Il male oscuro di Pato, si chiama Prp l'ultima chance

Calcio
Alexandre Pato tornerà ad essere quello di prima?
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L'eccessiva crescita muscolare, gli scompensi biomeccanici (di corsa e di postura) hanno contribuito ai 14 infortuni in due anni subiti dal Papero. Per riprendersi occorre forse affidarsi a quel trattamento. Un metodo che, però, non dà certezze assolute

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di AUGUSTO DE BARTOLO

Guarirà? Tornerà davvero più forte di prima come il Milan dice? Dubbi, perplessità, qualche segnale di rassegnazione e un'unica certezza: si sonderanno tutte le strade della medicina traumatologico-sportiva per riconsegnare ad Alexandre Pato il calcio e al club un patrimonio improvvisamente perduto. Si è discusso molto sulle cause dei 14 infortuni in due anni che hanno martoriato le cosce del brasiliano. Più o meno tutti hanno indovinato: la crescita muscolare eccessiva che ha gravato su un apparato scheletrico abituato a sostenere una massa nettamente inferiore ha generato scompensi a livello biomeccanico (di corsa e di postura) determinando un eccessivo sforzo dei muscoli che non hanno mai retto, ad ogni rientro. Le gambe del Papero sono ormai zeppe di cicatrici, tessuti non più nobili e meno elastici.

In linea puramente teorica la soluzione sarebbe quella di far perdere a Pato la massa muscolare in esubero, via totalmente impraticabile: il giocatore sarebbe costretto a non allenarsi. Le terapie conservative attuate in questi mesi sono apparse inadeguate e tentativi da praticare non ne restano tanti. Uno di questi, considerato da molti l'ultima chance per la guarigione completa è il metodo basato sull'utilizzo del Prp (Platelet-rich plasma) ovvero il plasma ricco di piastrine che necessita dei tanto discussi fattori di crescita (o più comunemente chiamati ormoni della crescita)

In parole povere è un procedimento attraverso il quale si separa il plasma dal sangue prelevato al calciatore, lo si arricchisce, appunto, di piastrine utilizzando i fattori di crescita per poi reimmetterlo, sotto forma di gel, nella parte interessata dalla lesione. Il tutto permetterebbe una più rapida rigenerazione delle cellule danneggiate e una migliore guarigione con il conseguente rafforzamento, nel corso del tempo, del muscolo lesionato. Non si tratta di un vero e proprio intervento chirurgico ma di una terapia invasiva che va effettuata comunque in sala operatoria. I tempi di recupero sono tutt'altro che certi dal momento che gli studi scientifici sulla questione risultano ancora troppo scarsi per dedurne una casistica attendibile. Della serie: si fa, poi si valuta. Tutto questo perché fino a qualche tempo fa i fattori di crescita utilizzati dal metodo Prp erano inseriti nella lista delle sostanze proibite dalla Wada (l'agenzia antidoping) che, tuttavia, nel gennaio 2011 ne ha legalizzato l'uso data la mancanza di prove concrete che tali proteine determinino un miglioramento delle prestazioni.

Condizione necessaria per la buona riuscita dell'operazione è il lavoro di recupero che deve essere estremamente mirato e specializzato e senza sovraccarichi. Una sorta di mantenimento del fragile equilibrio che si andrebbe a ricostituire. Pato può farcela, ma non sono ammessi più errori.