Baggio, dove sei? Rigori e punizioni, è tempo di crisi
CalcioIn Serie A fioccano gli errori dal dischetto: finora solo un penalty su due è gol. Scomparsi anche gli specialisti dei calci piazzati: l'ultimo superstite è Lodi. E al Milan, senza Ibrahimovic, ci prova persino Acerbi
di Vanni Spinella
C’erano una volta gli artigiani della palombella a scavalcare la barriera, gli specialisti del tiro all’angolino dagli undici metri che spiazzava il portiere. Categorie scomparse. Oggi, le punizioni, le può tirare chiunque e per i rigori siamo ai minimi storici in quanto a percentuale di realizzazione.
Ode a Lodi - Non c’è bisogno di scomodare Baggio, Zola o Maradona per accorgersi che un fallo guadagnato al limite dell’area non è più fonte di gioia per gli allenatori. Non è più “mezzo gol”. Perché poi manca chi sia in grado di mandare quella palla oltre la barriera, all’incrocio dei pali, come si usava “una volta”.
Ad eccezione di Lodi del Catania (l’unico a piazzare i suoi colpi mancini con una certa regolarità), pare che nessuno riesca più a tramandare l’antica arte. Partito Del Piero (uno che può vantarsi di aver dato il proprio nome a un modo di tirare), andato a insegnare la fisica del pallone a canguri e koala, sono rimasti Sneijder, Totti e Diamanti, tutta gente che nei piedi ha il miele. Considerati specialisti, in questa stagione ci hanno già provato, chi di potenza chi di precisione, ma senza successo. Di Pirlo (rasoterra furbo sotto alla barriera), Lodi e Quintero (mancini a giro sopra alla barriera, da manuale) le uniche punizioni di prima trasformate in rete finora: tre in 48 partite.
Se tira anche Acerbi... - Al Milan il caso più drammatico ed esplicativo della crisi. Fino all’anno scorso c’erano Ibrahimovic (una sentenza sia su rigore che su punizione: di potenza o di precisione, calciava sempre lui), Seedorf, Thiago Silva (altro ottimo tiratore). Oggi, tra gli uomini di Allegri, lo specialista non c’è più.
Contro l’Atalanta (sconfitta 1-0) fu Constant a incaricarsi di una punizione invitante. Contro l’Udinese, al minuto 82 e sotto 2-1, è stato niente meno che Acerbi a provare la soluzione dal limite dell’area, più o meno dalla zolla che fu di Baggio.
Rigori: 1 su 2 non è gol - La crisi della palla ferma investe anche i rigoristi. Un anno fa, dopo 5 giornate di campionato, Giovinco era il re dei marcatori con 5 gol (2 su rigore) e lo seguivano specialisti come Di Natale (4 gol, 2 su rigore), Milito (3 gol, 2 rigori), Marco Rigoni (3 gol, 2 rigori). Il campionato si chiuse con Ibra capocannoniere (28 gol e 9 rigori), poi Milito (24 gol, 8 rigori): un terzo del bottino dal dischetto.
Cavani, oggi capocannoniere, ha realizzato 5 gol (uno su rigore e con un altro penalty mandato alle stelle), Jovetic ne ha fatti 4, tutti su azione e facendosi parare un rigore. Il totale dice 23 rigori fischiati in Serie A e appena 12 realizzati. Praticamente il 50%. La differenza, insomma, non sta nella mancanza di rigori. Vengono assegnati, ma non segnati.
Il dio del dischetto - A supporto della tesi del “prendi due, segni uno” ci sono i casi personali di Vidal, Bianchi, Diamanti, Valdes, Cavani, Borriello: tutti con due tentativi alle spalle e uno solo andato a buon fine (a Borriello addirittura nella stessa partita).
Meritano una citazione anche il Parma che se ne è visti fischiare contro ben 5 (solo 2 subiti, però), Consigli dell’Atalanta, che ne ha parati due nella stessa partita (al Cagliari), e il Genoa, con 2 errori su 3, senza interventi del portiere avversario (Jorquera fuori, Borriello sul palo). Cosa c’è all’origine di questa “maledizione”? Qualcuno dice che sia tutta colpa di Maicosuel, che ha fatto arrabbiare il dio del dischetto.
