Scommesse, Lecce nei guai. A Genova indagato anche Palacio

Calcio
La delusione dei giocatori del Lecce dopo la retrocessione in serie B (Getty)

L'ex presidente Semeraro ha respinto ogni accusa sulla presunta combine di Bari-Lecce, che valse la salvezza ai salentini. La sua difesa non avrebbe però convinto Palazzi. Tra gli indagati a Genova c'è il neo-interista con Dainelli, Milanetto e Criscito

Pierandrea Semeraro nega ogni accusa, ma il Lecce resta nei guai. Con l'audizione dell'ex presidente del club salentino la Procura federale ha chiuso a Roma il terzo filone dell'inchiesta sportiva sul calcioscommesse. Mercoledì prossimo, in realtà, i collaboratori del procuratore Stefano Palazzi ascolteranno il direttore sportivo del Cittadella Stefano Marchetti, ma già oggi gli investigatori si metteranno al lavoro per scrivere i deferimenti, attesi per la metà della prossima settimana.

Con ogni probabilità nel terzo processo sportivo, il secondo del 2012, i giudici saranno chiamati a valutare soltanto i casi urgenti - vale a dire le presunte responsabilità dirette dei club - e le posizioni correlate, mentre l'esame degli altri casi slitterà a fine estate. Al riguardo rischiano il deferimento immediato il Grosseto (per il presunto coinvolgimento del presidente Piero Camilli) e lo stesso Lecce: la difesa tentata dall'ex presidente del club salentino Semeraro non sembra aver convinto appieno gli investigatori federali. Convocato a Roma per chiarire i fatti antecedenti al derby Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011, Semeraro ha negato ogni accusa: secondo i magistrati di Bari, l'ex presidente giallorosso avrebbe comprato la vittoria salvezza del club salentino, tesi che sarebbe confermata da testimonianze, intercettazioni telefoniche e verifiche sui conti bancari.

Semeraro ha lasciato la Procura dopo due ore e mezza d'interrogatorio con un commento lapidario: "Tutto bene". Ma Palazzi potrebbe comunque deferirlo e chiedere per il Lecce - appena sceso dalla A alla B - la retrocessione diretta in Lega Pro. La Procura federale ha ascoltato anche Pierpaolo Sganga, componente del Consiglio d'amministrazione del Siena arrivato volontariamente in via Po per precisare la propria totale estraneità alla combine della partita Siena-Varese 5-0 del 23 maggio 2011. Secondo alcune indiscrezioni non confermate, Sganga sarebbe stato infatti l'uomo della società che - nel racconto del pentito Carobbio - avrebbe avvicinato il portiere Coppola per sondare la disponibilità dei propri calciatori alla sconfitta.

Gli investigatori hanno interrogato infine il direttore sportivo del Crotone Giuseppe Ursino sull'ormai nota quanto persunta combine della partita Portogruaro-Crotone 2-3 del 29 maggio 2011, ma anche sulla gara Crotone-Grosseto della settimana precedente. Ora l'attesa è tutta per i deferimenti.

A Genova indagati Dainelli, Criscito, Milanetto e Palacio, non Preziosi - Il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, non è iscritto nel registro degli indagati presso la Procura di Genova, alla quale la Procura di Cremona ha trasmesso per competenza il fascicolo, stralciato dalla maxi inchiesta sul calcio scommesse. Nel registro ci sono anche Dainelli, Criscito, Milanetto e anche il neo-interista Palacio, tutti indagati per frode sportiva.

I fatti si riferiscono ad un'intercettazione telefonica in cui il capo ultrà Massimo Leopizzi, parlando di Preziosi e dell'inchiesta per frode sportiva del 2004 relativa alla partita Genoa-Venezia, raccontava ad un calciatore che il presidente del Genoa gli avrebbe chiesto di dare una lezione al magistrato genovese che si occupava dell'indagine.

Prima della trasmissione degli atti, a Cremona il patron rossoblù risultava iscritto nel registro degli indagati insieme a quattro giocatori del Genoa e allo stesso Leopizzi, in relazione all'ipotesi di reato prevista dall'articolo 1 della legge 401/1989. La Procura di Genova ha invece deciso di non iscriverlo nel registro degli indagati.