Maradona: "Il capo del Fisco non verrà mai a cena con me"

Calcio
Diego Maradona vorrebbe risolvere i suoi problemi con il Fisco italiano (Getty)

L'INTERVISTA ESCLUSIVA. Dieguito si sfoga con Paolo Chiariello di Sky TG24: "Sarei stato disposto a fare gratis il testimonial di un Fisco dal volto umano, se solo loro avessero cercato di chiarire o spiegarmi la situazione ed ammesso l'errore"

di Paolo Chiariello

Maradona è un fiume in piena. Non ci sta a passare per evasore fiscale, si sente un "perseguitato".  Dice: “Non chiedo sconti e privilegi ma solo giustizia e verità perché – continua – chi in tutti questi anni mi ha trattato come un criminale deve smetterla di farlo, e mi riferisco a Equitalia, che ha utilizzato il nome Maradona solo per farsi pubblicità, per far vedere alla gente che è in grado di colpire tutti, pur conoscendo perfettamente la mia innocenza, scritta nelle sentenze che chiariscono l'inesistenza di miei debiti col fisco italiano".

L'annosa querelle giudiziaria che vede Maradona contrapposto al Fisco italiano va avanti ormai da anni, con l'agenzia di riscossione tributi che pretende circa 40 milioni di euro tra presunte violazioni e interessi, sanzioni e spese, di cui l’85%, ossia circa  34 milioni, di soli interessi e more. L’ex campione, difeso dall’avvocato napoletano  Angelo Pisani, presidente di Noiconsumatori.it,  sostiene di non dover pagare neppure un centesimo,  perché la presunta violazione fiscale alla base del contenzioso non esiste e risulta annullata dai giudici dal 1994.

Come ci si sente ad essere accusato di evasione fiscale?
"Io non sono un evasore fiscale e non ho debiti con nessuno. La violazione di cui mi accusano non esiste, così come non esisteva per  l’ingegnere Ferlaino, per  Alemao e per Careca.  Sono fantasie del Fisco e comunque sarebbe una pendenza mai provata ed annullata dai giudici nel 1992  in sede penale e nel 1994 in sede tributaria. Basterebbe leggere le sentenze e rispettare la legge per chiudere questa brutta storia. Le tasse, tra l’altro, le pagava per me, che all’epoca avevo 25 anni,   il presidente Corrado Ferlaino. E so che la società sportiva con il Fisco ha sempre ottenuto ragione, infatti ancora oggi Ferlaino è persona che lavora tranquillamente in Italia. Io invece non posso farlo”.

E questo le consente di dire di essere un perseguitato?
"Perché a lei sembra strano che io lo dica? Equitalia anziché ammettere l’errore e chiedermi scusa o cercare di chiarire questo scandalo che mi ha rovinato la vita continua a perseguitarmi, vantandosi addirittura di avermi strappato orologi ed orecchini e di impormi anche milioni e milioni di interessi. Come fa del resto con tutti gli italiani. Il colmo è che la sola colpa che ho è quella di non essermi difeso da una cartella esattoriale mai notificatami  e che  anche per tutti i giudici italiani non esiste, né è stato mai dimostrato da nessuno. Poi certi giornalisti gelosi perché Maradona rappresenta l’azzurro dei napoletani hanno strumentalizzato l’opinione pubblica per creare un mostro".

Ma lei dice di non essere un mostro, di non essere un evasore e però, stranamente, ha chiesto al Fisco di conciliare.
"Me l'ha consigliato il mio avvocato che vorrebbe evitare danni d’immagine all’Italia. Si può arrivare ad una pace e evitare anni di cause senza far conoscere al mondo intero questi errori ed ingiustizie. Io non volevo farlo perché non devo nulla al Fisco, non sono un evasore, non sono un criminale. Sembrava una soluzione vantaggiosa per tutti e non avrei perso altri anni, con i tempi  e gli ostacoli della giustizia italiana e le assurde modalità del cattivo Fisco. Il mio avvocato mi dice che in Italia anche se vinci le cause poi la giustizia non finisce mai perché c’è  l’Appello, la Cassazione.  Mi sembra stranissimo ma da quello che ho letto sulle sentenze che parlano di me e che vedo in giro quello che hanno detto i giudici non conta nulla  e a volte il diritto viene messo sotto i piedi da chi impone tasse che non esistono ed obbliga a pagare interessi scandalosi e senza controllo….".