C’erano una volta gli artigiani della palombella a scavalcare la barriera, gli specialisti del tiro all’angolino dagli undici metri che spiazzava il portiere. Categorie scomparse. Oggi, le punizioni, le può tirare chiunque e per i rigori siamo ai minimi storici in quanto a percentuale di realizzazione.
Ode a Lodi - Non c’è bisogno di scomodare Baggio, Zola o Maradona per accorgersi che un fallo guadagnato al limite dell’area non è più fonte di gioia per gli allenatori. Non è più “mezzo gol”. Perché poi manca chi sia in grado di mandare quella palla oltre la barriera, all’incrocio dei pali, come si usava “una volta”.
Ad eccezione di Lodi del Catania (l’unico a piazzare i suoi colpi mancini con una certa regolarità), pare che nessuno riesca più a tramandare l’antica arte. Partito Del Piero (uno che può vantarsi di aver dato il proprio nome a un modo di tirare), andato a insegnare la fisica del pallone a canguri e koala, sono rimasti Sneijder, Totti e Diamanti, tutta gente che nei piedi ha il miele. Considerati specialisti, in questa stagione ci hanno già provato, chi di potenza chi di precisione, ma senza successo. Di Pirlo (rasoterra furbo sotto alla barriera), Lodi e Quintero (mancini a giro sopra alla barriera, da manuale) le uniche punizioni di prima trasformate in rete finora: tre in 48 partite.
Se tira anche Acerbi... - Al Milan il caso più drammatico ed esplicativo della crisi. Fino all’anno scorso c’erano Ibrahimovic (una sentenza sia su rigore che su punizione: di potenza o di precisione, calciava sempre lui), Seedorf, Thiago Silva (altro ottimo tiratore). Oggi, tra gli uomini di Allegri, lo specialista non c’è più.
Contro l’Atalanta (sconfitta 1-0) fu Constant a incaricarsi di una punizione invitante. Contro l’Udinese, al minuto 82 e sotto 2-1, è stato niente meno che Acerbi a provare la soluzione dal limite dell’area, più o meno dalla zolla che fu di Baggio.
Rigori: 1 su 2 non è gol - La crisi della palla ferma investe anche i rigoristi. Un anno fa, dopo 5 giornate di campionato, Giovinco era il re dei marcatori con 5 gol (2 su rigore) e lo seguivano specialisti come Di Natale (4 gol, 2 su rigore), Milito (3 gol, 2 rigori), Marco Rigoni (3 gol, 2 rigori). Il campionato si chiuse con Ibra capocannoniere (28 gol e 9 rigori), poi Milito (24 gol, 8 rigori): un terzo del bottino dal dischetto.
Cavani, oggi capocannoniere, ha realizzato 5 gol (uno su rigore e con un altro penalty mandato alle stelle), Jovetic ne ha fatti 4, tutti su azione e facendosi parare un rigore. Il totale dice 23 rigori fischiati in Serie A e appena 12 realizzati. Praticamente il 50%. La differenza, insomma, non sta nella mancanza di rigori. Vengono assegnati, ma non segnati.
Il dio del dischetto - A supporto della tesi del “prendi due, segni uno” ci sono i casi personali di Vidal, Bianchi, Diamanti, Valdes, Cavani, Borriello: tutti con due tentativi alle spalle e uno solo andato a buon fine (a Borriello addirittura nella stessa partita).
Meritano una citazione anche il Parma che se ne è visti fischiare contro ben 5 (solo 2 subiti, però), Consigli dell’Atalanta, che ne ha parati due nella stessa partita (al Cagliari), e il Genoa, con 2 errori su 3, senza interventi del portiere avversario (Jorquera fuori, Borriello sul palo). Cosa c’è all’origine di questa “maledizione”? Qualcuno dice che sia tutta colpa di Maicosuel, che ha fatto arrabbiare il dio del dischetto.