Scommesse, Leopizzi sentito a Cremona sul derby di Genova

Calcio
Il capo ultras del Genoa Massimo Leopizzi il 15 maggio è stato visto in un ristorante di Genova con Sculli e Criscito

Il capo ultras del Genoa è stato interrogato dal procuratore di Cremona Di Martino, nell'inchiesta sul calcioscommesse: ha spiegato che nelle telefonate intercettate dopo il primo giugno si è limitato a riportare delle "opinioni e delle sensazioni" riguardo all'andamento di quel derby

Il capo ultras del Genoa Massimo Leopizzi, interrogato stamani dal procuratore di Cremona Roberto Di Martino, nell'inchiesta sul calcioscommesse, ha spiegato che le sue parole, intercettate dopo l'ultima ondata di arresti, riguardanti una presunta combine nel derby Genoa-Sampdoria, dell'8 maggio 2011, erano "solo la sensazione che hanno provato quel giorno 20 mila genovesi allo stadio".

Leopizzi ha in sostanza spiegato che nelle telefonate intercettate dopo il primo giugno si è limitato a riportare delle "opinioni e delle sensazioni" riguardo all'andamento di quel derby in cui i tifosi contestarono il Genoa per "lo scarso impegno". "La cosa che ci ha dato più fastidio - ha detto il capo ultras - è che siamo stati accostati alle combine delle partite, cosa che è lontana dal nostro mondo".

Si tratta quindi di telefonate di questi giorni e Leopizzi ha anche ricostruito la vicenda di quell'incontro, il 15 maggio 2011, in un in ristorante di Genova, con i calciatori Beppe Sculli e Domenico Criscito. "Eravamo andati lì a fare il culo a Criscito, perchè dopo il gol non aveva esultato e, alla fine della partita, non aveva festeggiato". L'ultras ha quindi escluso che quell'incontro fosse legato a taroccamenti di incontri.
Quell'sms, contenuto nell'ordinanza di custodia cautelare, che lui aveva inviato a Sculli e in cui scriveva "con voi liberi di scappare, se potete" era di natura scherzosa, tant'è vero che si concludeva con due smile. Il suo legale, Stefano Sambugaro, ha spiegato che l'iscrizione nel registro degli indagati di Leopizzi è un atto a sua tutela, in quanto, qualora avesse detto qualcosa che potesse incriminarlo, la sua deposizione sarebbe potuta essere inutilizzabile.