Lo ammetta: lei odia Equitalia.
"Non odio nessuno, sono per la pace, perciò avevo accettato di arrivare ad una mediazione e poi personalmente mi sono liberato da un incubo quando il mio avvocato, Angelo Pisani, è venuto a casa mia a Dubai , mi ha fatto vedere le carte e mi ha spiegato che non sono mai stato un evasore perché la giustizia italiana già dal 1994 aveva cancellato la presunta violazione supposta dal Fisco. Poi ho saputo che  il fallimento del Calcio Napoli, pur non dovendo, aveva anche pagato il condono per tutti i calciatori: quindi non si capisce che cosa vogliono ancora questi signori di Equitalia".

Attilio Befera, intervistato da Sette, il magazine del Corriere della Sera, ha dichiarato che volentieri andrebbe a cena con lei.

"Mah! Gli ho chiesto un incontro, anche per iscritto, tramite il mio avvocato, ma lui scappa. L'abbiamo invitato a cena proprio a Napoli da “Mimi” alla Ferrovia, ma al contrario di quello che dice non ha mai risposto. Befera conosce l’ingiustizia e tutto il male che mi ha fatto Equitalia. Il capo del Fisco non avrà mai il coraggio di venire a cena con me perché porta sulla coscienza le mie sofferenze e le mie umiliazioni. Ma lo sa Befera che nessuno può difendersi da una violazione che non esiste? E che tra l’altro è ingiusto perseguitare un uomo che si sa che è  innocente fin dal 1994 e che ha fatto di tutto per chiarirlo, mentre è stato costretto a non poter più mettere piede in Italia per non esser umiliato?".

Certo non ha bei ricordi dell’Italia.
"Non è vero. Io voglio bene all’Italia e amo i napoletani. Sto cercando di  perdonare chi mi ha fatto tanto male ingiustamente e senza motivo, dopo tutto quello che io ho dato in campo. Mi chiedo se  gli italiani sanno che il presunto debito che non ho mai avuto aumenta di 3500 euro di scandalosi interessi ogni giorno! Il mio caso è l’esempio di quello che subiscono tutti gli italiani che  vengono schiacciati. I poveracci però non fanno notizia e spesso soffrono in silenzio, senza potersi difendere. Ho offerto solidarietà alle altre vittime delle tasse tramite i miei sponsor che metterebbero la faccia per la mia causa con un finanziamento per organizzare un vero centro di ascolto per i contribuenti che non hanno possibilità di difendersi e che in molti casi si sono tolti la vita".

Mi scusi, lei sostiene che il Fisco la perseguita come presunto evasore, dice di essere arrabbiato e poi sarebbe disposto a fare il testimonial del Fisco. Non le sembra un po' stravagante tutto questo?
“Sarei stato anche disposto a fare gratis il testimonial di un Fisco dal volto umano, se solo loro avessero  cercato di chiarire o spiegarmi la situazione ed ammesso l'errore e dimostrato che lo Stato sa ascoltare i cittadini. Se le istituzioni si fossero comportate come un buon padre di famiglia io non  avrei mai chiesto il risarcimento danni per quello che mi hanno fatto, fosse solo per poter vivere in pace con l’Italia. Ma loro continuano inspiegabilmente ad esser ciechi e sordi rispetto alla verità. Gli italiani vengono imbrogliati dai giornalisti che tifano contro di me a prescindere, ora però mi auguro abbiano davvero capito che io ho sempre pagato tutte le tasse che dovevo tramite i miei datori di lavoro e non è mai esistito un Maradona evasore".

Nei giorni scorsi lei avrebbe detto "non nego che negli anni bui e con la Finanza addosso ho pensato al suicidio".
"Stronzate. Non ho mai pensato al suicidio per le  ingiustizia di Equitalia. Ci vuole la forza di resistere alle ingiustizie, ma io che per tanti anni sono stato perseguitato, trattato come un criminale,  fermato da trenta finanzieri per prendersi i miei  orologi o i miei  orecchini o solo per il gusto di offendermi e maltrattarmi, capisco la sofferenza e la disperazione di tanti contribuenti tartassati. Ma il suicidio mai. Anzi diciamo a chi è o si sente disperato che la vita è bella e vale sempre la pena di essere vissuta. A limite meglio non pagare i debiti".

