si sono autogestiti. Per una decina di giorni hanno cucinato da soli nella mensa dello stadio sia a pranzo che a cena.

"È andata bene: nessuno si è sentito male", scherza Simone Scerrati, centrocampista romano classe’92. "Domenica 11 marzo, dopo la partita interna contro la Turris (formazione campana, ndr), sono tornato a casa con il compagno di squadra con cui divido l’appartamento. Verso le 18.30 è venuto da noi il padrone dell'appartamento e ci ha detto che non potevamo più stare lì perché la società non pagava l’affitto. Assieme a noi sono stati sfrattati anche altri tre compagni e il preparatore dei portieri, Raffaele Mollo. Una volta fuori di casa io sono stato ospitato dai miei zii che vivono qui a Gaeta", dice Scerrati.

Da allora la situazione è cambiata poco. "Per adesso la società e il Comune hanno risolto il problema del cibo. Prima cucinavamo a turno, tra giocatori e staff tecnico. Adesso a pranzo c’è un catering pagato dall’amministrazione, a cena allo stadio viene a cucinare una cuoca della Caritas", racconta il centrocampista. Altro tema caldo sono i rimborsi spese. "Fino ad ora ho visto i soldi solo ad agosto. Poi, più nulla. Comincio a perdere le speranze", conclude Scerrati.

Marco Cormaci, invece, ha "cambiato tre case in una settimana. Entravo in un appartamento e dopo massimo un paio di giorni mi dovevo trasferire di nuovo. È stato stressante, anche perché c’erano gli allenamenti tutti i pomeriggi e le partite da giocare la domenica. Dopo lo sfratto dell’11 marzo abbiamo occupato il Comune. L’amministrazione ci aveva proposto di mangiare alla mensa della Caritas e di andare a dormire in un istituto di suore. Ma noi abbiamo rifiutato: no, dai… Ci siamo arrangiati, ma ricordo che il primo giorno, quando mi hanno mandato via dalla prima casa, non sapevo proprio dove andare a dormire: non è stato piacevole. Per fortuna c’erano i compagni di squadra che mi hanno ospitato. Adesso, da una settimana sono nello stesso appartamento e non è venuto ancora nessuno a bussarmi alla porta per dirmi di fare le valigie. Anche la situazione degli altri compagni sfrattati, pare, che stia migliorando. Speriamo bene". Sarà.

Ma la situazione non è migliorata di tanto. "La fase critica è durata giusto un paio di giorni", spiega Francesco Sorgente, direttore generale del Gaeta. "La condizione economica continua a non essere florida. Dopo che la squadra ha occupato il comune, nel giro di poco, siamo riusciti a raccogliere un po’ di soldi che ci hanno consentito di risolvere il problema degli affitti. Ma non basta. Servono altri finanziamenti. Un esempio: per coprire gli stipendi di un mese servirebbero circa 10 mila euro", conclude Sorgente. Trovarli...