E se lo scudetto lo rivedessimo sulla maglia del Milan?

Calcio
Il Milan fa gruppo. Ma, soprattutto, farebbe bene a non mollare
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L'IPOTESI. Dai precedenti illustri alla legge dei Grandi Numeri, passando per la "regola del bomber" e le previsioni meteo. Ecco perché, a 5 giornate dalla fine, non è affatto finita e la banda Allegri può crederci sul serio

di Alfredo Corallo
e Vanni Spinella

Scopriamo così che, senza particolari ambizioni di preveggenza o volontà necessariamente gufatorie, lo scudetto 2012, e dovete crederci, lo rivedremo sulla maglia del Milan. Nella sfera di cristallo della maga "Statistica", il tifoso rossonero potrà andarsi a crogiolare ritrovando tutti i numeri che infliggeranno una sonora batosta all'invincibile Juventus, modellata a immagine e somiglianza del nuovo guru del calcio italiano, Antonio Conte. Quella targata Andrea Agnelli-John Elkann e la stessa "raccomandata" dal presidente dell'Uefa e vecchio amico della Signora Michel Platini.

Finiamola, insomma, di stare ancora lì a discutere del gol di Muntari, dell'occhio di falco - o del kitsch-moviolone - invocati per l'affaire Robinho-Marchese-linea a Catania o dell'ultimo fuorigioco di Ibra col Bologna: ci sarà tempo e modo per recuperare. Gonfiare il petto prima del game over non serve, ti frega, ce lo dice la Storia. Eccola.

Napoli-Milan 2-3, la speranza del pessimista - Metodo antistress: sei quel milanista delusissimo, con la tendenza all'incubo zero-tituli? Puoi ritornare a dormire tranquillo ripensando al primo maggio del 1988: è uguale. U-gua-le.
Cinque giornate al termine, -4 (in realtà oggi è 71-68, ma pesa il vantaggio nello scontro diretto dei bianconeri) e il Diavolo sembra bruciato al cospetto del Napoli di Maradona. Poi, la magia, "straordinerio" direbbe Crozza: gli azzurri fanno un punto sui 10 disponibili (c'erano i due punti per la vittoria) e Arrigo Sacchi ne raccoglie otto, con il sorpasso proprio al San Paolo versione Maracanà, davanti a 100mila persone che, nonostante la sconfitta, plaudiranno alla spettacolarità del gioco sacchiano ma si ricorderanno per il resto dei loro giorni la punizione del Pibe che aveva rimesso in parità il match (aggiungiamo che i milanesi erano stati penalizzati di due lunghezze per il petardo di San Siro lanciato al portiere romanista Franco Tancredi. I due che, oggi, se vogliamo, si reclamano per la svista sul solito Muntari...).

5 maggio 2002, corsi e ricorsi - Qui, la letteratura, un racconto del terrore firmato E. A Poe-H. Cuper (consigliamo "Quattro chiacchiere con una mummia") arrise alla Juve, sebbene il rossonero avrà goduto anche di più, con i cugini interisti a versare lacrime. Tornando al presente, è possibile immaginare che la rimonta si materializzi il 13, con riproposizione del "beneaugurante" Lazio-Inter finale. In quel campionato lo "psicodramma" nerazzurro si palesò per la prima volta proprio quando mancavano le famose 5 giornate alla conclusione, nella sconfitta casalinga con l'Atalanta. Ci sta, i bergamaschi a Torino ci vanno all'ultima...

La legge dei grandi numeri - La Juventus è inciampata parecchie volte, sbucciandosi spesso le ginocchia (ben 14 pareggi!), ma ancora non sa cosa significhi cadere sul serio e farsi veramente male. Difficile, quasi impossibile, portare a termine una stagione senza sconfitte: ci riuscirono solo il Milan di Capello (stagione 1991-92) e il Perugia di Castagner (1978-79), quando però la vittoria valeva due punti e il campionato non era ancora a 20 squadre. Il tifoso rossonero può stare tranquillo: nell'urna ci sono sia palline bianche che palline nere (concediamolo, agli juventini): per ora Conte ha sempre pescato bene, ma il calcolo della probabilità ci assicura che prima o poi arriverà il momento della sfera nera.

La regola del bomber - Detto brutalmente: ma dove vai se il bomber non ce l'hai?
Un tempo era possibile vincere uno scudetto senza un cannoniere di razza in squadra. Oggi non più. Sono ormai passati gli anni in cui il Napoli conquistava il suo primo scudetto con Maradona top-scorer a 10 gol o il Milan di Capello, campione d'Italia nel 1994, poteva permettersi di vincere il titolo con appena 36 reti fatte (in 34 partite) e nessun giocatore tra i primi 10 della classifica cannonieri. Poi vennero la Juventus di Lippi (1996-97), con Del Piero, Vieri e Padovano mini-cannonieri da 8 gol a testa, e la Lazio di Eriksson nel 2000 (Salas con 12 gol il suo miglior marcatore), ultimi esempi di squadre scudettate senza un vero e proprio bomber.

Da 10 anni a questa parte, la musica è cambiata: la Roma di Batistuta (20 gol) nel 2001, la Juventus di Trezeguet (24) nel 2002, il Milan di Shevchenko (24) nel 2004, l'Inter di Ibrahimovic prima e di Milito dopo. L'anno scorso i rossoneri rivisitarono questa legge, ma chiusero comunque con tre attaccanti a quota 14 (Pato-Robinho-Ibra), mica semplice. La Juventus attuale, che ha il cannoniere più prolifico in Matri (10 gol) e che fa molto affidamento sui gol dei centrocampisti (Marchisio è a quota 8) non rientra nei parametri che il calcio del Duemila richiede per consegnare lo scudetto. Il Milan di Ibrahimovic (24 gol) sì.

La danza della pioggia - Il 14 maggio del 2000 fu la pioggia di Perugia a lavare dalle maglie bianconere uno scudetto che sembrava già dipinto su. Il sorpasso all'ultima giornata, dunque, è roba già vista nel nostro campionato. E' sufficiente che la Juventus incappi in un altro pareggino, per portarsi a -1; poi gli sciamani rossoneri potranno scatenarsi: è l'ultima spiaggia, lo sappiamo, ma nessuno vieta ad Allegri&Co di sperare che il 13 maggio, sullo Juventus Stadium, si addensino grossi nuvoloni neri.