Se lei continua a dire di essere perseguitato, maltrattato, umiliato dal fisco italiano, il rischio è che possa scoppiare un incidente diplomatico tra Italia e Argentina.

"Guardi che in qualunque Paese al mondo per lo scandalo e la risonanza che la mia vicenda ha avuto sarebbe intervenuta qualche autorità, magari per capire se Maradona o il suo avvocato sono impazziti, oppure per verificare se c’è qualche problema o qualche  ingiustizia da sanare. In Italia invece tutti si girano dall’altra parte, perché il problema riguarda solo Maradona che secondo loro è forte e ricco, quindi diverso da gli altri. Prima o poi penso che andrò direttamente io a parlare con il ministro della Giustizia e il Presidente della Repubblica, tramite il mio avvocato e l’ambasciatore d’Argentina in Italia, per far capire che le ingiustizie non si devono coprire  per ragioni di Equitalia o di Stato, perché questo non è un buon esempio per i cittadini e per i giovani che devono  avere altri esempi e sapere che la legge è uguale per tutti".

Signor Maradona, dica ora, pubblicamente, che le tasse sono bellissime e si pagano?
"No, che sono bellissime no. Che si pagano lo dico senza alcun dubbio. L’ho sempre detto e ripetuto, anche in un video messaggio  trasmesso agli italiani. È giusto e doveroso pagare le tasse, ma in maniera regolare e trasparente. Il Fisco deve avere un volto umano e non deve apparire come il nemico del popolo".

Tornerebbe a Napoli?

"Mi manca Napoli, dove ho le mie radici ed i miei sentimenti, ma soprattutto vorrei riabbracciare i tifosi napoletani che si butterebbero nel fuoco per me e sono sempre nel mio cuore. Mi manca vedere tutti i colori dell'azzurro e mangiare la pizza con i miei amici sul lungomare, sotto il sole….".    

Com’è cambiata la sua vita dopo essere scappato da Napoli, dall’Italia?
"Io dopo essere andato via da Napoli ho sempre continuato a lavorare col pallone, perché il mio mondo è il calcio. La mia vita oggi è più tranquilla di prima. Vivo e lavoro a Dubai, dove alleno una squadra di calcio, in un Paese dove questo sport è solo agli inizi, ma mantengo sempre contatti con l’Argentina, con la mia famiglia e soprattutto con le mie figlie e con il mio magico nipotino Benjamin. Sono loro la mia vita. Alle mie figlie è bastato dire che non sono mai stato un evasore per vederle sorridere e farle capire che il loro papà non aveva nulla di cui farsi perdonare".

Le sue figlie restano il suo punto di forza.
"Sì. Adoro le mie figlie, adoro i miei amici, il mio avvocato. Sono stati gli unici che hanno sempre avuto in fiducia in me".

Ogni tanto sul web appaiono cose stravaganti che la riguardano. Prima la chiesa di Maradona, ora un sito internet. Maradonapresidente.com che la sponsorizza come futuro inquilino della Casa Rosada. La politica potrebbe essere il suo prossimo impegno?
"Ho una sola vita e in futuro sarò impegnato molto nel sociale, oltre che nello sport. Altro non le dico perché sono sicuro che qualunque cosa io le risponda, ci sarà qualcuno che scriverà che voglio fare il presidente dell'Argentina".

Diciamo allora che non vuole fare il presidente dell’Argentina ma potrebbe fare il sindaco di Napoli.
"Non diciamo sciocchezze, Napoli ha già un sindaco e da quello che mi dicono e leggo sui giornali è giovane, è bravo, è amico di De Laurentis, vuole fare uno stadio nuovo ed è quasi sempre in Tribuna a tifare Napoli. A Napoli volentieri farei un'altra cosa".

Che cosa?


Maradona finge di non sentire più la voce del giornalista alla cornetta dall'Italia, saluta e non risponde più al telefono. Inutile insistere. Diego aspetta di capire se, come e quando uscirà dall’incubo del fisco italiano che lo insegue. Poi ha tanti progetti. Molti di questi portano dritto all'ombra del Vesuvio. Aspettare per credere.